“Canzoni”: Chiara Civello reinventa i grandi classici della musica italiana

BOOKLET_Layout 1“Canzoni” è il titolo del quinto album in studio della cantautrice jazz Chiara Civello che, per la prima volta, si presenta nell’inedita veste di sola interprete di alcuni dei più grandi successi della musica italiana. Con la produzione artistica  di Nicola Conte  e gli arrangiamenti curati da Eumir Deodato (arrangiatore, tra gli altri, di Frank Sinatra, Antonio Carlos Jobim, Björk e Roberta Flack) e suonati dall’Orchestra Sinfonica di Praga, il risultato è subito molto chiaro, “Canzoni” è un disco elegante. Registrato tra Rio de Janeiro, New York e Bari, innovandosi tra le molteplici contaminazioni musicali e i tributi al cinema italiano degli anni ‘60 e ’70, il disco si avvale di una specifica materia prima: si tratta di alcune delle più belle e più note canzoni che hanno fatto la storia della musica leggera italiana senza rinunciare ad una forte rimodulazione di suoni e idee: il Northern Soul si mescola alla Bossa Nova, il Blue Eyed Soul al jazz e al pop internazionale, trovando un ulteriore arricchimento nel prestigioso contributo di special guests di tutto rispetto come Gilberto Gil, Chico Buarque, Ana Carolina e alla jazz star Esperanza Spalding. Chiara Civello ha saputo rimescolare le carte in tavola: ormai nota nel mondo, grazie alla sua particolarissima voce, l’artista ha voluto seguire il concept tematico dell’amore per comporre un lavoro che potesse racchiudere la sua concezione delle musica e, allo stesso tempo, omaggiare le origini del suo background culturale.

Chiara Civello foto di Fabio Lovino

Chiara Civello foto di Fabio Lovino

Leggero, fluido, vellutato e carezzevole “Canzoni” rappresenta, dunque, l’occasione per ritrovare il feeling con  17 brani indimenticabili. Si va dall’intimità rarefatta di “Via con me” a al beat soulful di “Io che non vivo senza te” (duetto con Gilberto Gil), passando per il  passionale ritmo di “Con una rosa” di Vinicio Capossela e “Que me emporta el mundo”. Molto inteso è il duetto con Chico Buarque sulle note di “Io che amo solo te” di Sergio Endrigo mentre sorprendono, e non poco, le scelte di repertorio più recenti: su tutte “Va bene così” di Vasco Rossi, “Incantevole” dei Subsonica e “Mentre tutto scorre” dei Negramaro. Chiara Civello non si pone limiti, la sua voce veleggia dal sussurro suadente al picco sonoro più intenso, giungendo ad una equilibrata armonia dei contrari.

Raffaella Sbrescia

Tracklist:

  • Via con me
  • Io che non vivo senza te (feat. Gilberto Gil)
  • Con una rosa
  •  Que me importa el mundo
  •  Va bene così
  •  Io che amo solo te (feat. Chico Buarque)
  •   Never Never Never (Grande Grande Grande)
  •  Metti una sera a cena
  •  Una sigaretta
  •  Fortissimo
  •  Incantevole
  •  E penso a te (feat. Ana Carolina)
  •  Il mondo
  •  Senza fine
  •  I mulini dei ricordi (feat. Esperanza Spalding)
  •  Mentre tutto scorre
  •  Arrivederci

“Logico” di Cesare Cremonini, un album ad occhi socchiusi

cover album LOGICO (3)Un disco ad occhi socchiusi, questo è “Logico”, il sesto album di inediti di Cesare Cremonini. Sempre più esponente del cantautorato moderno, l’artista bolognese è riuscito a superare l’ostico passaggio generazionale che, all’interno del frammentato contesto musicale italiano, è sempre stato molto complesso. Facendo incetta di quel che in 34 anni di vita è riuscito a capire ed apprendere, Cesare è diventato un uomo, pur sempre affamato di idee. Consapevole dello stretto legame tra la Logica che si nasconde dietro la fase compositiva di un testo o di un brano strumentale, Cremonini ha colto la sostanza del termine derivante dal greco λόγος che indica pensiero, ragionamento, riflessione, razionalità e ne ha fatto il punto cardinale da cui lasciar passare domande, spesso destinare a rimanere senza risposta. Spinto dall’istinto viscerale di far provare qualcosa alla gente, Cesare si è dedicato alla costruzione di un album incentrato sulla scoperta, sul racconto, sulla riflessione. Scartavetrando la patina iniziale, il cantautore prova a portarci per mano nel nucleo di una serie di storie che, una dopo l’altra, compongono il puzzle della vita. Ogni singolo arrangiamento è stato realizzato con cura e con quella lentezza che ancora in pochi riescono a permettersi nell’era del tutto e subito. Forte del contributo di Davide Petrella de Le Strisce in fase di scrittura, Cesare ha voluto aprirsi anche ad altri generi musicali come l’elettronica o la dance, affidandosi alla tecnologia così come alla strumentazione della vecchia scuola. Lontano da vincoli e limiti, “Logico” si presenta come un disco impossibile da catalogare, un’oasi di parole e suoni tutti da ascoltare.

Cesare Cremonini

Cesare Cremonini

Ad inaugurare le tracce dell’album sono i 34 secondi di “Intro blu”: un richiamo apocalittico, ancestrale, primitivo ed inquietante, una camera oscura in cui denudarsi da pregiudizi e preconcetti, il corridoio che dà l’accesso al cuore. “Greygoose” è un divertissement, un marchio di fabbrica, simbolo della personalità ironica e sorniona quale è quella di Cesare Cremonini. Abbiamo già avuto modo di innamorarci perdutamente dell’esuberanza strumentale e semantica di Logico #1”, il manifesto di questo album in cui l’amore abbraccia il punto interrogativo, un punto di domanda sempre più invadente che continua a farsi strada, giorno dopo giorno, tra gli umani del post tutto.

“Ci si trasforma quando si è innamorati e a me fa un po’ paura questa cosa”, ha spiegato Cremonini in conferenza stampa, e, in effetti, è vero: l’amore  plasma l’anima, un dato di fatto che o si accetta o si rifugge. “Io e Anna” scava l’anima di due individui consumati dalla vita. Il testo offre l’occasione per riflettere e rimodulare esigenze e priorità.

A metà strada tra citazionismo filmico ed immaginifica costruzione letteraria “John Wayne” s’ispira all’esperienza cinematografica che ha visto Cremonini al centro de “Il cuore grande delle ragazze”di Pupi Avati. “Nella vita non ci sono red carpet”, canta l’artista bolognese che in “Fare e disfare” mette nero su bianco i desideri di un “solitario mai solo”, di un selvaggio innamorato della musica. “Vecchiare non è intelligente”, scrive Cesare in “Vent’anni per sempre”, una traccia italo-inglese che profuma di avventura e di groove veloce e allegro.

“Un barbone ricco di sogni e di fumo” è il protagonista di “Quando sarò milionario”, il brano che Cesare ha dedicato a suo padre, presente nella sua vita in modo “distante ma coerente”. L’arrangiamento del brano è tra i più complessi del disco, aperture strumentali si aprono alla tradizione cantautorale lasciandosi avvolgere da influenze folk per un risultato fuori dal comune. “Se c’era una volta l’amore (ho dovuto ammazzarlo)” si rifà al libro di Efraim Medina Reyes e, anche in questo caso, affronta antiche paure e debolezze del Cremonini di qualche anno fa. Il tema della separazione tra due persone che si amano crea irrimediabilmente una faglia impossibile da rimarginare ma il tempo si rivela, ancora una volta, il rimedio naturale più efficace per tamponare l’emorragia di dolore. “C’è una ragione per essere, per vivere ma non sappiamo più scegliere, non sappiamo decidere nemmeno cosa difendere e da che”, Cesare Cremonini è nudo, non ci sono barriere, muri o cinte di protezione: domande su domande si susseguono come una scarica di colpi di mitragliatrice, prontamente cicatrizzate dal bellissimo finale strumentale del brano. Visioni, fotografie, frammenti di vita, sentimenti e disillusioni fanno capolino anche tra le parole di “Cuore di cane”: il protagonista è un uomo che finalmente conosce l’amore ma la sua lei è la moglie di un altro. Cuore e cane sono due termini che fanno a cazzotti, che si respingono attraendosi in un coagulo di emotività selvaggia, rude, ribelle. “Logico” di nome e di fatto, il disco si conclude con “Cos’hai nella testa”. La testa, il luogo più indecifrabile e illogico dell’essere umano, il luogo che racchiude la coscienza, che determina il nostro stare al mondo. Note, suoni e colori costruiscono quella che è  la valvola di sfogo dell’album, il manifesto dell’inquietudine umana da prendere con scioglievole leggerezza.

 Raffaella Sbrescia

Le date di “LOGICO TOUR 2014”:

 

28 ottobre                 Mediolanum Forum- Assago (Mi)

31 ottobre                 Rimini-105 Stadium

2 novembre             Conegliano (Tv)- Zoppas Arena

6 novembre             Bologna-Unipol Arena

9 novembre             Bari-Palaflorio

11 novembre           Roma-Palalottomatica

14 novembre           Napoli- Palapartenope

16 novembre           Acireale- Palasport

18 novembre           Perugia-Palaevangelisti

19 novembre           Firenze-MandelaForum

21 novembre           Mantova-Palabam

22 novembre           Torino-Palaolimpico

25 novembre           Trento-Palatrento

27 novembre           Padova-Gran Teatro Geox

Cesare Cremonini

“Oggi chi sono”: la recensione del nuovo singolo del Management del dolore post operatorio

mcmaoOggi chi sono” è il quarto singolo tratto da “McMao”, il secondo lavoro discografico del Management del Dolore Post-Operatorio. La dinamica logico-testuale si cui si incentra il testo di questo brano assume subito una valenza semantica pluri-strutturata su più livelli: l’uomo del nuovo millennio si riscopre voyeur di se stesso, oltre che degli altri. All’interno di un vorticoso meccanismo di autoipnosi, i propri atteggiamenti, infinitamente ripetuti da più generazioni, si rivestono di sfumature che ne intorpidiscono l’essenza. La società dello spettacolo si trasforma nello spettacolo della società, coinvolgimento e distacco si fondono senza soluzione di continuità. “E prima di uscire se mi guardi in tutta fretta scoprirai che sul mio volto c’è attaccata un’etichetta”, scrivono e cantano con spietata lucidità i ragazzi del Management del Dolore Post-Operatorio.

Un'immagine tratta dal videoclip "Oggi chi sono"

Un’immagine tratta dal videoclip “Oggi chi sono”

Luca Romagnoli e soci riversano nel testo l’amara attualità del nostro oggi: “E se mi vuoi davvero presto io sarò il tuo sogno. Chiudi gli occhi gentiluomo e metti mano al portafoglio, Io non credo nei rapporti non credo nei sentimenti. A me piacciono i contanti, conto solo sui contanti. E siccome sono solo quello che ho addosso oggi chi sono? E cosa indosso? Oddio!”. Disillusione, arrivismo e materialismo si accompagnano al videoclip girato da Fabio Gargano che, attraverso un’esplicita serie di sequenze visive, offre i preliminari del sesso sull’altare sacrificale dello spettacolarismo contemporaneo. Negando le barriere tra il guardare e l’essere guardati, la stessa scena, vista da diversi punti di vista, perde qualsiasi grado di differenziazione interpretativa trascendendo, in questo modo, il labile confine tra immaginazione e realtà. A sancire la chiara dipendenza dal filtro digitale è una delle scene finali del videoclip in cui il pubblico riprende quello che avviene con il proprio smartphone mantenendosi distaccato ed insensibile a tutto quello che lo circonda. In sintesi, la rappresentazione di un’umanità che non sa più emozionarsi.

Raffaella Sbrescia

“Odiare”, il nuovo singolo di Syria è tutto da ballare

syria-odiare-piccolo (2)Pubblicato lo scorso 29 aprile, “Odiare” è il nuovo singolo di Cecilia Cipressi, in arte Syria. Il brano precede il nuovo disco di inediti dell’artista, in uscita a fine maggio. Syria, da sempre dotata di un innato sperimentalismo musicale, è riuscita ancora una volta stupire il pubblico facendosi interprete di un brano scritto per lei da Max Pezzali, curato da Fortunato Zampaglione e Francesco De Benedittis, sotto il profilo musicale, e realizzato da Fish, riconosciuto come uno dei produttori più noti in Italia. Suoni, mani, menti e voci, molto diverse tra loro, si sono congiunte in un unico progetto che, seppur incentrato su una tematica universale quale è l’odio d’amore, profuma di nuovo grazie al trascinante groove dettato dall’impronta dubstep che caratterizza l’arrangiamento del brano.

La canzone, così come accennato in precedenza, descrive il momento subito successivo alla fine di una storia, la protagonista si ritrova a sbirciare tra le foto dell’ex in piena notte e, prendendo spunto da consuetudini sociali ormai consolidate, concentra le proprie attenzioni su quelle foto che racchiudono il mondo e le insicurezze delle persone. Tra “pose allegre false” e “pose false colte”, il suo lui si rivela un inguaribile bugiardo. Piuttosto che riconoscere il proprio errore di valutazione ed il conseguente fallimento, dettato da un investimento emotivo fin troppo grande, Syria canta l’odio. Un odio che cela le vampate di dolore, il tormento dei pensieri, la consapevolezza di aver sbagliato a fidarsi. Il successo del brano è dato da una ritmica coinvolgente che, lontanissima dalle solite ballad strappalacrime, prova a costruire un primo tassello dell’armatura che ogni giorno ci occorre per lottare con le mani e con i denti.

Raffaella Sbrescia

Annalisa Scarrone, la recensione di “Sento solo il presente”

Annalisa-Sento-Solo-Il-Presente“Sento Solo Il Presente” è il primo tassello del nuovo progetto musicale di Annalisa Scarrone. Il singolo, disponibile da oggi, lunedì 5 maggio 2014, in rotazione radiofonica e in vendita su iTunes, è stato scritto da Francesco Silvestre dei Modà, che avrà un ruolo centrale nel prossimo album di Annalisa. Voce cristallina e forte personalità sono i tratti che hanno forgiato l’immagine artistica della Scarrone che, nonostante una più chiara propensione al cantautorato, si è lasciata coinvolgere gioiosamente in un progetto che vedrà l’intera produzione artistica affidata a Kekko e a Kikko Palmosi, storico produttore dei Modà. Il disco avrà come obiettivo quello di creare un vestito musicale in grado di evidenziare la freschezza e l’ampia estensione della fresca vocalità di Annalisa.

Accompagnato da un lyric video che sfrutta le applicazioni di Line, un servizio di messaggistica istantanea e che si avvale di contenuti scritti da utenti appartenenti ad una community, il singolo assume subito una forte connotazione moderna, abbinando un testo giovane ad una serie di elementi decisamente in linea con usi e costumi dei nativi digitali. Dal punto di vista strumentale “Sento solo il presente” è costruito su un arrangiamento che richiama da vicino la tradizione della musica leggera italiana, senza tuttavia rinunciare ad una sofisticata parentesi creata dagli archi.

Molteplici sono le similitudini e le visioni immaginifiche di cui Annalisa si fa interprete in un saliscendi sonoro sempre gradevole ed immediato: “Trasformami in bolla per farmi toccare una stella. Soffia piano e regalami un giro di luna senza che se ne accorga. Legami a un raggio di sole, regalalo al vento e di ogni mio sorriso cattura l’essenza e poi donala al mondo. Niente muore, tutto vive quando sono con te e non cerco più niente tranne la certezza che tu sei qui con me, tu sei qui con me, tu sei qui con me sempre”: il testo si muove a metà strada tra favola e sogno, il brano si districa in un dialogo veloce e desideroso di azioni e dimostrazioni: trasformami, soffia, legami, donala. Ogni verbo costruisce il segmento di una storia che, seppur non originale, racconta un sentimento eterno, ma mai banale, quale è l’amore.

Raffaella Sbrescia

Video: “Sento solo il presente”

 

Pausilypon, tutto sulla VI edizione di “Suggestioni all’Imbrunire”

Suggestioni all’imbrunire

Giunge alla VI edizione “Pausilypon Suggestioni all’imbrunire” la rassegna artistica ideata e curata dal Centro Studi Interdisciplinari Gaiola Onlus con la collaborazione della Soprintendenza Archeologica di Napoli ed il Patrocinio di Regione Campania e Assessorato alla Cultura del Comune di Napoli. Una vera e propria opera di mecenatismo ambientata in una location unica nel mondo quale è il Parco Archeologico del Pausilypon, finalizzata all’incontro tra archeologia, natura, musica e teatro. «Nell’anno del bimillenario dalla morte di Augusto, spiega il responsabile della Soprintendenza del Pausylipon G. Vecchio, “Suggestioni all’Imbrunire” si arricchisce di un nuovo e più profondo significato, diventando rassegna stabile all’interno di un contesto incantato».

Ad introdurre il nuovo cartellone, in una dettagliata conferenza stampa tenutasi questa mattina presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, M. Simeone ha ripercorso i progressi e le numerose iniziative che hanno portato al pieno recupero di un’ area ambientale ed archeologica di assoluta importanza: «Nell’arco di 10 anni abbiamo impiegato risorse, competenze ed energie per ridare lustro a questo importante sito archeologico. Ora, grazie alla direzione artistica di Stefano Scognamiglio e Francesco Capriello, il centro studi Pausilypon diventa ancora più interdisciplinare. Naturalmente, anche per questa edizione, rimane invariata la scelta di “non invasività” del luogo, non ci saranno allestimenti scenici, elettronici ed infrastrutturali che potranno in qualunque modo alterare il fascino naturale del sito archeologico. Gli artisti che hanno accettato questa nostra scelta, si esibiranno sfruttando le già perfette condizioni di luce e di acustica del sito, nel totale rispetto di uno dei luoghi più belli del nostro pianeta. Questo per dimostrare che la rassegna si adatta al sito e non il contrario! Un doveroso ringraziamento, aggiunge Simeone, va al nostro main sponsor Cupiello che, in funzione dell’amore per l’arte, ci consente di reinvestire i proventi della rassegna in progetti di ricerca, recupero e valorizzazione del sito. Il progetto in corso riguarda il “CALIDARIUM” del Pausylipon, scoperto nel 1913 da R.T Gunther e mira alla restituzione del sito alla cittadinanza».

Presente alla conferenza anche Stefano Scognamiglio, direttore artistico della sezione teatrale della rassegna: «Il progetto parte dal territorio e costituisce una lente di ingrandimento su una realtà che non è figlia di alcuna parte politica e che, anzi, è il frutto di sacrifici di persone che intendono mettersi al servizio della città. Dopo cinque edizioni, questa rassegna sta cominciando ad attirare pubblico e, francamente, credo ci siano tutti i presupposti affinchè essa possa diventare un evento di rilevanza internazionale. Vorrei inoltre sottolineare che la nostra realtà è aperta ad altre istituzioni sul territorio, dal prossimo anno lavoreremo in sinergia con il Palazzo delle Arti di Napoli perché crediamo che i vasi comunicanti, specialmente nel nostro ambito, possano creare grandi cose.  Tornando, invece, a “Suggestioni all’imbrunire”, crediamo che lavorare per sottrazione, nell’allestimento scenico degli eventi in programma, ci possa far ottenere un risultato migliore. Ricordo, infine, che ogni appuntamento sarà preceduto da una visita guidata al sito che accompagnerà gli ospiti in un crescendo di suggestioni, dall’imponente Grotta di Seiano fino all’incontro con gli artisti presso l’area dei teatri. Alla fine di ogni spettacolo sarà offerto un piccolo rinfresco di qualità ed una degustazione di vini delle eccellenze enologiche campane».

Suggestioni all'imbrunire

Suggestioni all’imbrunire

A seguire l’intervento di Francesco Capriello, responsabile della sezione musicale della rassegna: « Ad inaugurare il cartellone sarà il pianista Ivano Leva con un piano solo, arricchito da improvvisazioni su svariate tematiche. Il 17 maggio sarà la volta dell’ensemble acustico La Mescla, che ci porterà al centro di un viaggio mediterraneo, tema che ricorrerà anche nella perfomance di Alana Sinkëy in “Minha Terra”. Altri spunti interessanti saranno offerti dall’Orchestra acustica del Pausylipon Afrocubatà: musicisti di età compresa tra i 18 ed i 37 anni ci coinvolgeranno in una sfida compositiva e strumentale molto interessante».

A promuovere la rassegna, che avrà luogo da 10 maggio al 15 giugno, sarà il marchio Cupiello, la cultura del gusto”, rappresentato in conferenza stampa dal dottor Alfio Schiatti: «Questa iniziativa rispecchia i valori su cui lavora, da anni, la famiglia Simeoli: cultura, sostenibilità, concretezza e visione internazionale».

Sulla stessa linea d’onda Emilio Scano per l’Associazione Ager Campanus che curerà, quest’anno, la selezione delle cantine: «Abbiamo accettato di buon grado la proposta artistica e culturale che ci è stata offerta e, a modo nostro, abbiamo agito nel rispetto dello spirito con cui la rassegna è stata ideata. Ogni spettacolo vedrà la partecipazione di una cantina del territorio campano con delle degustazioni pensate ad hoc».

Ivano Leva

Ivano Leva

 L’intervista a Ivano Leva:

 Protagonista della serata di apertura il prossimo 10 maggio sarà il pianista Ivano Leva in “Piano Solo”, un’esibizione in cui il musicista attingerà alla sua grande esperienza ed inventiva presentando una performance totalmente improvvisata. Abbiamo chiesto maggiori dettagli all’artista, presente in conferenza stampa.

Che tipo di live proporrà il prossimo 10 maggio?

Pur provenendo da una formazione classica, contestualmente, mi dedico anche alla forma espressiva propria dell’improvvisazione, si tratta di qualcosa che mi ricongiunge  alla mia indole. Sento, infatti, che l’improvvisazione faccia parte di tutta la mia storia. Fin da bambino, quando mi regalavano i giocattoli la prima cosa che facevo era smontarli e rimontarli a mio piacimento. Per quanto riguarda il concerto farò delle improvvisazioni sfruttando dei materiali tematici già noti, non per un discorso di facile presa, ma solo come pretesto per attuare il giro di colori che prediligo. Tra le varie personalità multiple che convivono nella mia persona, ce n’è una dedita alla scrittura, un’altra dedita all’improvvisazione. Non si tratta di una prima, anzi, ho tenuto uno spettacolo simile qualche mese e fa parte di progetto che porto avanti per mostrare la mia quotidianità, in sintesi, il messaggio è: Vi apro le porte della mia stanza, accomodatevi ed ascoltate”.

Ci sono dei progetti paralleli in corso?

Certo, mi sto dedicando a progetti jazzistici e non. Tra le altre cose mi sto occupando di un progetto che fa capo al batterista Leonardo De Lorenzo, senza tralasciare la partecipazione a svariati Festival e allo spettacolo teatrale di Enzo De Caro, improntato sulla biografia di Chet Baker, intitolato “Chet c’è”. Di recente ho collaborato anche con Antonio Onorato in un altro progetto dal vivo.

 Per quanto riguarda l’aspetto compositivo, è in fase di scrittura?

Naturalmente ho dei dischi miei, comprensivi di brani originali composti da me e ne sto maturando altri. Visto che non ho ne necessità commerciali ne una produzione alle spalle che mi obbliga ad avere tempi di realizzazione per vendere, mi prendo delle pause tra un disco e l’alto, anche pluriennali. Il tutto mi serve per raccontare delle cose piuttosto che altre…quello che sto scrivendo adesso è un disco  per orchestra e pianoforte e non credo che lo realizzerò prima della seconda metà di quest’anno se non per l’anno prossimo.

Prevendite: www.etes.it

Ingresso con visita guidata dalle 17,30 alle 18,20 – ingresso solo spettacoli dalle 18.20 alle 18,40, (contributo 15,00 euro).

Info 0812403235 info@gaiola.org www.gaiola.org - www.suggestioniallimbrunire.org

Raffaella Sbrescia

Video: “Pausilypon Suggestioni all’imbrunire”

“Corso Trieste”, il nuovo singolo de I Cani. La recensione

i caniE’ on line, da oggi 5 maggio, il videoclip ufficiale di “Corso Trieste”, il singolo del progetto musicale del cantautore romano Niccolò Contessa, denominato I Cani. Il brano è  tratto dall’album “Glamour” mentre il Il video, girato da Tim Small, giornalista e film-maker milanese, è ambientato nel lunapark dell’Idroscalo di Novegro, alle porte di Milano Sud e presenta volti a confronto in un contesto che, seppur giocoso, assume una connotazione malinconicamente isolante.

Volti, corpi ed espressioni non verbali si affiancano al movimento frenetico di giostre ed attrazioni che paiono assumere vita propria mentre, nel frattempo, scorrono incisive e trascinanti le chitarre dei Gazebo Penguins. “Padri stanchi tornano a casa dal lavoro in moto. È quasi buio soltanto luci verdi e rosse ed arancioni e gialle e sotto gli alberi non fanno luce neanche quelle”, questa l’introduzione narrativa di una resa dei conti realistica ed efficace che raggiunge un significativo crescendo con i versi dedicati ad una delle immagini più ricorrenti nel quotidiano comune: “Ho 15 anni e con le mani in tasca sto tornando a casa anch’io e in faccia ho freddo mentre sotto alla mia giacca sudo e ho un groppo in gola ma non so perché, adesso non ricordo più perché”: paura, ansia, preoccupazione, pesantezza d’animo in un attimo possono svilire la vita o dileguarsi senza un preciso motivo gettando l’animo in un particolare stato confusionale che molto spesso è il fedele compagno di una vita alla ricerca di una prospettiva. “Ricordo solo che avevo la stessa faccia da cazzo dei pischelli che ora vedo in giro da vero duro con problemi seri, Ti giuro è l’unica, davvero l’unica l’unica vera nostalgia che ho…”, l’unica vera nostalgia che ho: una frase ripetuta a più riprese, in grado di insinuarsi nella mente martellandola fino alla completa metabolizzazione di suoni e parole dedicate ad una giovinezza ormai lontana.

Raffaella Sbrescia

Tour estivo:

  • 12/06/14 BOLOGNA BIOGRAFILM FESTIVAL PARCO DEL CAVATICCIO Ingresso Gratuito
  • 13/06/14 DESIO (MB) PARCO TITTONI
  • 14/06/14 CARNAGO (VA) BISBOCCIA FEST Ingresso Gratuito
  • 11/07/14 BRESCIA CRAZY COW FEST Ingresso Gratuito
  • 12/07/14 AREZZO MENGO MUSIC FEST Ingresso Gratuito
  • 13/07/14 COMUNANZA (AP) MAZZUMAJA Ingresso Gratuito
  • 18/07/14 GENOVA GOA BOA FESTIVAL Prev. www.mailticket.it | www.bookingshow.it
  • 24/07/14 PADOVA RADAR FESTIVAL Prevendite TBA
  • 02/08/14 ZUNGOLI (AV) Z.I.F. ZUNGOLI IN FESTIVAL Prevendite TBA
  • 08/08/14 ROCCA D’ASPIDE (SA) LE NOTTI DELL’ASPIDE Ingresso Gratuito
  • 10/08/14 ATTIGLIANO (TR) SAN LORENZO GIOVANI Ingresso Gratuito

Video: “Corso Trieste”

Maggio della Musica: Javier Girotto e l’Atem Saxfon Quartet incantano Napoli

Javier Girotto

Javier Girotto

Si è tenuto lo scorso 3 maggio, presso la Veranda Neoclassica di Villa Pignatelli a Napoli, nell’ ambito della rassegna di concerti organizzati dall’Associazione culturale Maggio della Musica, il concerto del maestro argentino Javier Girotto (sax soprano, sax baritono, flauti andini), accompagnato dall’Atem Saxfon Quartet composto da David Brutti (sax soprano), Matteo Villa (sax contralto), Davide Bartelucci (sax tenore) e Massimo Valentini (sax baritono). Incentrato sull’eccellenza e sulla qualità del dettaglio, il concerto, durato circa un’ora e mezza, ha rappresentato una preziosa occasione di conoscenza artistica e culturale; un viaggio sonoro pregno di contaminazioni e virtuosismi strumentali estremamente suggestivi. In scaletta brani tratti dai due lavori discografici che Girotto ha realizzato insieme al quartetto di sassofoni: « Tutto è nato durante un periodo in cui stavo scrivendo musica per sassofono, avevo intenzione di girare il mondo con vari quartetti ma poi ho scelto l’Atem Saxfon Quartet per una collaborazione più stabile e da lì è nato tutto. Il primo disco “Suix” l’ho arrangiato tutto io mentre il secondo, intitolato “Araucanos”, l’ha arrangiato il baritono Massimo Valentini, sempre su brani miei originali», ha poi spiegato Girotto che, grazie alle sue brillanti intuizioni compositive, è riuscito ad integrare la passione e la tradizione argentina all’interno dei più introversi meccanismi jazz per un risultato stilistico unico e coinvolgente.

Atem Saxfon Quartet

Atem Saxfon Quartet

In apertura quattro brani di fila: in primis “La poesia”, il battito teso e concentrato dell’intro, trova subito un approccio empatico ed immediato, il tempo è incessante fino ad un intenso crescendo lirico, in cui ciascun musicista riesce a sedimentare il proprio suono in un unico interstizio emotivo, richiuso da un assolo del maestro Girotto, dal sapore malinconicamente crepuscolare. A seguire “Il senso della vita”: il ritmo è subito incalzante, corpi, suoni e strumenti veleggiano spediti verso un altrove guidato dal fascino ipnotico del flauto andino di Girotto: un richiamo magico ed ancestrale. Sulla stessa linea d’onda è la scia introduttiva di “Nahuel” (che nella lingua indigena della Patagonia significa puma), il flauto è il vero protagonista di una leggenda che si districa tra velocissimi ed impressionanti dialoghi tra tocchi e respiri. Il quarto brano, eseguito di fila, è “Morronga la Milonga”: la concreta realizzazione dell’incontro tra tango e jazz. Un brano di indiscutibile fascino, dettato da un’impressionante carica strumentale ed emotiva: lo spettacolo nello spettacolo.

Javier Girotto & Atem Saxfon Quartet

Javier Girotto & Atem Saxfon Quartet

Dopo la prima parentesi parlata di Girotto, dedicata alle presentazioni di rito, si ritorna all’ascolto ed è la volta di “Suix”, un brano composto al pc e completamente riarrangiato dall’Atem Saxfon Quartet con un pregevole bilanciamento tecnico, finalizzato alla valorizzazione delle ineccepibili capacità tecniche ed espressive di ciascuno dei musicisti coinvolti. “Che querido “Che” è una composizione solenne, ispirata ad un leggendario personaggio che, ancora oggi, è un’icona universale. «La mia ricerca stilistica nel tempo è cambiata… Tanti anni fa mi dedicavo sicuramente molto al jazz, poi pian piano sono tornato un po’ alle mie origini cercando di contaminare il jazz con le sonorità che richiamano l’atmosfera e lo spirito tipico della musica argentina», ha raccontato Javier Girotto, dopo il concerto. Uno dei brani che risponde al meglio a questi intenti è “Araucanos”: un’introduzione epica si allaccia ad un accompagnamento lieve e delicato fino all’ultimo respiro. Molto sfizioso e divertente l’aneddoto legato alla rivalità calcistica tra Argentina e Brasile, rimarcato dal brano “Maradona è meglie ‘e Pele”, irresistibili e goderecci latinismi strumentali ammorbidiscono tensioni e pensieri. In conclusione “La luna”, la composizione ispirata ad una delle poesie di Jorge Luis Borges: un vortice strumentale, dapprima incessantemente incandescente, poi più pacato e soffuso, costruisce una parabola emotiva di indiscutibile impatto.

Interprete di note e sogni, Girotto si conferma ancora una volta un virtuoso della contaminazione musicale: «Proprio insieme a Michele Campanella, direttore artistico del Maggio della Musica a Napoli ed autorevole virtuoso della musica classica, sto lavorando ad un disco su brani del repertorio di Maurice Ravel per un lavoro ricco di contaminazioni stilistiche», la promessa di un nuovo viaggio fatto di sogni.

Raffaella Sbrescia

“Storie”, la svolta dei Velvet. La recensione dell’album

storiePubblicato lo scorso 4 Marzo 2014, “Storie” è il nuovo disco dei Velvet. Pierluigi Ferrantini (voce e chitarra), Alessandro Sgreccia (chitarra), Pierfrancesco Bazzoffi (basso), Giancarlo Cornetta (batteria) lasciano convergere i frutti maturati dopo 15 anni di carriera artistica in un progetto studiato nei dettagli e molto ben arrangiato. Definito il disco della maturità o della cosiddetta consacrazione, “Storie”, giunge dopo una lunga gestazione, durata quasi 5 anni, in cui ciascuno dei Velvet ha lavorato a progetti anche molto diversi tra loro. Il risultato è quanto meno multi sfaccettato. Sarebbe ingiusto inquadrare “Storie” sotto un’unica etichetta musicale, questo album, composto da 10 tracce, presenta un sound molto complesso che alterna momenti acustici ad elaborate sessioni di elettronica, senza tralasciare gli evidenti richiami al british pop.

Velvet

Velvet

Il disco si apre con “Una vita diversa”, il brano vanta la collaborazione di Federico Dragogna de I Ministri e s’incentra su un’idea di vita possibilista. Segue il nuovo singolo intitolato “Scrivimi quello che fai”: la delicata dolcezza dell’eccellente tromba di Fabrizio Bosso, pervade, in lungo e in largo, le parole di un brano intimo e raffinato. A seguire c’è “La Razionalità”,  il brano, già inserito nell’ omonimo EP “La Razionalità”, uscito ad Aprile 2013, è stato scritto da Alberto Bianco e presenta uno tra gli arrangiamenti più interessanti ed eterogenei del disco. Un’affannosa ricerca a ritroso è il tema centrale di “Cento corpi” mentre ci si barcamena tra tempo che non passa e tempo che non basta ne “I perdenti e gli eroi”.  La titletrack “Storie”, caratterizzata da una bella ritmica scandita da  chitarre fuzz, intercetta una buona risoluzione strumentale tra tradizione ed innovazione, portando avanti un discorso creativo da approfondire. “Meglio un’anarchia di intelligenti che una democrazia di stupidi”, cita la frase chiave di “Evoluzione” sottolineando il concetto che “ogni evoluzione parte da un giorno normale”. La chiusura del disco è affidata a “Goldfinger”, cover degli irlandesi Ash, registrata live durante le sessions di incisione del disco che, a 5 anni dall’album intitolato “Nella lista delle vostre cattive abitudini” sancisce il risultato di una ricerca musicale che i Velvet non hanno mai tralasciato e che, tuttavia, ancora sorprende.

Raffaella Sbrescia

Video: “Scrivimi quello che fai”

“Highway to Hell”: Panini Comics & Italian job presentano una storia horror

Highway to Hell-Panini Comics

Highway to Hell-Panini Comics

Si è tenuta alle 12.00 di questa mattina, presso la Sala Metropolis del Napoli Comicon, il salone internazionale del Fumetto, la presentazione di “Highway to Hell”, il nuovissimo progetto a fumetti, promosso da Panini Comics, e nato dalla collaborazione tra il creative tank romano Italian Job Studio e Davide “Boosta” Dileo, scrittore, conduttore televisivo e membro fondatore dei Subsonica. Presenti all’incontro tutti coloro che hanno preso parte al progetto, nato due anni e mezzo fa, ispirato ad un racconto inedito di Dileo intitolato “Il Tramontatore”: Riccardo Burchielli, Giuseppe Camuncoli, Stefano Caselli, Francesco Mattina, Diego Malara che, insieme allo sceneggiatore americano Victor Gischler, hanno dato vita ad una storia nera, un viaggio, un thriller, un horror, un thorror.

Highway to Hell-Panini Comics

Highway to Hell-Panini Comics

La creatività italiana incontra le cittadine dell’East Cost statunitense: crocicchi, sfasciacarrozze, fessure e spioncini sono le tappe di una storia che puzza di benzina e carcasse. “Anche un viaggio di mille miglia inizia con un primo passo”. Questa l’entusiastica citazione di Lao Tzu che Marco M. Lupoi, Publishing and Licensing Director del gruppo Panini,ha voluto fare per sintetizzare il lungo cammino che quest’opera avrà davanti a sé.

Highway to Hell-Panini Comics

Highway to Hell-Panini Comics

L’indiano Jayesh Michandani e l’irlandese Isaac Brew sono i due detective che proveranno a cercare il pericoloso serial killer mascherato Dasker, lungo la leggendaria Route 5. Il lavoro si ispira alla grande tradizione americana, è scritto in italiano ma la lingua madre è l’inglese, quella del nostro immaginario, quella dei film intrisi di sangue, budella e musical heavy metal. La serie, di cui il primo numero avrà 48 pagine  (32 di fumetto più contenuti extra), avrà un costo compreso tra i 3 euro ed i 3 euro e 50, vedrà un debutto internazionale, tra le altre tappe spunta quella del Messico, e si sta muovendo lungo un binario artistico parallelo a quello della serie “True Detective”. Insomma ne vedremmo delle “belle” e ci sarà ben poco da ridere.

Raffaella Sbrescia

 

 

 

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