Intervista ai Moseek: “La nostra musica è un imperdibile show”

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Moseek

I Moseek sono una band nata nel 2010 composta da Elisa Pucci (voce, chitarra e autrice), Fabio Brignone (basso, synth e cori) e Davide Malvi (batteria e sequencer). Il genere della band si muove tra rock ed elettronica finalizzato al pieno coinvolgimento del pubblico in un vero e proprio show.  Nel loro percorso artistico i Moseek hanno toccato in lungo e largo l’Italia, partecipato a numerosi festival condividendo il palco con tantissime band tra cui “I Ministri”, “Tre Allegri Ragazzi Morti”, “Linea 77”, “Giuliano Palma & The Bluebeaters”, “Bud Spencer Blues Explosion”, “Perturbazione” e molti altri.  “Leaf” è il titolo del loro disco d’esordio,  abbiamo raggiunto Elisa Pucci al telefono per farcelo raccontare ma anche per sapere qualcosa in più sulla fase di gestazione del prossimo lavoro discografico di un gruppo che ha molto da dire.

Quali sono stati i passaggi che hanno forgiato l’identità artistica dei Moseek?

Il passaggio più importante è stato sicuramente il tour che abbiamo fatto in Inghilterra nel 2012. Lì abbiamo ascoltato tanta  musica nuova, che è stata per noi fonte di tanta ispirazione, sia per quanto riguarda l’aspetto musicale che per la concezione di organizzazione di un concerto. Inoltre abbiamo incontrato tanti musicisti, con tanta esperienza alle spalle, e questo ci ha offerto l’occasione di apprendere davvero molte cose.

Ci parli della cifra stilistica e dei temi che affrontate in “Leaf”?

In questo disco affrontiamo temi piuttosto vari. C’è molta autoanalisi, ci poniamo molte domande su come si affronta la vita ma queste canzoni rappresentano anche un modo per stemperare vicende sia brutte che belle che abbiamo vissuto. I testi sono autobiografici, l’amore è tra i  temi più affrontati nel disco mentre l’altra grande protagonista è la Chiesa; ci siamo posti un vero e proprio interrogativo su quello che essa oggi rappresenta.

Come hai lavorato alla scrittura dei testi e quali sono i sono stati i vostri punti di riferimento?

In genere scrivo sempre in maniera molto spontanea e spesso le situazioni che vivo mi portano a scrivere molto velocemente. Per esempio “Pills”, in cui parlo di come mandare giù un boccone amaro, è stata scritta proprio in 5 minuti, sia per quanto riguarda il testo che la musica in sala di registrazione. L’approccio alla scrittura è, quindi, molto diretto.

La scelta della lingua inglese si rifà ad un motivo specifico?

Si tratta semplicemente di un’attitudine. Fin da quando ero piccola ascolto musica in inglese quindi non si tratta di una scelta a priori.

copertina Leaf (2)“Bocconi da mandar giù in “Pills”, sentimenti soppressi in “Something to Dig”…c’è qualcosa di inespresso in questo album?

Essendo un disco concepito nel 2012, ho cercato di metterci dentro quello che è successo in quel periodo, proprio per questo motivo, però, “Leaf” non rappresenta appieno quello che suoniamo adesso, quindi la parte inespressa del disco è più relativa alla parte musicale piuttosto che quella testuale dei Moseek.

Nell’ambito live che tipo di concerto è il vostro?

Concepiamo il concerto come un vero e proprio show, cerchiamo di portare avanti l’idea di uno spettacolo, abbiamo scenografia e luci mirate ad enfatizzare momento per momento ogni brano.Per queste ragioni anche i pezzi sono concepiti per la dimensione live, il nostro obiettivo è stabilire una maggiore connessione con il pubblico, cerchiamo di colpire le persone non solo dal punto di vista musicale ma anche visivo quindi è molto importante avere un impatto a 360 gradi; questa è una cosa che ci diverte fare.

Qual è il vostro habitat naturale?

Qualsiasi palco per noi è degno di nota, qualsiasi tipo di occasione per noi è l’ideale, non ce n’è una che disdegniamo o che preferiamo. Ogni palco, dove c’è pubblico, fa il suo.

Quali saranno i prossimi passi del vostro percorso artistico?

Stiamo mettendo giù le altre date del tour e poi stiamo lavorando alla pre-produzione del nuovo album perché  il disco che è uscito lo scorso gennaio appartiene al 2012 e ha vissuto la fusione di due autoproduzioni che avevamo fatto in precedenza, per cui abbiamo molto materiale nuovo che vogliamo assolutamente mettere su disco!

Raffaella Sbrescia

Si ringraziano Elisa Pucci e Marialuisa Simbula per Safe & Sound Ufficio Stampa

Video: “Steal-Show”

Camp di Scrittura creativa 2014: tutte le novità

Roberto Mancinelli Ph Niko Giovanni Coniglio

Roberto Mancinelli Ph Niko Giovanni Coniglio

Si terrà fino al 17 maggio il Camp di Scrittura creativa 2014 targato Sony/ATV. L’iniziativa, della durata di una settimana, riunirà i migliori talenti del parco autori di Sony/Atv nello studio di registrazione “Angelo Studio” di Ron, a Garlasco, in provincia di Pavia, al fine di permettere a ciascun  autore di portare sempre più in alto l’asticella della creatività, che si esalta quando i talenti si mischiano e si influenzano a vicenda.

Gli autori selezionati sono: Mario Cianchi (fra gli altri autore di Valerio Scanu), Antonio Filippelli ( fra le altre cose bassista dei Vanilla Sky e appena uscito con i Loren, Alessandra Flora (compositrice di alcuni successi di Gianni Morandi, Noemi e Nina Zilli), Claudia Franchini (nota al pubblico in coppia con Luca Serpenti), Ermal Meta (fra gli altri autore di alcuni brani dell’ultimo album di Marco Mengoni, Giusy Ferreri..), Piero Romitelli (autore tra gli altri di Marco Mengoni e del gruppo Dear Jack di Amici 2014), Virginio Simonelli artista e co-autore dei singoli “Limpido”  e “Dove resto solo io” di Laura Pausini) e Vicio (bassista dei Subsonica).

Molto entusiasta dell’edizione di quest’anno è Roberto Mancinelli, A&R Creative Director di Sony/ATV Italia: “Il camp di scrittura è  sempre uno dei momenti più importanti dell’anno. In una settimana il mix di talenti,  personalità artistiche e stili di scrittura ha il tempo di fermentare e restituire risultati impensabili – dichiara Roberto Mancinelli – E’ inoltre una bellissima occasione umano-artistica che nel nostro lavoro troppo spesso manca. La storia della canzone, d’altra parte dimostra che i più grandi capolavori son nati da spontanee collaborazioni”.

Ospite della giornata finale, prevista per il 17 maggio, sarà Francesca Michielin.

Rita Pavone in concerto a Napoli: the “small wonder” is back

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Rita Pavone

“Small wonder” ovvero piccolo portento. Lei è l’inimitabile Rita Pavone. L’artista è tornata a Napoli lo scorso 13 maggio in occasione del concerto che si è svolto presso il Teatro Augusteo. Un live della durata di due ore e mezza, senza intervalli, animato dalla travolgente carica di Rita e dall’ottima musica della band guidata da Enrico Cremonesi, che l’ha accompagnata lungo un viaggio pieno di ricordi ma anche, e soprattutto, di nuove cose. Visibilmente emozionata e carica di autentica gratitudine verso un affezionatissimo ed entusiasta pubblico, Rita Pavone si è lasciata trasportare dallo sconfinato amore per la musica coinvolgendo giovani e meno giovani in un magico e mutuo scambio di energia. Ad inaugurare il concerto un video introduttivo con immagini inedite e di repertorio sulle note di “Ripartirò da me”, seguito da “All nite long”. Entrambe le canzoni sono tratte da “Masters”, l’album che Rita Pavone ha pubblicato nei mesi scorsi, in cui l’artista ha racchiuso gran parte dei brani che più ha amato durante la sua fanciullezza. La Pavone ha dimostrato di amare molto i brani di questo disco perché ognuno di essi rappresenta un ricordo speciale, un passo della propria crescita, il ramo di un ceppo di radici da cui è impossibile sradicarsi. L’aspetto più sorprendente dell’esibizione di Rita è il suo modo totalizzante di cantare, il suo sorriso sereno, la felicità, e la conseguente energia, che traspaiono da ogni singolo movimento sul palco. Rita è felice anche quando legge la scaletta ed introduce un brano, è felice quando il pubblico le dedica almeno 5 standing ovation, è felice quando sul palco, con lei, ci sono amici come Leopoldo Mastelloni, per duettare sulle note de “La vie en rose“, Enzo Gragnaniello con cui Rita ha omaggiato l’indimenticabile Mia Martini cantando “Donna”. «Mia, ovunque tu sia, ricordati che ci manchi e che ti vogliamo bene», ha sottolineato la Pavone che, per l’occasione, si è anche messa alla prova con una splendida versione acustica  di “Maruzzella”, accompagnata dalla chitarra “sensuale, arrabbiata, triste, nostalgica” di Fausto Mesolella, con cui la cantante ha anche interpretato il brano di Bob Dylan intitolato “I’ll Be Your Baby Tonight “, e da Raiz.

Rita Pavone

Rita Pavone

Il live di Rita Pavone vuole essere tutto fuorchè nostalgico, è lei stessa a dire: “Faccio tanti salti indietro ma non sono salti di nostalgia, ho i piedi ben saldi per terra e amo quello che faccio”. La scaletta è, infatti, molto varia; si passa da “Mi vendo” di Renato Zero a “Per tutta la vita”, passando per il super pezzo rock “I want you with me” e “Non è facile avere 18 anni” fino all’apprezzatissimo medley comprensivo di “Che m’importa del mondo”, “Alla mia età”, Come te non c’è nessuno” e “La partita di pallone”, il tutto ampiamente rivisitato senza perdere lo smalto della versione originale. “Quando una canzone ha una sua melodia non ci sono anni che tengano”, spiega Rita, introducendo “Where is the one”. Questo è proprio il caso delle sue canzoni che, come quelle di altri grandi interpreti, riescono a sedimentarsi nell’animo di un popolo, resistendo al tempo e ai relativi cambiamenti. Sentimenti eterni, come quello dell’amore, si rivestono di nuova luce, di nuovo fascino, riacquisendo una valenza preziosamente speciale. Il concerto prosegue, Rita lascia la giacca paiettata per una più classica giacca nera senza, tuttavia, rinunciare ad una spavalda coda di cavallo. “Se potessi amarti ancora”, “Ma lei è lei”, What’s a matter”, “Questo nostro amore”, “Un buffo dettaglio”, e una strepitosa versione di “Proud Mary”, hanno costituito le tappe musicali della seconda parte del concerto, che si è conclusa con il medley composto da “Il ballo del mattone”, “Amore twist” e “Datemi un martello”.

Molto ampia è stata, invece, la parentesi che l’artista piemontese ha dedicato al periodo della sua carriera in cui interpretò Gianburrasca. Curiosità, aneddoti e omaggi al noto compositore Nino Rota: “Arrivò lui”, “Stasera sogno”, “Tigrotti”, “Nostalgia di casa”, “1909”, “Addio Giornalino” e, ovviamente, “Viva la pappa col pomodoro” incantano e ipnotizzano il pubblico. Rita è inarrestabile e, dopo Gianburrasca, si lancia con irriducibile grinta nell’ultima parte del concerto: “Fortissimo”, Rainin’”, “Lazy River, “Cuore” sono gli ultimi colpi in canna prima della toccante “Ho tolto il make up”, il brano scritto per lei da Enrico Ruggeri:  ”Che grandioso mestiere e’ il mio/ non vorrei fare altro io / e di questo ringrazio Dio .. “, canta Rita, concludendo il concerto con il ballo cult del “Geghege”,  prendendosi, infine, i sorrisi, i baci, i fiori e gli applausi a cui per 9 lunghi anni aveva rinunciato e di cui, ora, non potrebbe e non vorrebbe mai più fare a meno.

Raffaella Sbrescia

“L’Equazione”, l’ironia cantautorale di Antonio Maggio

antonio maggio“L’Equazione” è il titolo del nuovo album di Antonio Maggio. L’artista salentino arriva a questo secondo lavoro discografico (Universal Music) con le idee chiare e con la voglia di divertire e divertirsi senza, tuttavia, perdere i punti di riferimento basilari. Presente in ogni fase della produzione del disco, Antonio si lascia andare ad una serie di sonorità che, pur richiamando la tradizione della musica italiana, si aprono ad uno sperimentale utilizzo dell’elettronica con risultati, spesso, curiosi. Forte del proprio carisma caratteriale, Antonio riesce a fare in modo che la propria originalità traspaia con una certa frequenza tra le strofe di questi 11 brani nuovi di zecca. Sarcasmo e ironia sono i marchi di fabbrica della penna di Antonio che, seppur burlescamente, riesce a mantenere una riverente attenzione verso l’uso del linguaggio e delle parole.

maggio 2Il disco si apre con “Lo sai che lo so”: catene di rime con la vocale “e” si intrecciano in una fitta trama di intelligenti autocritiche nazional-popolari. La titletrack “L’Equazione” si destreggia tra il tempo degli schemi, “il tempo dei tanti in cui già parlano in troppi” e “il tempo dei matti in cui ci perdono in troppi”; un’equazione la cui soluzione è, paradossalmente, molto semplice: basta affidarla ai bambini, l’eterno tesoro del mondo. “Nell’Etere” è la ballad del disco: “Arrotolo a fatica il mio sintetico coraggio”, coraggio di parlare, di pensare, di sognare, di agire in un presente in costante degrado. “Un posto fisso lo han trovato solamente le paure/Ci è rimasto solamente il cielo senza più una stanza”, canta Antonio, rivelando un’anima fragile e consapevole al contempo. In “Stanco”, l’artista di Squinzano duetta con il rapper Clementino, il testo è dissacrante e sarcastico al punto giusto; il brano su cui puntare per l’estate. “Genesi (Mal D’amore)” è un monito estemporaneo a vivere “hic et nunc” ma in questo disco c’è anche spazio per una storia ispirata al reale disagio e isolamento di “Pirindiffi”, lo sfortunato compaesano morto suicida sui binari del treno. L’irriverente filastrocca di “Santo lunedì” concede il sacrosanto diritto di replica ad un’insana cronaca mentre il pianismo nevrotico della brillante “La canzone della mosca” offre un esaustivo saggio della vena creativa di Antonio Maggio, il quale si concede anche degli omaggi di un certo prestigio. Si tratta di “Pompe funebri da Lucrezia”, un dissacrante divertissement con evidente richiamo a “Bocca di Rosa” di Fabrizio De Andrè e l’omaggio in dialetto salentino a Domenico Modugno con un’irresistibile versione, in presa diretta, de  ”La donna riccia”.

Raffaella Sbrescia

Video: “L’Equazione”

“Al Monte”, il viaggio dantesco di Alessandro Mannarino

Mannarino_al_monte_b (2)“Al Monte” (Leave srl/Universal Music) è il titolo del terzo atteso disco del cantautore romano Alessandro Mannarino. Sono 9 le canzoni che compongono questo album che si presenta  ricco, ricco di idee, di messaggi, di note, di fascino, insomma ricco da ogni punto di vista. Presentando il disco come una sorta di viaggio dantesco, Mannarino lascia per un attimo l’istinto da parte per dedicarsi ad un racconto concettuale in grado di immetterci sul sentiero di un percorso musicale e spirituale. Un cammino di ricerca, di indagine interiore che possa aiutarci a trovare qualche risposta convincente ad una miriade di domande. Alessandro sceglie di cantare in un modo diverso dal solito, sceglie di parlare di cose importanti in modo pacato, contornando testi, parole e personaggi con una splendide cornice strumentale, perlopiù acustica. Il fascino dell’ambientazione folk, così veracemente autentico, si arricchisce di notevoli fiati, in grado di conquistare l’animo nel profondo. La voce delicatamente roca di Alessandro è un sensuale ed irresistibile richiamo all’ascolto. Intensamente carnale ed antropologicamente godereccia, la vocalità del cantautore si presta in maniera egregia al racconto di questo viaggio che, come un antico pellegrinaggio medievale, parte da una situazione esistenziale oscura per ritrovare, metaforicamente, la migliore chiave interpretativa della vita. Le canzoni di “Al Monte” non sono d’evasione, sono i capitoli di una ricerca in cui vari personaggi si susseguono: il  militare, il carcerato, l’imperatore, la signorina sono uomini e donne che affrontano le sovrastrutture concettuali e sociali per svelare le regole del nostro vivere sociale, in nome dell’amore e della libertà di essere.

Alessandro Mannarino Ph Simone Cecchetti

Alessandro Mannarino Ph Simone Cecchetti

Parole per immagini, metafore, similitudini disegnano i tratti di un mondo che ha perso la lucidità di analisi, la nobiltà d’animo e l’eleganza del saper vivere con onestà. Lo sguardo antropologico di Mannarino è subito acuto in “Malamor”, il protagonista del testo è un uomo che porta la divisa: “l’uomo si fa bestia quando non riceve amore”, canta Mannarino, tra giorni sempre vuoti e sempre uguali. L’ironia del cantautore, spietata e pungente, trova il naturale seguito in “Deija”, una nuova divinità che spinge l’uomo in un fossato, che ride delle lacrime di un coro onirico e travolgente e che rimane indifferente alle strazianti urla di un uomo che si chiede il perché dei mali del mondo nonostante il fatto che nasciamo tutti uguali. “Cambiano i governi ma non cambiano gli schiavi”, scrive e canta Mannarino, nel singolo intitolato “Animali” mentre noi, pesci del mare,  cerchiamo di districarci tra la luce delle stelle e da quella delle lampare, da cui è il nonno dello stesso Mannarino a metterci in guardia. Tra le carte dei tarocchi mannariniani spunta anche il cardinale de “L’Impero”, autore di leggi che lasciano segni indelebili e dolorosi sulla pelle di ciascuno di noi. Il viaggio prosegue e, lungo il cammino di questo “Grand Tour”, c’è spazio anche per la dura vita di un carcerato, uccello migratore di palude, mostro in una cella mentre nell’armadio ci sono le divise dei secondini assassini. In un tripudio di percussioni e fiati, “Gente” è, invece, il luogo metaforico in cui i cuori diventano croci. “Forse basta questa lacrima d’amore / a riempire un gran deserto e farci il mare” si domanda Mannarino in “Signorina”, la risposta è piuttosto difficile da trovare; servono attenzione, riflessione e conseguente azione. Il viaggio sta per concludersi, arriviamo “Al Monte”, un brano che racchiude l’evoluzione dell’uomo e la promessa del viaggio verso la vita, quella vera. Il disco si conclude con “Le stelle”, voce, piano e contrabbasso conferiscono un tocco lunare e sofisticato ad un brano che rappresenta l’ideale punto di arrivo di un percorso di crescita individuale: “faccio finta che tutto va bene perché conviene, a volte mi riduco come un animale per non pensare dove va a finire il profumo delle stelle che da qui non si sente”. Il messaggio è chiaro: la vita sa essere davvero dura, forse anche troppo, eppure non possiamo smettere di provare e riprovare, fino alla fine dei nostri giorni.

Raffaella Sbrescia

Alessandro Mannarino – Al Monte Tour 2014

3 luglio VILLAFRANCA, Castello Scaligero di Villafranca (data zero)
6 luglio TOLENTINO, piazza della Libertà
20 luglio ROMA, Foro Italico – Il Centrale Live
14 luglio GENOVA, Porto Antico – Arena del mare, GoaBoa Festival
15 luglio MILANO, Ippodromo, Alfa Romeo City Sound
16 luglio GRUGLIASCO (TO), Le Gru
30 luglio MARINA DI PIETRASANTA, Teatro La Versiliana
10 agosto PESCARA, Teatro D’Annunzio
13 agosto LECCE, piazza Libertini
14 agosto LOCOROTONDO, Cantina Sociale, Locus Festival

Zanko El Arabe Blanco, la recensione di #PowerPopuli

powerZanko El Arabe Blanco è Zudi Fahle, un rapper nato a Milano da genitori siriani, pioniere del rap multilingue e dello Human Beatbox in Italia. Musicalmente attivo dal 2004, l’artista ha pubblicato lo scorso 28 gennaio un album intitolato “#PowerPopuli”, pubblicato per l’etichetta indipendente Latlantide. Il progetto rappresenta un concept album, cantato in italiano, arabo e spagnolo e vede la partecipazione di numerosi artisti tra cui  ESA aka El Presidente, Jack the Smoker, Marya, Asher Kuno, Easyone. Sfruttando le peculiarità compositive proprie del rap e della cultura hip-hop, Zanko scompone e ricompone le parole, unisce linguaggi e diversifica pensieri rivelando doti espressive di un certo spessore. Il filo conduttore del disco è la connessione digitale, un tentativo di unificazione globale. Lo stesso titolo del disco “#PowerPopuli” si concentra su due lingue, esprime il potere al popolo che, pur essendo formato da singoli, può creare una potente moltitudine. Il disco di Zanko è, inoltre, patrocinato dal festival Voci x la Libertà e da Amnesty International, che hanno sposato il progetto, per l’interesse verso le tematiche affrontate, e hanno deciso di destinare una parte degli incassi a Medici Senza Frontiere, in sostegno ai profughi siriani.

zankoInguaribile ottimista, Zanko si ispira alla storia, al ragionamento, alla riflessione culturale per insistere sul concetto di pace e di unificazione tra i popoli. Anche se viviamo in modo un po’approssimativo, canta il rapper, il mare non separa, unisce. Suona incredibilmente attuale  “#Powerpopuli” che attinge materiali e parole da destini intrecciati perché il passato è legato al doppio filo al nostro destino. Nel brano intitolato “Fi nas alet la” (Che gente che ha detto no), Zudi ci dice che “la storia ci insegna che non esiste un per sempre, quando la gente di qualsiasi paese alza la testa e prende il destino in mano, e dice no, o così, oppure no”. Parole forti, pungenti, che non fanno sconti sono quelle de El Arabe Blanco, il quale sottolinea con fermezza che prima di tutto viene il rispetto. Rispetto una parola dal significato così pieno e potente da rendere superflua qualsiasi altra specificazione. Questo è il rap che ci piace, il rap che ci dice qualcosa di giusto e sensato.

Raffaella Sbrescia

Intervista a Ylenia Lucisano: “Vi racconto il mio Piccolo Universo”

Ylenia Lucisano Ph Angela Caterisano

Ylenia Lucisano Ph Angela Caterisano

Ylenia Lucisano è una giovane cantautrice di origini calabresi. Abbiamo già avuto modo di imparare ad apprezzare la raffinatezza della sua voce in “Quando non c’eri”. Oggi Ylenia aggiunge un nuovo importante tassello all’interno del proprio percorso artistico con il disco d’esordio intitolato “Piccolo Universo”. Composto da dieci brani, di cui due a firma di autori (e cantautori) di rilievo come Pacifico e Daniele Ronda, e uno con la collaborazione della pianista Giulia Mazzoni, questo album offre un interessante e variegato spaccato della personalità di Ylenia. Candidata tra gli artisti selezionati per il “Music Awards – Next Generation 2.0”, fino al  28 Maggio, Ylenia Lucisano rientra gli emergenti più apprezzati nel panorama musicale italiano.

Con “Piccolo Universo” coroni il sogno di pubblicare il tuo primo album. Cosa racconta di te e della tua visione musicale questo disco?

“Piccolo Universo” racchiude tutti i passaggi di questi ultimi anni, in cui ho fatto il possibile per la realizzazione del disco. Per quanto riguarda i contenuti di questo lavoro, posso sicuramente dire che si tratta di un album spontaneo, i testi sono diretti come me e ho colto questa opportunità per passare attraverso vari generi musicali. Si va dalla musica dalla musica pop cantautorale al folk, senza tralasciare vari riferimenti elettronici. Non mi sono voluta soffermare su un solo genere, anche perché, trattandosi del mio primo disco, non volevo autolimitarmi e ho voluto sperimentare per capire quale fosse la direzione musicale migliore da prendere e per farmi conoscere dal pubblico a 360 gradi.

Ylenia Lucisano Ph Angela Caterisano

Ylenia Lucisano Ph Angela Caterisano

La title track “Piccolo Universo” è scritta da Pacifico. Com’è avvenuto questo incontro artistico e qual è il tuo commento ad un brano tanto intenso?

Si tratta di una canzone che parla di un aspetto molto importante dell’amore, ovvero la fiducia. Il messaggio è un invito a lasciarsi andare e a vivere il rapporto vivendo l’attimo. Sono molto contenta della collaborazione con Pacifico, che non aveva mai scritto per artisti emergenti, questa cosa che mi rende portatrice di una certa responsabilità e mi fa proprio piacere.

“A mot e luna”, “Jett u Sal”, “Movt Movt”rappresentano le tue origini calabresi e un aspetto molto importante della tua personalità. Quanto conta per te la tradizione e come cambia il tuo approccio al canto durante brani come questi?

Quando canto in dialetto mi sembra di tornare un po’ bambina. Avendo lasciato la Calabria da ormai sei anni, anche se solo fisicamente, questo è anche un modo per ricordare e non perdere mai  modi di dire e tradizioni. Sicuramente in questi brani c’è una carica emotiva diversa anche per queste ragioni. Naturalmente questo è anche un modo per omaggiare e ringraziare la mia terra per avermi trasmesso la passione per la musica.

Ylenia Lucisano Ph Angela Caterisano

Ylenia Lucisano Ph Angela Caterisano

In “Riscoprirmi” il cantautore Daniele Ronda ti affida il delicato compito di dare voce ad un tabù tutto femminile, qual è l’autoerotismo. Come interpreti il testo e qual è, più in generale, il senso di questa canzone?

Sicuramente il brano non si riferisce ad un discorso legato alla carnalità, d’altro canto il tema del brano si rifà all’autoerotismo come ad un modo per riscoprire noi stesse, per conoscerci e per dare spazio a degli aspetti reconditi della nostra personalità.

Ti senti sposa della musica, come canti in “Marylin Monroe”?

Il finale del brano, in questo senso, vuole intendere un’altra cosa: per me l’attesa di cui si parla nel testo è l’attesa di una sposa davanti all’altare… Visto che io non ho una visione del matrimonio tradizionale ma sogno, bensì, di sposarmi a Las Vegas e travestirmi da Marylin Monroe, un pensiero che ho sin da quando ero piccola, mi piacerebbe trovare un’anima gemella che condivida questo mio pensiero bizzarro. Dato che, inoltre, in questo periodo della mia vita non penso al matrimonio, ho paragonato questa attesa a quella prima dell’esibizione sul palcoscenico.In ogni caso lo spirito del brano è assolutamente libero alle più svariate interpretazioni.

Lo specchio è un nemico o un compagno per te?

Beh, tutt’e due…Dipende da come ci si sente! A volte lo specchio può aiutare a risollevarci in un momento critico o a guardarci in modo diverso. Nel brano, quest’oggetto è pensato più come un amico, qualcosa in cui ci riflettiamo senza falsità.

Ci parli de “Il silenzio della neve”?

Ho scritto questo brano un po’ di tempo fa pensando a una persona con cui adesso non ho più rapporti. Il testo parla di persone molto speciali che, anche se lontane, ci lasciano comunque un segno. Proprio queste persone restano attraverso profumi, sensazioni, colori e suoni che ritroviamo durante il giorno.

Ylenia Lucisano Ph Angela Caterisano

Ylenia Lucisano Ph Angela Caterisano

Quali suggestioni hanno ispirato te e Giulia Mazzoni per la costruzione di un brano così intenso come “Un angelo senza nome”?

Il brano è stato scritto un bel po’ di tempo fa e lo tenevo chiuso nel cassetto… mi è venuto spontaneo scriverlo quando, da lontano, avevo visto delle persone che operavano in un contesto molto difficile. Solo in un secondo momento l’ho fatto ascoltare a Giulia, lei si è emozionata e le ho chiesto di un’interpretazione strumentale che desse rilevanza ad un testo molto delicato, che non necessitava di un arrangiamento invasivo. Il risultato è stato molto naturale e spontaneo, abbiamo registrato tutto con un solo take.

Il prossimo 11 luglio parteciperai al Ravello Festival… Quali sono i tuoi pensieri e le tue aspettative a riguardo?

Intanto mi sto preparando ai concerti che terrò nel prossimo periodo… le date saranno ovviamente comunicate sui miei canali ufficiali. Mi esibirò in trio: voce, chitarra classica e percussioni; ho pensato ad una formazione elegante e sintetica, grazie al fatto che i brani si prestano a degli arrangiamenti abbastanza semplici. Poi ci sarà ovviamente la data di Ravello, un Festival a cui prenderanno parte artisti di tutto il mondo e io, in quanto artista emergente, dovrò dimostrare ad un pubblico esigente che ho qualcosa da dire a livello artistico…proprio per questo mi sto preparando nel miglior modo possibile.

Raffaella Sbrescia

Si ringraziano Ylenia Lucisano e Alessadra Bosi di Parole e dintorni per la disponibilità

Video: “Movt Movt”

Suggestioni all’imbrunire: Francesca Rondinella e Giosi Cincotti in “Meditheà”. La fotogallery del concerto

 MEDITHEA di Francesca Rondinella e Giosi Cincotti Ph Luigi Maffettone

MEDITHEA di Francesca Rondinella e Giosi Cincotti Ph Luigi Maffettone

Si è tenuto lo scorso 11 maggio lo spettacolo di Giosi Cincotti e Francesca Rondinella, intitolato “MediThèà: tra il mare e la terra, volgere nell’animo e guardare con meraviglia, nell’ambito della rassegna “Suggestioni all’imbrunire”, presso il bellissimo Parco Archeologico Ambientale della villa imperiale Pausilypon. Francesca Rondinella, voce narrante e cantante e Giosi Cincotti, voce musicante alla Fisarmonica si sono avvalsi della grande carica empatica delle rispettive personalità per enfatizzare il forte impatto della scenografia naturale, che ha fatto da sfondo ai loro racconti di note. Voce, canto e vento gli elementi chiave di un progetto privo di confini, latitudini e spazi temporali.

Fotogallery a cura di: Luigi Maffettone
 MEDITHEA di Francesca Rondinella e Giosi Cincotti Ph Luigi Maffettone

MEDITHEA di Francesca Rondinella e Giosi Cincotti Ph Luigi Maffettone

 MEDITHEA di Francesca Rondinella e Giosi Cincotti Ph Luigi Maffettone

MEDITHEA di Francesca Rondinella e Giosi Cincotti Ph Luigi Maffettone

 MEDITHEA di Francesca Rondinella e Giosi Cincotti Ph Luigi Maffettone

MEDITHEA di Francesca Rondinella e Giosi Cincotti Ph Luigi Maffettone

 MEDITHEA di Francesca Rondinella e Giosi Cincotti Ph Luigi Maffettone

MEDITHEA di Francesca Rondinella e Giosi Cincotti Ph Luigi Maffettone

 MEDITHEA di Francesca Rondinella e Giosi Cincotti Ph Luigi Maffettone

MEDITHEA di Francesca Rondinella e Giosi Cincotti Ph Luigi Maffettone

 MEDITHEA di Francesca Rondinella e Giosi Cincotti Ph Luigi Maffettone

MEDITHEA di Francesca Rondinella e Giosi Cincotti Ph Luigi Maffettone

 MEDITHEA di Francesca Rondinella e Giosi Cincotti Ph Luigi Maffettone

MEDITHEA di Francesca Rondinella e Giosi Cincotti Ph Luigi Maffettone

 MEDITHEA di Francesca Rondinella e Giosi Cincotti Ph Luigi Maffettone

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 MEDITHEA di Francesca Rondinella e Giosi Cincotti Ph Luigi Maffettone

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 MEDITHEA di Francesca Rondinella e Giosi Cincotti Ph Luigi Maffettone

MEDITHEA di Francesca Rondinella e Giosi Cincotti Ph Luigi Maffettone

 MEDITHEA di Francesca Rondinella e Giosi Cincotti Ph Luigi Maffettone

MEDITHEA di Francesca Rondinella e Giosi Cincotti Ph Luigi Maffettone

 MEDITHEA di Francesca Rondinella e Giosi Cincotti Ph Luigi Maffettone

MEDITHEA di Francesca Rondinella e Giosi Cincotti Ph Luigi Maffettone

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MEDITHEA di Francesca Rondinella e Giosi Cincotti Ph Luigi Maffettone

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sagi Rei live @ Casa della Musica, la fotogallery del concerto

Lo scorso 10 maggio il cantautore israeliano Sagi Rei, noto per la fortuna e riuscita rivisitazione in chiave acustica di alcuni dei più grandi successi della musica dance anni’90, ha tenuto un concerto presso la Casa della Musica Federico II di Napoli. Ad inaugurare il live, la raffinata pianista e cantautrice parmense Roberta Di Mario, reduce dalla pubblicazione del nuovissimo album intitolato “Lo stato delle cose”.

Fotogallery e tracklist a cura di: Luigi Maffettone

Sagi Rei Ph Luigi Maffettone

Sagi Rei Ph Luigi Maffettone

Sagi Rei Ph Luigi Maffettone

Sagi Rei Ph Luigi Maffettone

 Ph Luigi Maffettone

Ph Luigi Maffettone

 Ph Luigi Maffettone

Ph Luigi Maffettone

Sagi Rei Ph Luigi Maffettone

Sagi Rei Ph Luigi Maffettone

Sagi Rei Ph Luigi Maffettone

Sagi Rei Ph Luigi Maffettone

Ph Luigi Maffettone

Ph Luigi Maffettone

Sagi Rei Ph Luigi Maffettone

Sagi Rei Ph Luigi Maffettone

 Ph Luigi Maffettone

Ph Luigi Maffettone

Sagi Rei Ph Luigi Maffettone

Sagi Rei Ph Luigi Maffettone

 

Roberta di Mario Ph Luigi Maffettone

Roberta di Mario Ph Luigi Maffettone

 

Tracklist:

  • Duel
  • Smalltown Boy
  • Old and wise
  • Freed from Desire
  • Shout
  • Cherish
  • Rhytm is a dancer
  • Missing
  • Sweet Dreams
  • Baby Boy
  • Show me love
  • What is love
  • Your loving arms
  • Don’t you want me
  • Maniac
  • L’amour toujour
  • Human Nature

 

“Suggestioni all’Imbrunire”, Ivano Leva in concerto

Ivano Leva - Suggestioni all'imbrunire Ph Luigi Maffettone

Ivano Leva – Suggestioni all’imbrunire Ph Luigi Maffettone

Seguendo un ideale spirito di compenetrazione tra arte, uomo e natura, l’inaugurazione della VI rassegna “Suggestioni all’Imbrunire”, ambientata nel favoloso Parco Archelogico Pausilypon, nata nel 2008 grazie all’impegno del Centro Studi Interdisciplinari Gaiola onlus, con la direzione artistica di Stefano Scognamiglio e Francesco Capriello, ha visto protagonista del palcoscenico dell’anfiteatro antico il pianista Ivano Leva.

Ivano Leva - Suggestioni all'imbrunire Ph Luigi Maffettone

Ivano Leva – Suggestioni all’imbrunire Ph Luigi Maffettone

La Grotta di Seiano, la Necropoli, lo scenario mozzafiato della Baia di Trentaremi a Posillipo,  il ricco buffet offerto da Cupiello e i vini della cantina La Masserie hanno costituito l’eccellente miscellanea introduttiva di un momento musicale incentrato sull’improvvisazione e la libera espressione di un artista capace di padroneggiare un repertorio assolutamente eterogeneo.

Ivano Leva - Suggestioni all'imbrunire Ph Luigi Maffettone

Ivano Leva – Suggestioni all’imbrunire Ph Luigi Maffettone

La totale assenza di impianti di illuminazione artificiale e di qualsiasi scenografia precostituita sono alcuni degli elementi imprescindibili su cui la rassegna incentra la propria cifra stilistica al fine di proteggere e salvaguardare i delicati equilibri architettonici di uno dei siti più antichi della collina di Posillipo. Ad accompagnare i virtuosismi dell’eccentrica vena pianistica di Leva, sono, quindi, l’ipnotica danza dei gabbiani, il tramonto del sole e l’imbrunire violaceo di un cielo finalmente terso.

Ivano Leva - Suggestioni all'imbrunire Ph Luigi Maffettone

Ivano Leva – Suggestioni all’imbrunire Ph Luigi Maffettone

Con una perfomance musicale pregna di declinazioni personalizzate di alcuni dei più grandi successi del ‘900, Ivano Leva ha realizzato un vero e proprio happening artistico, avvalendosi di una gestualità accentuatamente articolata, attuando, dunque, un vero e proprio corpo a corpo con lo strumento. “The Sound of silence”, la beatlesiana “The Fool on the Hill”, “Samba em Preludio” (musica di Baden Powell e testo di  Vinicius de Morais) sono i primi brani che, attraverso il pensiero e le abili mani di Leva, si sono arricchiti di nuove colorazioni: «Questa sera apro il mio libro delle memorie, ascrivendomi alla categoria degli squilibrati dotati di lucida follia, ha spiegato al pubblico l’eclettico pianista».

Ivano Leva - Suggestioni all'imbrunire Ph Luigi Maffettone

Ivano Leva – Suggestioni all’imbrunire Ph Luigi Maffettone

Proprio con lucida folla, Ivano Leva ridisegna i contorni di brani storici e quasi intoccabili, distaccandosi completamente da limiti ed etichette. La multisfaccettata indagine esistenziale dell’artista trova un naturale prosieguo sulle note del brano, composto proprio da Leva, intitolato “Recondito”, seguito dal “Prelude Op. 28 No. 3” di Chopin e dalla conclusiva “‘Na voce, na chitarra e ‘o poco ‘e luna”, contenuta nel celebre film “Totò, Peppino e la Malafemmina”; il perfetto tributo a una città che non smette mai di stupire.

Raffaella Sbrescia

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