Intervista a Dante Brancatisano “Sono ancora qui”

DANTE_cover SONO ANCORA QUI (2)Dante Brancatisano è un cantautore calabrese che dopo “Via Gleno”, ha pubblicato lo scorso 20 maggio il nuovo album intitolato “Sono ancora qui”, anticipato in radio dal singolo “Così come sei”. Questo lavoro, prodotto dall’etichetta indipendente Eden Music, segna una nuova fase del percorso artistico di Dante e contiene 9 brani in cui il cantautore  racconta la propria  quotidianità, avvalendosi della collaborazione di grandi musicisti del panorama italiano come il batterista Alfredo Golino, il bassista Paolo Costa, il tastierista Matteo Fasolino e i chitarristi  Andrea Braido e Luca Colombo. Abbiamo raggiunto Dante al telefono per farci raccontare questo album e per scoprire come procedono le numerose attività che egli sta portando avanti già da tempo.

“Sono ancora qui” è il titolo del tuo nuovo album in cui racchiudi in maniera diretta la tua quotidianità. Cosa racconti in queste canzoni e qual è il messaggio che vorresti trasmettere al tuo pubblico?

In questo lavoro racconto momenti di vita vissuti e i sentimenti di tutti i giorni: rabbia, delusione, tristezza, amore. In questo lavoro c’è un po’ tutto quello che rappresenta la vita a 360 gradi. Il messaggio è piuttosto forte ed immediato…Non bisogna arrendersi mai, concentriamoci sul fatto che dopo il buio arriva sempre la luce!

Qual è il brano a cui ti senti più legato?

 “Cosa ce ne frega”. Nella vita abbiamo tutti i nostri piccoli o grandi difetti ma tendiamo sempre a nasconderci e a lasciar emergere solo i nostri tratti migliori. Io invece penso che anche le imperfezioni siano parte integrante di ciascuno di noi e questo brano parla proprio di questo.

Come mai hai scelto “Bella Ciao” come ghost track dell’album?

“Bella Ciao” è una canzone che nessuno dovrebbe dimenticare per ricordare da dove veniamo, quello per cui i nostri antenati hanno combattuto e sono morti regalandoci  la libertà. La libertà, una parola tanto usata ma davvero poco rispettata. “Bella Ciao” non è solo la canzone dei comunisti, è la canzone di un popolo in lotta.

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Dante

I testi sono nati tutti spontanei, velocissimi. In quel periodo mi sono sentito come un fiume in piena, dovevo dire la mia su tutto, sentivo dentro di me la voglia di scaricare tutto quello che avevo sopportato e la gioia di aver ritrovato la vita di tutti i giorni. Con i musicisti si è instaurato subito un rapporto molto bello, basato sull’amicizia e sul rispetto comune. Ho lavorato con dei veri professionisti che hanno fatto la storia della musica e ciascuno ha aggiunto qualcosa di personale nel disco.

Come procedono le attività della tua scuola “Il villaggio della musica”?

Si tratta di un’iniziativa a sostegno di talenti emergenti con la collaborazione di tantissimi professionisti dello spettacolo, persone che hanno capito lo spirito del progetto e che lo stanno appoggiando. Ci stiamo anche allargando, presto apriremo una sede a Pescara… Amo molto questo progetto perché adoro guardare questi ragazzi nei cui occhi sono racchiusi tutti i sogni del mondo. Attraverso i loro occhi, rivivo anche io le loro emozioni.

Dante

Dante

Che riscontri hai avuto dalla pubblicazione del tuo libro intitolato “Vita straordinaria di un uomo ordinario?

Il libro sta andando piuttosto bene anche se nell’ultimo periodo mi sono concentrato soprattutto sulla musica… Più avanti riprenderò a seguire la promozione di questo lavoro perché esso vuole essere la testimonianza diretta di una storia che potrebbe essere quella di chiunque. Ho gridato la mia innocenza, la griderò ancora e dimostrerò in qualunque sede la mia completa estraneità a tutti i fatti di cui sono stato ingiustamente accusato.

Quali saranno i tuoi prossimi impegni live?

Ci sono i miei manager che hanno chiuso delle date a Milano e a Bologna ma stanno arrivando anche altre richieste… Vorrei poter tenere conto anche delle esigenze dei ragazzi della mia band, sarebbero tutti orgogliosi di prendere parte anche alla dimensione live del mio progetto , un live con tutti loro sarebbe un’esperienza davvero eccezionale!

Si ringraziano Dante Brancatisano e Tatiana Corvaglia per Parole e Dintorni

Raffaella Sbrescia

Video: “Così come sei”

“Me. I Am Mariah…The Elusive Chanteuse”, la recensione del nuovo album di Mariah Carey

mariah carey“Me. I Am Mariah…The Elusive Chanteuse” è il discusso e controverso titolo del nuovo album di inediti di Mariah Carey, in uscita il prossimo 27 maggio in tutto il mondo. Alle prese con svariate collaborazioni artistiche tra cui spiccano quelle con R.Kelly, Mary J.Blige, Nas, Fabolous, Wale e Miguel, la cantante americana ha cercato di rimanere fedele e sé stessa. I testi, piuttosto omogenei nella tematica, soprattutto di natura amorosa, sono stati confezionati con cura ma, salvo poche eccezioni, il risultato non è poi così innovativo e convincente come si sperava. Il disco, versione standard, è già di per sé lungo e anche per questo motivo l’ascolto può essere soggetto a distrazione e noia. Elementi letali per un lavoro pensato per rilanciare l’immagine di un’artista dotata di una voce unica e speciale come Mariah. Tra le canzoni più riuscite del disco c’è la traccia d’apertura “Cry” che mette subito in evidenza la profondità e la bellezza della voce della “Elusive Chanteuse”, senza ulteriori ricami e ghirigori. Anche “#Beautiful” è tra le tracce da evidenziare per il gusto e la coinvolgente ritmica dell’arrangiamento proposto. Fresca e catchy, la canzone potrebbe rappresentare un filone da continuare a sviluppare in futuro. Molto meno riuscita è, invece, “Thirsty”, così come “Supernatural”, in cui risulta francamente incomprensibile il campionamento della voce di un neonato. La collaborazione con Wale regala un certo movimento piacevole a “You don’t want what to do”, il brano che, dall’apertura classica iniziale si apre ad una coinvolgente ambientazione disco dance che non dispiace. La delicatezza e l’eleganza gospel di “Camouflage”, insieme al sound by New Orleans di “Money” Feat. Fabolous e al sorprendente assolo all’armonica di Stevie Wonder sulle note di “Make it look good”sono i tratti più interessanti dell’ ultima parte del disco che, nella versione standard, si chiude con ‘‘Heavenly (No Ways Tired/Can’t Give Up Now)”, il brano che ospita l’intero coro gospel del reverendo James Cleveland, in cui Mariah finisce per strafare con delle urla decisamente inappropriate ed eccessive. In sintesi, questo disco non aggiunge e non toglie nulla a quanto Mariah ha costruito nella sua carriera. Nel tentativo di aggiornarsi alle nuove produzioni, la cantante si è dispersa nel marasma delle possibilità sonore che aveva a disposizione, forse dimenticando che il più bel suono è proprio quello autentico della sua stessa voce.

 Raffaella Sbrescia

Video: ” #Beautiful” Ft. Miguel

Classifica FIMI: I Dear Jack superano Michael Jackson. Terzo Mannarino

dear jack“Domani è un altro film” dei Dear Jack conquista la vetta della classifica FIMI/GFK degli album più venduti della settimana. Debutta al secondo posto l’album postumo con gli inediti di Michael Jackson, intitolato “Xscape” mentre “Al Monte” di Alessandro Mannarino è la new entry italiana che si classifica sul gradino più basso del podio. Scende in quarta posizione Logico” di Cesare Cremonini, seguito dal disco d’esordio, omonimo, di Deborah Iurato. Al sesto posto c’è l’ultima new entry della settimana; si tratta dei The Black Keys con “Turn Blue”. Scende in settima posizione Caparezza con il suo “Museica”, seguito da “L’Amore comporta” di Biagio Antonacci. Al nono posto c’è Anastacia con “Resurrection”mentre chiude la top ten Ligabue con “Mondovisione”.

“Evviva la deriva”, l’esordio dei Dagomago

Cover Evviva la deriva (2)“Evviva la deriva” è l’emblematico titolo dell’album d’esordio dei Dagomago, un progetto giovane nato alla fine del 2012 e che vive attraverso le intuizioni artistiche di Matteo Buranello, Andrea Pizzato e Luca Buranello. Il disco, di chiara ispirazione anglosassone, è prodotto dall’etichetta indipendente Vina Records e, partendo da uno sgangheratissimo quadro dell’attualità che ci circonda, costruisce un’originale cornice testuale che, invece di sporgere denuncia, cammina sul marcio, realizzando un irriverente elogio all’instabilità e all’indeterminatezza del nostro vivere quotidiano.

Dagomago

Dagomago

I Dagomago escono dalla rabbia dei racconti del giornali in “Male” per immergersi nei tempi di delirio e populismo di “Cucinami se vuoi”. L’innata attitudine punk del trio si sposa con sonorità elettriche ed elettroniche creando volume e movimento. L’ironia dissacrante de “La fuga del cervello”, accompagnata da un esilarante videoclip,  racconta il disagio esistenziale senza cadere nei clichè a cui ci siamo ormai abituati. “Che tristezza i profeti di provincia”, cantano i Dagomago, in “La vita acida” salvo poi descrivere, con lucida disillusione, lo status de l’ “Apprendista a tempo interminato”: una condizione esistenziale avvilente, deturpante, ingiusta, indecorosa, inaccettabile.  Tra vizi privati e virtù pubbliche, proviamo a riprenderci quello che ci hanno rubato, scrivono e cantano i Dagomago in “Maninalto”. Inserimenti elettronici di bassi sintetici e tastiere che pescano dalla new wave impregnano il testo di “10CNR” , l’ode ad un fantomatico commercialista a cui il gruppo racconta di come abbiamo imparato a vivere senza grosse pretese senza nessun rimorso in ogni caso. Atmosfere oniriche e sognanti, caratterizzano, invece, il mood di ”Tenera è la notte”, la traccia che anticipa la chiusura del disco, affidata a “Non fa male”: l’intro da tipica ballad malinconica sorprende con un’apertura strumentale centrale, perfetta per descrivere il terrore, il tremolio ed il lucido ma impotente delirio di una folla di burattini in marcia verso la fine di un lunghissimo tunnel. Nichilismo tutto da godere.

Raffaella Sbrescia

Video: La fuga del cervello

“Mannucci incontra a teatro”, il Tirso de Molina si riempie di note e di emozioni

Stefano Mannucci e Alessandro Mannarino Ph Roberta Gioberti

Stefano Mannucci e Alessandro Mannarino Ph Roberta Gioberti

Senza filtro, senza freno, senza ritrosie ed antagonismi. Gli incontri in musica organizzati dal giornalista de Il Tempo Stefano Mannucci, presso il Teatro Tirso de Molina di Roma, giungono all’ultimo appuntamento stagionale con una serata particolarmente ricca da ogni punto di vista. Ricca di emozioni, di note, di racconti, di artisti come Jack Savoretti, Zibba, Fabrizio Moro, Raiz & Fausto Mesolella e Alessandro Mannarino.

Fausto Mesolella e Zibba Ph Roberta Gioberti

Fausto Mesolella e Zibba Ph Roberta Gioberti

In un’atmosfera intima, raccolta, oseremmo dire familiare, ognuno degli artisti presenti ha messo a nudo il proprio amore per la musica, raccontando un’ Italia musicale diversa, avulsa dalle logiche commerciali, abituata a ragionare sui testi e sulle possibilità espressive di un’arte, troppo spesso svilita e ridotta a puro business.

Fabrizio Moro e Stefano Mannucci Ph Roberta Gioberti

Fabrizio Moro e Stefano Mannucci Ph Roberta Gioberti

Sul palco del Tirso, nel cuore di Roma, si sono alternati, incrociati, abbracciati artisti che, attraverso la propria esperienza, hanno voluto contribuire alla costruzione di un circuito destinato a crescere ed ad insediarsi in tutta Italia per provare a riconcentrare l’attenzione sull’aspetto più puro e più verace del mondo legato alla musica.“Umiltà, semplicità, pochi mezzi e tanta passione”, sono questi gli ingredienti svelati dallo stesso Mannucci che, questa mattina, ha raccontato a chi c’era e a chi avrebbe voluto esserci, di come questo e gli altri incontri che egli è solito organizzare presso il  N’importe Quoi Libreria Caffe di Roma servono a restituirci “il diritto di ascoltare e riconoscere la bellezza che ci circonda e l’energia per affrontare la vita con vigoria e rinnovato entusiasmo”.

Raffaella Sbrescia

Fotogallery a cura di: Roberta Gioberti

Jack Savoretti Ph Roberta Gioberti

Jack Savoretti Ph Roberta Gioberti

Alessandro Mannarino Ph Roberta Gioberti

Alessandro Mannarino Ph Roberta Gioberti

Raiz Ph Roberta Gioberti

Raiz Ph Roberta Gioberti

Fabrizio Moro Ph Roberta Gioberti

Fabrizio Moro Ph Roberta Gioberti

Zibba Ph Roberta Gioberti

Zibba Ph Roberta Gioberti

Fausto Mesolella Ph Roberta Gioberti

Fausto Mesolella Ph Roberta Gioberti

Il pubblico del Teatro Tirso de Molina Ph Roberta Gioberti

Il pubblico del Teatro Tirso de Molina Ph Roberta Gioberti

“Mannucci incontra a Teatro”  Setlist

Jack Savoretti:
1) Not worthy
2) Broken Glass
3) Changes
4) Sweet Hurt

Savoretti, Zibba, Fausto Mesolella:
5) Ancora tu

Zibba, Mesolella:
6) E se domani

Zibba:
7) Senza pensare all’estate
8) Dove i sognatori sono librai
9) Nu’ jorno buono (frammento)
10) Senza di te

Mannarino:
11) Scendi giù

Mannarino, Mesolella:
12) Fatte bacià

Raiz & Mesolella:
13) Lacreme Napulitane/Immigrant punk
14) Maruzzella (in ebraico)
15) Carmela/I’m your man
16) Third stone from the sun/ O’ surdato ‘nnamurato/Black or White/Give me love
17) Arrivederci Roma

Fabrizio Moro
18) Medley: Libero/Pensa/Sono solo parole
19) Babbo Natale esiste
20) Fermi con le mani
21) L’Italia è di tutti

Giorgia in concerto a Napoli: la regina del soul è “Senza Paura”

Giorgia @ Teatro  PalaPartenope Ph Luigi Maffettone

Giorgia @ Teatro PalaPartenope Ph Luigi Maffettone

“Ho intitolato questo tour Senza Paura, così come si chiama il mio ultimo disco, ma, già mentre ero in viaggio verso Napoli, ho abbassato le barriere e le difese perché dove c’è bellezza, dove c’è sensibilità, non c’è paura. Qualcuno è invidioso, qualcuno cerca di distruggere la bellezza che avete insita dentro di voi ma, ogni volta che vengo qui, si crea un legame invisibile che c’è, che si sente e chiude un cerchio che ci unisce. Per ricambiare tutto questo, posso solo cantare”.

Giorgia @ Teatro  PalaPartenope Ph Luigi Maffettone

Giorgia @ Teatro PalaPartenope Ph Luigi Maffettone

Questa è la bellissima dedica d’amore che Giorgia ha fatto al pubblico del Teatro PalaPartenope di Napoli durante il concerto che si è svolto lo scorso 20 maggio, nell’ambito del suo “Senza Paura Tour”. Elegante, raffinata, solare e umile, Giorgia Todrani rappresenta l’emblema del talento puro. La sua voce è un miracolo della natura e, anche se a volte potrebbe sembrarci di esserci abituati al successo delle sue canzoni, l’esperienza dell’ascolto dal vivo della sua voce, rimane, ancora oggi, un evento magico. Pulita, limpida, trasparente, brillante, la voce di Giorgia non conosce limiti e può essere ampiamente associata a quella delle più grandi interpreti femminili della storia musicale.

Ad affiancarla sul palco Sonny T.  (Thompson) al basso, Giorgio Secco alla chitarra, Gianluca Ballarin alle tastiere, Claudio Storniolo al piano e Mylious Johnson alla batteria, una band che, alla luce del prezioso contributo strumentale offerto,  vale la pena citare per intero.

Giorgia @ Teatro  PalaPartenope Ph Luigi Maffettone

Giorgia @ Teatro PalaPartenope Ph Luigi Maffettone

Ad inaugurare il live “Quando una stella muore”, “Non mi ami”, “Come saprei”, “Spirito libero”: fiaba, sogno, magia, mistero, amore, rabbia, dolore, riflessione sono i sentimenti cantanti da Giorgia che, avvolta da un magnetico fascio di luci, è una gemma preziosa nel bulbo di un fiore di note. Il pubblico è attivo e partecipe per tutto il tempo; cosa rara nell’era di chi, invece di godersi il concerto, posta foto e video sui social network. Questo tipo di attenzione, quindi, non è da dare per scontata, va bensì sottolineata per rendere il giusto merito ad un’artista in grado di appassionare il proprio pubblico. Il concerto prosegue con “Sembra impossibile”, “Girasole”, un accenno di “Quello che sei per me” dei 99 Posse e l’incredibile bellezza di “Gocce di memoria”, un capolavoro assoluto.

Giorgia @ Teatro  PalaPartenope Ph Luigi Maffettone

Giorgia @ Teatro PalaPartenope Ph Luigi Maffettone

Subito dopo Giorgia scende tra il pubblico ed esegue un lungo medley su una pedana posizionata in fondo al parterre del Teatro: “Nasceremo”, “Come Thelma &Louise”, Infinite volte”, “Parlo con te” sono i brani scelti da Giorgia per il contatto ravvicinato con occhi, cuore e orecchie innamorati di lei e della sua voce.

Giorgia @ Teatro  PalaPartenope Ph Luigi Maffettone

Giorgia @ Teatro PalaPartenope Ph Luigi Maffettone

“Il mio giorno migliore”, “Per fare a meno di te”, “La gatta”, “Pregherò”, Chiara luce” e poi, ancora, “Vivi davvero”, “Marzo”, “La mia stanza”, “Tu mi porti su”, “Di sole d’azzurro” (con parte del testo cantata in inglese) sono i pennelli con cui Giorgia dipinge il proprio autoritratto artistico in un saliscendi di emozioni.

Giorgia @ Teatro  PalaPartenope Ph Luigi Maffettone

Giorgia @ Teatro PalaPartenope Ph Luigi Maffettone

Divertente la parentesi dedicata al momento “Joke” in cui l’artista ha ripercorso, a grandi linee, quel lontano e fortunato 1994, l’anno di “E Poi”, forse l’unico brano più lungo del concerto, eseguito con calma e particolareggiata cura per ogni singolo dettaglio, senza trascurare, infine, la grinta di “Io fra tanti”, il brano che chiude la scaletta e non a caso. “Prima inter pares”  Giorgia Todrani conserva l’umiltà di venti anni fa ma è, a tutti gli effetti, la regina indiscussa del soul.

Raffaella Sbrescia

Fotogallery a cura di: Luigi Maffettone

Giorgia @ Teatro  PalaPartenope Ph Luigi Maffettone

Giorgia @ Teatro PalaPartenope Ph Luigi Maffettone

Giorgia @ Teatro  PalaPartenope Ph Luigi Maffettone

Giorgia @ Teatro PalaPartenope Ph Luigi Maffettone

Alcuni membri della band @ Teatro  PalaPartenope Ph Luigi Maffettone

Alcuni membri della band @ Teatro PalaPartenope Ph Luigi Maffettone

Giorgia @ Teatro  PalaPartenope Ph Luigi Maffettone

Giorgia @ Teatro PalaPartenope Ph Luigi Maffettone

 

 

I The Vamps presentano “Meet The Vamps Italian Edition”

the vampsThe Vamps è una  boy band inglese, formatasi nel 2012 e composta da Connor Ball, Tristan Evans, James McVey e Bradley Simpson. Il gruppo ha pubblicato, proprio oggi 20 maggio, una versione dell’album intitolato “Meet The Vamps”, dedicata ai fan italiani,  comprensiva di DVD, dandole il titolo di “Meet The Vamps Italian Edition”.

Questa speciale edizione contiene 15 brani inediti e un poster con le  foto inviate dai fan italiani, realizzate nel corso del Vamparty di Roma, tenutosi lo scorso febbraio. In attesa dell’appuntamento che li vedrà a Milano, il prossimo 21 maggio, cerchiamo di scoprire che tipo di musica propongono questi ragazzi così amati in Italia e nel mondo. Pezzi come “Wild Heart”,  “Can we dance” e “Last Night” sono considerate ormai delle hit e, a giudicare da quanto ascoltato, ci sarebbe da dire che la formula del loro successo è racchiusa in una ricetta ormai consolidata: sonorità orecchiabili, melodice catchy e non troppo impegnate, fisionomie rientranti negli standard dei canoni della bellezza 2.0

Ad onor del vero bisogna aggiungere, però, che questi 4 ragazzi sono tutti musicisti, e, pur auspicando un ampio margine di migliorabilità, è giusto dare loro atto del fatto che scrivono e suonano le loro cose da soli. Tra guizzi folk e lunghe immersioni nel power pop, nel loro disco spuntano le parentesi più acustiche di “Another World”, “Risk it all” e “She was the one”. “Move My Way”  e “High Hopes” prendono chiara ispirazione dallo stile dei colleghi McFly. Sebbene sia comprensibile la stima e l’ammirazione dei The Vamps verso la tipologia di approccio al “nu pop” del gruppo britannico, questa forte somiglianza potrebbe andare a loro stesso discapito. Quel che è giusto dire, allora, è che, nonostante un primo progetto contenente del buon materiale, i The Vamps sono ancora talmente giovani da avere non solo il diritto ma anche, e soprattutto, il dovere di osare, ricercare, capire, sperimentare e mettersi alla prova per costruire un percorso che possa essere durevole nel tempo.

Raffaella Sbrescia

Video: “Last Night”

Intervista a Gabriele Vegna: “Pittura, energia per comunicare, pura e impalpabile”

Keith Richards. Ritratto di Gabriele Vegna

Keith Richards. Ritratto di Gabriele Vegna

Gabriele Vegna è un artista che vive e lavora a Milano.  Scelto tra gli iscritti di Piazza delle Arti, la piattaforma che mette in contatto artisti e aspiranti e mecenati, Vegna si è avvicinato alla pittura molti anni fa e, nel corso del tempo, ha concentrato la propria ispirazione e la propria energia verso la musica rock, intesa non solo come colonna sonora di una generazione ma anche, e soprattutto, come un modo per  riuscire a scarnificare e poi rigenerare, in maniera indelebile, il pensiero, il costume e il modo di vivere di tutto il mondo. Reduce dall’esposizione dei propri quadri presso il locale milanese Ronchi 78 di Giacomo Bertacchi, appassionato di musica e titolare dell’etichetta musicale Palbert Music, Gabriele Vegna ha omaggiato Ritratti di note  con questa intervista in cui l’artista ha ripercorso le proprie fasi artistiche e ci ha aperto le porte del suo pensiero.

Cos’è per lei la pittura?

Per me la pittura è ancora una grande passione. Ho iniziato a dipingere, casualmente, non molti anni fa; avevo bisogno di uno specchio e ne decorai la cornice. Da allora iniziai a dipingere con continuità, prima soggetti geometrici, poi la figura umana, e a ogni quadro riuscivo sempre di più ad affinare la tecnica.

Da cosa nasce l’energia per dipingere?

Nasce dalla voglia di mettermi in gioco quotidianamente. È una sfida con me stesso per provare a dipingere dei soggetti sempre più complicati. Ogni volta che inizio un nuovo quadro, mi domando sempre se sarò in grado di farlo.

Ritratto di Gabriele Vegna

Ritratto di Gabriele Vegna

Quali sono i passaggi che hanno preceduto il suo avvicinamento alla pittura?

Dopo gli studi ho iniziato a lavorare in uno studio di architettura come junior designer. Successivamente ho partecipato, come assistente scenografo, al festival lirico Opera Barga  (Lucca), dove ho contribuito a realizzare l’allestimento delle opere Demetrio e Polibio di Gioacchino Rossini e La Traviata di Giuseppe Verdi. All’inizio degli anni ’80 anni ho collaborato per alcuni studi fotografici e di pubblicità, sino ad affermarmi come producer in uno dei principali network di comunicazione internazionali, dove ho realizzato molte campagne pubblicitarie per note aziende.

Ci racconta i suoi lavori maggiormente rappresentativi?

Con i miei lavori cerco di omaggiare i musicisti che con la loro musica mi hanno sempre accompagnato. I miei preferiti sono da sempre i Rolling Stones, in particolare Keith Richards. Gli Stones sono stati spesso additati come nemici pubblici, per la loro immagine definita oltraggiosa. Immagine basata sugli scandali, sulla droga e sugli eccessi di cui la loro carriera è sempre stata costellata. Rappresentare Beggars Banquet è stato impegnativo, sia per la complessità del soggetto che per le dimensioni (m.2×1), ma sono stato gratificato, il dipinto è stato acquistato da una fondazione. Con la finalizzazione di questo lavoro ho capito che mi potevo spingere oltre nel creare lavori ancora più complicati.

Qual è la sua cifra stilistica, qualora ce ne fosse una in particolare?

Ritraggo i personaggi nella maniera più realistica possibile, per le mie capacità, cercando di conferire loro più “anima” con l’uso di colori dai toni caldi, in modo da accentuarne il contrasto e i chiaroscuri. La mia pittura è un interpretativo omaggio alla British Pop Art, in modo particolare alla pittura di Peter Blake che di quella corrente artistica è considerato il padre.

Perché molti dei suoi dipinti omaggiano la musica rock?

La musica rock è stata la colonna sonora della mia generazione, da molti definita “folle”, ma capace di creare l’irriverente genialità della Controcultura, e i musicisti che danno vita alle mie opere ne sono stati fra le bandiere. Icone di una generazione dalle forti tensioni e contraddizioni che, con la forza delle proprie idee, è riuscita a scarnificare e poi rigenerare, in maniera indelebile, il pensiero, il costume e il modo di vivere delle persone in ogni parte del mondo. Controcultura che è diventata, con pieno diritto, patrimonio della cultura collettiva. Quei musicisti ne faranno parte per sempre.

Jimi Hendrix. Ritratto di Gabriele Vegna

Jimi Hendrix. Ritratto di Gabriele Vegna

Quali icone, in particolare, hanno scaturito un interesse artistico nella sua anima?
Sono molti, per citarne alcuni: Jeff Beck, Steve Winwood, Frank Zappa, Jimi Hendrix, che ho avuto la fortuna di vedere in concerto, a Milano nel 1968, quando avevo 15 anni e Keith Richards. Credo che Richards rappresenti l’icona che meglio rappresenta il rock, con le rughe scolpite da una vita vissuta senza risparmiarsi, le mani deformate dalle migliaia di accordi suonati, il look stravagante e volutamente trascurato, ma è sopratutto un chitarrista, oltre che un compositore, ineguagliabile e i suoi riff sono e saranno sempre materia di studio per le future generazioni di musicisti. Frank Zappa. Il GENIO. Spirito libero dalla mente acuta. Musicista, compositore e scrittore di testi irriverenti. Nemico di ogni tipo di droga, del falso moralismo, dell’ipocrisia sessuofoba, del capitale. Frank Zappa, forse, è stato il musicista che meglio ha saputo sperimentare stili e linguaggi artistici differenti. Creatore di uno stile musicale inconfondibile, le sue composizioni non sono etichettabili. La sua musica è una perfetta miscellanea di rock’n’roll, blues, musica contemporanea e jazz, elaborata con intelligenza e personalità musicale.

Cosa pensa della piattaforma Piazza delle Arti?

Molto utile per far conoscere artisti che non hanno possibilità di esporre i loro lavori. L’idea dei mecenati trovo che sia un punto di forza di Piazza della Arti. Purtroppo sta diventando una cattiva abitudine corrente chiedere soldi a chi intende esporre. La maggior parte di queste “mostre” a pagamento servono solo per spillare soldi e non portano nulla di concreto. Piazza delle Arti si pone come una valida alternativa al tradizionale circuito delle gallerie d’arte, sempre più difficile da raggiungere, le gallerie ormai difficilmente investono negli artisti non affermati.

Che riscontro ha avuto l’esposizione al Ronchi 78?

A dire il vero non molto, a parte un paio di persone interessate ai miei lavori… interesse che però non si è concretizzato. Il vero riscontro è questa intervista, oltre ad alcune recensioni sull’esposizione che sono state pubblicate su vari siti. Anche se preferisco non esporre nei locali, con Ronchi 78 è stata comunque una buona esperienza. I proprietari del locale sono persone cordiali e gentili, fra l’altro Max si occupa di musica, credo che abbia una sua etichetta e permette a molti  musicisti di esibirsi nel suo locale.

Ritratto di Gabriele Vegna

Ritratto di Gabriele Vegna

A cosa sta lavorando attualmente?

Inerente alla pittura sto realizzando dei nuovi soggetti, a ottobre intendo organizzare una nuova personale. Altri progetti, sto ultimando la stesura di un romanzo, altra mia passione è scrivere e, non ultimo, sto cercando di realizzare il mio sogno nel cassetto, quello di aprire uno spazio espositivo che, oltre ad accogliere i miei lavori, permetta anche ad altri artisti di esporre, naturalmente senza chiedere loro alcun contributo.

Quali prospettive ci saranno per la pittura in futuro?

Di artisti giovani e talentuosi ce ne sono molti e davvero bravi, prima o poi verranno scoperti. Anche se attualmente le gallerie d’arte stanno attraversando un periodo di forte crisi, credo che il talento, prima o poi, venga sempre premiato.

Si ringraziano Gabriele Vegna e Sara Bricchi per Parole e Dintorni

Raffaella Sbrescia

Arisa, “Quante parole che non dici”. La recensione del video e del singolo

se-vedo-te-cd-cover-arisa“Quante Parole che non dici” è il nuovo singolo di Arisa, tratto dall’album intitolato “Se vedo te”. In radio, da Venerdì 25 Aprile, il testo scritto dal cantautore Antonio Di Martino per Arisa racconta in maniera intima e delicata l’emozione di una personalità che si evolve nel tempo e che trova la forza per lasciarsi alle spalle il passato. Il brano, carico di pathos, trova una naturale trasposizione nelle immagini girate da Gaetano Morbioli nella terra d’origine della vincitrice dell’ultima edizione del Festival di Sanremo, ovvero la Basilicata. Il confronto e il dialogo sono cose che ci occorrono in ogni singolo giorno della nostra vita per imparare a crescere a rapportarci con l’altro ma, sempre più spesso, ci risulta difficile dire “tutte le nostre parole” e questa difficoltà causa blocco, implosione, chiusura, confusione. Arisa si libera dalle barriere, fisiche, metafisiche, spirituali  e mette nero su bianco questo suo racconto attraverso delle belle immagini girate tra foglie di boschi, la Grotta delle Meraviglie di Maratea e la bellissima Spiaggia Nera di Marina di Maratea, una terra trasparentemente selvaggia.
“Quante parole che non dici e vorresti gridare, con il tempo vedrai esploderanno tutte nello stesso momento, tutte fino a farti sentire meglio”, canta Arisa, raccontando attimo per attimo la risalita di un flusso di pensieri che, pian piano, si amalgamano fino a diventare parola. “Le frasi si sommano, diventano delle addizioni, dei labirinti di coniugazioni. Uscirne è difficile, puoi rischiare di naufragare in un lago di virgole. Ma perché vuoi spiegare l’amore? Sono solo due numeri prima da calcolare!”.

Arisa si spoglia delle paure e delle incertezze e, alla fine del viaggio, un tuffo rigeneratore laverà via le lacrime e la paure del passato per provare a ricominciare tutto daccapo.

Raffaella Sbrescia

Video: Quante parole che non dici”

Nutella compie 50 anni “A little bit of love” a Napoli con Mika

 Nutella50bDay Ph Roberto Panucci

Nutella50bDay Ph Roberto Panucci

La Nutella, la crema di nocciola più famosa al mondo, l’icona del marchio Ferrero, ha compiuto 50 anni e, per festeggiare degnamente questo mezzo secolo di vita, i festeggiamenti, in grande stile, si sono tenuti presso Piazza Plebiscito a Napoli. Fin dalle prime ore del mattino, intere famiglie si sono riversate in piazza per gustare una fetta di pane e nutella e godere delle iniziative di intrattenimento organizzate per l’occasione.

Raiz  @ Nutella50bDay Ph Roberto Panucci

Raiz @ Nutella50bDay Ph Roberto Panucci

Col sopraggiungere del pomeriggio, l’attesa maratona musicale ha preso il via con l’intensa carica mediterranea di Raiz e gli Almamegretta per poi proseguire con la classe, la moderata sensualità e trasparenza della voce di Simona Molinari ed il sax del leggendario James Senese, fervido rappresentante di quel Neapolitan Power di cui c’è ancora tanto bisogno.

James Senese  @ Nutella50bDay Ph Roberto Panucci

James Senese @ Nutella50bDay Ph Roberto Panucci

Ad intervallare i vari settaggi del palco l’animazione piuttosto discutibile degli speaker di Radio Dimensione Suono, forse tramortiti da una presenza di persone tanto massiccia. A rappresentare il Comune di Napoli è stato l’Assessore alle Politiche giovanili Alessandra Clemente la quale ha entusiasticamente annunciato l’imminente partenza della nuova edizione di “Giugno dei giovani”.

Arisa  @ Nutella50bDay Ph Roberto Panucci

Arisa @ Nutella50bDay Ph Roberto Panucci

Alle 19.15 è Arisa a salire sul palco: poco prima del suo intervento musicale, l’artista  accenna, simbolicamente, qualche verso dell’eterna “Reginella” con un risultato non propriamente all’altezza così come si rivelano a tratti inappropriate le scelte degli arrangiamenti dei brani in scaletta: da “Malamoreno” a “Sincerità”, insolitamente rivisitata in chiave reggae”, passando per una poco convincente versione di “Personal Jesus” dei Depeche Mode, seguita da “La notte”, “Cuccurucu” di Battiato”, la sanremese “Controvento” ed il nuovo singolo intitolato “Quante parole che non dici”.

Giuliano Palma @ Nutella50bDay Ph Roberto Panucci

Giuliano Palma @ Nutella50bDay Ph Roberto Panucci

Il tempo scorre implacabile, l’attesa per il concerto di Mika cresce di minuto in minuto ma prima di lui c’è il re delle cover, ovvero Giuliano Palma che, in un attimo, fa ballare la piazza, ormai gremita da ore, sulle note di “La mia solitudine sei tu”, il festivaliero “Così lontano”,Che cosa c’è”, in salsa ska, l’immancabile “Tutta mia la città” e una bella versione di “Messico e nuvole”.

Mika  @ Nutella50bDay Ph Roberto Panucci

Mika @ Nutella50bDay Ph Roberto Panucci

I tecnici sono in fermento, l’intrattenimento è ormai fiacco, non c’è tempo da perdere, alle 21.30 in punto arriva il clou della festa cioccolatiera: Mika sale sul palco per l’unico concerto estivo di questo 2014 al giro di boa. Effervescente, brillante ed energico, l’artista libanese conquista il pubblico con la sua verve sorniona. Il falsetto, ormai suo marchio di fabbrica, si associa ad una buona parlata italiana di cui l’artista fa sfoggio da qualche mese, grazie alla recente partecipazione al Reality show X Factor.

Nutella50bDay Ph Roberto Panucci

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Lo show inizia sulle note di “Relax, Take it Easy”, una dedica a chi, come sempre, sfrutta questi grandi eventi, come occasione per parlare a vanvera, a torto, a ruota libera. Lo show prosegue con “Grace Kelly”, “Blue Eyes”, l’amatissima “Rain” e la versione italiana di “Stardust”, cantata in duetto con Chiara Galiazzo, ospite a sorpresa della serata.

Mika @ Nutella50bDay Ph Roberto Panucci

Mika @ Nutella50bDay Ph Roberto Panucci

Il re delle hit è scatenato, non si ferma un attimo, salta in lungo e in largo e sottolinea più volte il suo entusiasmo per il fatto di suonare per la prima volta a Napoli. In effetti un pizzico di incredulità la si può osservare anche negli occhi dei tantissimi ragazzi accorsi in uno dei luoghi più vissuti della città. Il concerto prosegue con “Billy Brown”, “Blamelt on the Girls”, “Big girl”, “Underwater”, accompagnata da un tripudio di luci di cellulari, fotocamere e tablet. L’aria è elettrica e Mika sa come entusiasmare il pubblico con “Celebrate”, “The Origin Of love”, in un’inedita versione italiana cantata in duetto con Chiara.

Mika  @ Nutella50bDay Ph Roberto Panucci

Mika @ Nutella50bDay Ph Roberto Panucci

“A little bit of love”, canta Mika in “Happy Ending”, suggellando il momento più speciale del concerto. Il tempo è tiranno, l’incantesimo sta per spezzarsi non prima che l’artista si scateni ancora un po’ sulle note di “Love Today”, e “Lollipop”, anch’essa italianizzata per l’occasione e cantata in compagnia della Galiazzo, ormai da tempo nelle grazie della star mondiale. Il concerto volge al termine, “We are golden” è l’ultima canzone in scaletta, fiumi umani di persone lasciano inerme Piazza Plebiscito, spogliata di sogni e vestita di bottiglie di vetro e cartacce. Ci piacerebbe davvero che eventi così possano ripetersi molto più spesso per far sì che Napoli torni a splendere e che non sia solo una zucca raramente travestita da carrrozza.

Raffaella Sbrescia

Fotogallery a cura di: Roberto Panucci

Mika  @ Nutella50bDay Ph Roberto Panucci

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Giuliano Palma  @ Nutella50bDay Ph Roberto Panucci

Giuliano Palma @ Nutella50bDay Ph Roberto Panucci

Il pubblico  @ Nutella50bDay Ph Roberto Panucci

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Arisa  @ Nutella50bDay Ph Roberto Panucci

Arisa @ Nutella50bDay Ph Roberto Panucci

Palma  @ Nutella50bDay Ph Roberto Panucci

Palma @ Nutella50bDay Ph Roberto Panucci

Arisa  @ Nutella50bDay Ph Roberto Panucci

Arisa @ Nutella50bDay Ph Roberto Panucci

James Senese @ Nutella50bDay Ph Roberto Panucci

James Senese @ Nutella50bDay Ph Roberto Panucci

Simona Molinari  @ Nutella50bDay Ph Roberto Panucci

Simona Molinari @ Nutella50bDay Ph Roberto Panucci

Simona Molinari  @ Nutella50bDay Ph Roberto Panucci

Simona Molinari @ Nutella50bDay Ph Roberto Panucci

Raiz e gli Almamegretta @ Nutella50bDay Ph Roberto Panucci

Raiz e gli Almamegretta @ Nutella50bDay Ph Roberto Panucci

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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