Festival di Sanremo: le canzoni del venerdì

manifesto sanremoGrandi duetti per grandi canzoni italiane in occasione di Sanremo Club, la serata del venerdì in cui il Festival della Canzone italiana darà ai concorrenti la possibilità di interpretare un grande successo del passato. Nella 64ma edizione della kermesse i 14 campioni in gara proporranno, dunque, un classico del repertorio di grandi cantautori.

  • Antonella Ruggiero – “Una miniera” di New Trolls
  • Arisa con i Whomadewho – “Cuccurucucu” di Franco Battiato
  • Cristiano De André -”Verranno a chiederti del nostro amore” di Fabrizio De André
  • Frankie Hi-Nrg con Fiorella Mannoia – “Boogie” di Paolo Conte
  • Francesco Renga – “Un giorno credi” di Edoardo Bennato
  • Francesco Sarcina – con Riccardo Scamarcio canta “Diavolo in me” di Zucchero
  • Giuliano Palma –  ”I say i’ sto cca’” di Pino Daniele
  • Giusi Ferreri con Alessio Boni e Alessandro Haber – “Il mare d’inverno” di Enrico Ruggeri
  • Noemi - “La costruzione di un amore” di Ivano Fossati
  • I Perturbazione con Violante Placido – “La donna cannone” di Francesco De Gregori
  • Raphael Gualazzi e Bloody Beetroots con Tommy Lee – “Nel blu dipinto di blu” di Domenico Modugno
  • Renzo Rubino con Simona Molinari – “Non arrossire” di Giorgio Gaber
  • Riccardo Sinigallia con Paola Turci, Marina Rei e Laura Arzilli – “Ho visto anche degli zingari felici” di Claudio Lolli
  • Ron – “Cara” di Lucio Dalla

Swell 99: “Sentite cosa riusciamo a fare”

Swell99

Swell99

Tra graffi grunge e melodie di matrice rock alternative, importate direttamente da oltreoceano, il rock dei marchigiani Swell99 giunge a “Life”, il secondo album in studio della band che, dopo quasi quindici anni di instancabile gavetta, ha varcato ufficialmente le soglie del limbo. Carlo Spinaci (voce ), Carlo Ciarrocchi (chitarre), Maxi Canevaro (chitarre), Michele Pierini (basso), Lorenzo Eugeni (batteria) si raccontano senza filtri, lasciando emergere la forza di un legame prima di tutto umano, oltre che musicale.

Quando è cominciato il vostro percorso di vita insieme e come si sono evoluti il vostro rapporto e, parallelamente, la vostra musica nel corso degli anni?

Siamo 5 amici, da sempre legati per qualche motivo (di parentela o conoscenza in comune), che nutrivano gli stessi gusti musicali, da lì è nato tutto. Sono molti anni ormai che condividiamo la musica come band e le tappe più importanti sono state segnate proprio dai momenti in cui la crescita personale, come musicisti e come uomini, ha potuto tradurre in “note” la fine di ogni percorso di ricerca, mettendole a disposizione della band.

Quali sono stati i vostri punti di riferimento iniziali e, quali, invece, sono stati quelli scoperti più recentemente?

Da sempre (e sempre lo sarà), la musica di Seattle degli anni ’90 mentre, per quanto riguarda le più recenti, tutte le nuove band Post Grunge e Hard Rock, contaminate oggi nelle loro post produzioni da campionature di suoni elettronici.

Che differenze ci sono nell’approccio alla musica tra di voi?

C’è chi riesce meglio a scrivere le ballad e chi invece riesce a portare riff più cattivi o tirati, chi preferisce ritmi di batteria più sincopati o chi preferisce un 4/4 dritto facendo della voce l’elemento determinante… La cosa migliore è che tutta la band riesce ad adattarsi e condividere i gusti individuali nella maniera più facile e collaborativa.

LIFE SWELL 99Da cosa nasce, a cosa s’ispira e cosa intende comunicare l’album “Life”?

“Life” vuol dire: “siamo arrivati fino a qui, eccoci, ci siamo ancora, nonostante l’età e gli impegni, non smettiamo mai di portare avanti ciò che facciamo da più di 20 anni e probabilmente non smetteremo mai… Sentite cosa riusciamo a fare”. LIFE è la voglia di far ascoltare qualcosa di più potente, veramente rock, nei suoni e nelle composizioni, qualcosa di completamente diverso dal primo lavoro. Seppur non al 100% originale, siamo soddisfatti del nostro sforzo.

“Non è la fine” è il terzo singolo estratto dal vostro ultimo lavoro discografico. Si tratta di un brano molto intenso, raccontateci qual è il messaggio che esso contiene.

Il testo è nato nel sonno e ricordo Carlo raccontare di essersi subito alzato ed aver scritto testo e musica. È molto personale e credo riporti sempre un filo logico più o meno forte con una storia passata che lui ha avuto e l’ha lasciato veramente KO quando è fini, sicuramente è l’unica storia d’amore che l’ha ferito e ritorna sempre nei suoi testi. Quando una donna ti lascia senza spiegazioni, ti rimane il pungiglione avvelenato dentro e ci devi convivere con la delusione e la rabbia…

Qual è il bilancio del gruppo e quali sono i nuovi obiettivi che vi siete posti per il futuro?

Il bilancio è buono. Ora abbiamo bisogno di nuovi stimoli. Vogliamo già lavorare al nuovo disco  e cercare di farlo tutto in Italiano… Tutti stiamo lavorando per prenotare date e rifare da spalla a qualche “grande”.

Dove e quando potremo ascoltarvi dal vivo?

4 Aprile al Drunk ‘n Public! Per gli altri aggiornamenti seguiteci su www.facebook.com/swell99 o www.swell99.com.

Raffaella Sbrescia

Video: “Urlo”

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L’intervista a Rita Pavone: 50 anni di carriera e un tour alle porte

Rita Pavone

Rita Pavone

Nel corso della sua cinquantennale carriera, Rita Pavone è riuscita a conquistare svariate generazioni di pubblico attraverso la sua proverbiale grinta e la sua travolgente personalità. Spirito libero ed indomabile, Rita ha costruito la sua vita e la sua carriera pezzo dopo pezzo e con grandi soddisfazioni. Oggi, grazie all’eccezionale riscontro avuto dal suo nuovo doppio studio album “Masters”, Rita Pavone si prepara a tornare sui palchi di tutta Italia con “Live2014”, il tour che la vedrà protagonista di 6 imperdibili concerti: 6 maggio - Milano (Gran Teatro Linear4 Ciak), 13 maggio a Napoli (Teatro Augusteo), 8 maggio – Bologna (Teatro Manzoni), 10 maggio – Ancona (Teatro Muse), 20 maggio – Torino, (Teatro Colosseo), 24 maggio – Padova (Gran Teatro Geox). Per info su location, date e biglietti www.tridentmanagement.it

Chi era Rita Pavone nel 1959 e chi è Rita Pavone oggi? Facendo un parallelo tra il passato ed il presente, cosa è rimasto uguale nel tempo e cosa è cambiato nella Sua persona?

Oggi come allora c’è la stessa grande gioia e voglia di cantare ma, certo, sono cresciuta in questi 50 anni , ho vissuto tante esperienze, sia professionali che umane diverse, ho imparato a gestire sia gli alti che i  bassi della vita, ho visto mezzo mondo, letto moltissimi libri, accresciuto la mia curiosità e la mia voglia di fare sempre qualcosa di nuovo.  Il desiderio di mettermi sempre in gioco è qualcosa che fa parte del mio carattere. Mai stata ingenua, forse neanche a 17 anni,  ma sicuramente ho acquisito maggiore consapevolezza di me stessa, dei miei limiti, come delle mie qualità e ho imparato a  gestire in prima persona la mia carriera e, più in generale, la vita di moglie, madre e donna.

In una recente intervista ha dichiarato  che “Masters” è il disco che voleva fare da ragazza e che ha tenuto nel cassetto per 50 anni. Ci racconta come e quando le è venuta la voglia di rendere questo sogno reale? Quali sono state le fasi di lavorazione del disco e come è avvenuta la costruzione dei brani in italiano?

E’ vero, l’idea l’ho sempre avuta, è nata con i miei esordi . “Masters” è l’album che volevo fare da 50 anni con le canzoni che ascoltavo da ragazzina, prima  ancora di avere successo. Mio padre aveva un amico marinaio che subito dopo la guerra gli portava i dischi americani che in Italia non conosceva nessuno. Sono cresciuta con quelli. Mentre in Italia tutti erano abituati a canzoni come “Buongiorno tristezza” di Claudio Villa, io, già a 12 – 13 anni, avevo il rock addosso e mi piacevano lo swing, il jazz, i grandi autori o interpreti americani come Bobby Darin, Burt Bacharach, Fats Domino, Gene Vincent, Tony Bennett. Loro sono i miei maestri perciò ho intitolato il mio doppio CD “Masters” riferendomi al duplice significato della parola – come “Maestri ispiratori” e come le matrici dei dischi.

Non ho potuto farlo prima perché, da me, i discografici si aspettavano altro. Poi, dopo essermi fermata per qualche anno,  mi sono detta “o adesso o mai più” e, in due anni, mi sono prodotta tutto da sola: scegliendo canzoni che avessero una storia, chiedendo le autorizzazioni alle major americane, trovando un arrangiatore, Enrico Cremonesi, straordinario,  con una versatilità e una eleganza rara, ma  soprattutto capace di avere di suo quel  tipico “ritardo” che nello swing è una dote innata, e poi collaborando per la traduzioni con numeri uno assoluti come Lina Wertmuller, Enrico Ruggeri e Franco Migliacci, perché volevo che le traduzioni  italiane avessero un’anima e potessero essere “moderne”.  Naturalmente ho voluto il meglio anche nella produzione affidando il mixaggio dell’ album al 4 volte Grammy Awards, James “ Bonzai“  Caruso  e masterizzandolo al  Metropolis  Studio  di  Londra  con  John Davis,  che collabora abitualmente con gli U2- The Enemy -Lana Del Rey e i  Led Zeppelin. Quest’ultimi gli hanno regalato proprio quest’anno un Grammy  per il mastering del loro ultimo album . Sono molto contenta del risultato finale e  sono ancora più contenta di come sia stato accolto questo disco sia dal pubblico che dai media.

Circa 9 anni fa lasciò volontariamente le scene per ritirarsi a vita privata. Cosa l’ha spinta a ritornare a fare musica e cosa le è mancato di più in questi anni?

Diciamo che all’inizio non mi mancava proprio nulla, anzi. Finalmente potevo fare tutte quelle cose che fin dai sedici anni  mi erano un po’ mancate … fare il bagno e prendere il sole tranquillamente senza aver paura di perdere la voce, alzarmi al mattino, prendere lo spazzolino e decidere di andare a Londra, stare con gli amici … Ma c’è poco da fare, se uno nasce “cantante”, alla fine il desiderio di tornare a cantare prevale.

Com’è il suo rapporto con i fan?

Straordinario. Sono loro che hanno sempre creduto in me e, giorno dopo giorno, mi hanno sempre sostenuta e spronata a ritornare  sulle scene. E’ un rapporto quasi familiare, continuo e consolidato, contraddistinto da un affetto che sento di dover contraccambiare sempre.

rita 3Sulla sua pagina Facebook Lei è sempre molto presente. Cosa pensa dei social networks e di Internet?

I social e Internet sono una innovazione straordinaria perché consentono di dialogare , di confrontarsi, di condividere  esperienze progressivamente e continuativamente, anche a centinaia, migliaia di chilometri di distanza e la  loro immediatezza è un innegabile  plus valore. Trovo, però, terribile che l’anonimato venga sfruttato, alle volte, per scatenare polemiche o, peggio ancora, insulti e aggressioni verbali che non fanno onore alla nostra razza.  E’ un vero peccato che alcune persone usino il fantastico e meraviglioso dono della parola, del pensiero, della dialettica, per offendere. E’ un insulto prima di tutto al proprio essere uomini.

Nel corso della sua carriera ha venduto più di 50 milioni di dischi. Quali sono stati i momenti chiave del suo percorso artistico?

Sicuramente la vittoria al  Festival degli Sconosciuti di Ariccia nel 1962, che mi consentì non solo di pubblicare il mio primo 45 giri con la RCA (“La partita di pallone”), ma anche di conoscere il mio futuro marito, Teddy Reno: quest’anno festeggeremo insieme con i nostri due figli Alex e Giorgio, 47 anni di matrimonio. E pensare che all’epoca fu un vero scandalo, un matrimonio osteggiato da tutti … Chi l’avrebbe mai detto! Nell’estate del ’63, invece, riuscii a convincere la discografica – che era contraria perché reputava il brano troppo “adulto” per me – di  farmi incidere “Cuore”, in assoluto il brano che amo di più di tutto il mio repertorio e che mi rappresenta. Fondamentali per la mia crescita anche tutti gli show televisivi  da me condotti negli anni sessanta, che mi hanno vista con Morandi,  con Raimondo Vianello, con Gino Bramieri, le Kessler, Mina, e sicuramente a fine ’64 lo sceneggiato televisivo “Il Giornalino di Gianburrasca” con le musiche di Nino Rota arrangiate da Luis Bacalov e i testi e la regia di Lina Wertmuller. Ma anche il cinema, con Giancarlo Giannini, con Totò, con la Masina.  E il teatro anni dopo. Voglio ricordare  nel 1995, con “La dodicesima notte”, diretta da Franco Branciaroli e  nel 1996/’97  “La Strada“ di Fellini con la regia di Filippo Crivelli.  Poi, naturalmente,  le tournée e i viaggi di promozione all’estero a cominciare dagli Stati Uniti, negli anni ’60, dove ho avuto l’onore di essere ospite per ben cinque volte dell’Ed Sullivan Show .

Quali sono state le emozioni più ricorrenti di una vita trascorsa in giro per il mondo con la propria musica?

Innanzitutto la grande opportunità di parlare e di  incontrare persone diverse per storia e per usi e consuetudini,  ma anche la possibilità di ampliare le proprie conoscenze, di soddisfare la mia curiosità innata che poteva sentirsi “stretta” nei confini nazionali.

Lei ha partecipato tante volte al Festival di Sanremo. Ci tornerebbe? Magari in veste di super ospite?

In verità nel corso della mia, ormai più che cinquantennale, carriera,  io, alla gara,  vi ho preso parte solo tre volte : nel ’69 , nel ’70 e nel ’72 . Poi una volta come ospite d’onore nel 1975 insieme ad  Erminio Macario, a seguito del grande successo teatrale  di “Due sul pianerottolo“, una commedia con musiche che, all’epoca, sbancò i botteghini di tutt’Italia. Infine, vi ho partecipato, in un’unica serata, nel 2005, proprio quando diedi l’addio alle scene, quale ospite di Toto Cutugno in un duetto.  Alla luce di tutto questo non si può di certo  considerarmi   habituè  della rassegna  sanremese…

 Tornare in gara? Al momento lo escluderei. Francamente  non è mai stato nelle mie corde partecipare  a competizioni dove le canzoni  vivono  di pochi attimi . Ciò nonostante, essendo Sanremo, ormai da  lungo tempo, l’unica manifestazione  a carattere musicale rimastaci , pur storcendo il naso, quando ho manifestato il desiderio di parteciparvi  per far conoscere un’altra parte di me come artista, ad esempio, quale cantautrice,  non mi è mai stato concesso… Debbo dire che attualmente, con le  modifiche apportate  al regolamento di gara,  secondo le quali non è prevista l’esclusione degli interpreti  la prima sera, si consente che i brani più “ difficili “ possano essere assorbiti dal pubblico in un arco di  ben cinque serate. Ho, invece, dei seri  dubbi  sulla bontà di far scegliere al pubblico, e non all’artista,  quale  tra le due canzoni proposte  sia quella che egli dovrà portare in finale. Mentre trovo bello e utile poter permettere all’ interprete  di proporre le su due anime  – magari  cantando un brano lento prima  e per secondo  uno più grintoso  – penso, invece, che questa scelta  dovrebbe  essere assolutamente  lasciata all’ artista,  la  cui responsabilità è quella  di poter “ correre” con la macchina che ritiene migliore.

Se sbaglia la scelta?  Beh, peggio per lui. Ma almeno avrà giocato tutte  le sue carte credendoci pienamente.

Che opinione ha dei talent show e cosa consiglierebbe ai giovani desiderosi di farsi strada nel mondo della musica?

I talent sono un’ottima occasione per i giovani e hanno rivelato alcuni  interpreti decisamente interessanti come Alessandra Amoroso, Emma, Marco Mengoni, tanto per citarne alcuni. Temo solo che la fama e la notorietà immediata che regalano trasmissioni di questo tipo possano non preparare i giovani ad affrontare eventuali momenti di calo e di crisi che facilmente  si avvicendano durante una carriera. Così come credo che la facilità di immagine che garantiscono i talent  show  (abiti, trucco, look, coreografie, scenografie, luci)  possano finire per bloccare la crescita della personalità e del carattere di questi giovani interpreti. Quello che mi sentirei  quindi di consigliare a questi ragazzi è di cercare di far valere sempre , e sempre di più, la propria personalità e la propria creatività artistica, magari  riflettendo a fondo sulle scelte dei brani che intendono proporre nei loro primi  dischi, perché talvolta, anche se firmati da autori rinomati, possono  rivelarsi  non  rispondenti  alle inclinazioni musicali o vocali dell’artista esordiente . E se si sbaglia il primo passo, sarà difficile riuscire a fare il  secondo.

rita 2A maggio ci sarà il suo nuovo ed attesissimo tour. Solo pochi giorni fa sono state annunciate 4 nuove date. Che tipo di concerto proporrà al suo pubblico?

Trovo giusto regalare al pubblico quello che ha amato di mio in tutti  questi anni, per cui porterò in scena molti brani  del mio repertorio storico, ma  desidero affiancare a questo – per la prima volta  “live” – anche dei brani del mio nuovo album “Masters”. Con Enrico Cremonesi – che curerà  la direzione musicale dello spettacolo –   e una band di professionisti, complice l’atmosfera “intima” dei teatri e una scena minimalista, vorrei rimettere al centro dello spettacolo la musica e le parole per regalare un concerto che possa essere il più possibile vario ed eterogeneo. Non solo un tuffo nel passato. Colgo l’occasione per dire che sono strafelice di venire con il mio  live anche a Napoli, al teatro Augusteo il 13 Maggio. Adoro Napoli  e adoro la sua gente. Ho tantissimi amici laggiù e non vedo l’ora di riabbracciarli.

Per concludere, qual è il suo “pensierino” del 2014?

E’ un momento di grande difficoltà per molte persone e famiglie. Penso a questo e trovo terribilmente ingiusto che la vita non possa  essere da sogno per tutti. Ma l’Italiano è un popolo forte e ce la farà a superare anche questo drammatico momento. Come ce l’ha fatta sempre, del resto . Ci potete giurare! E ve lo dice una che, nata nell’immediato dopoguerra, la vita  se l’è scelta e conquistata con estrema fatica.

Raffaella Sbrescia

Si ringraziano Rita Pavone e Alessandra Indrigo di Goigest per la disponibilità

Festival di Sanremo: tutti i dettagli della conferenza stampa

fabio fazio

Fabio Fazio

Si è tenuta questa mattina la conferenza stampa di presentazione del 64° Festival della Canzone italiana: assieme a Giancarlo Leone (direttore di Rai Uno), i conduttori Fabio Fazio e Luciana Littizzetto, il sindaco di Sanremo Maurizio Zoccarato, Mauro Pagani e il regista Duccio Forzano hanno rivelato, punto per punto, tutti i dettagli della kermesse.

A curare l’anteprima del Festival sarà Pif. Pierfrancesco Diliberto, talentuoso regista ed ex Iena, manderà ogni sera un filmato, quasi una sorta di microfilm, che anticiperà ogni puntata della manifestazione canora.

Il “Dopo Festival” sarà affidato, invece, a Filippo Solibello e Marco Ardemagni, conduttori di Caterpillar AM, uno dei programmi di punta di Radio 2, e sarà visibile in streaming sul sito della kermesse. Lo storico marchio del post serata sanremese avrà, dunque, una veste completamente digitale. I conduttori scandaglieranno il Festival minuto per minuto, alla ricerca di argomenti caldi di cui discutere, curiosità, retroscena inediti e battibecchi.

scenografia-sanremo-2014-660x300«Il tema del festival sarà la bellezza», ha anticipato Fabio Fazio, e proprio la bellezza di un palazzo italiano del Settecento arricchirà la scenografia del Festival. «Un luogo teatrale dell’anima, che riprende vita e tenta di risorgere, nonostante le incurie e l’incedere del tempo». Questo è lo spirito con cui la scenografa Emanuela Trixie Zitkowsky ha realizzato la scenografia della 64esima edizione di Sanremo.

sanremoGrande attenzione sarà riservata, inoltre, alla serata del venerdì, denominata “Serata Sanremo Club” e dedicata alla musica cantautorale: «Ogni artista in gara si esibirà con un brano non suo, ha spiegato Fabio Fazio, nella serata del venerdì si consentirà ai cantanti Big di completare le loro esibizioni dando loro la possibilità di fare ascoltare un brano, a scelta, dei cantautori storici. L’idea si riallaccia allo spirito del Tenco Club, due aspetti complementari e importanti allo stesso modo nella cultura popolare». Per quanto riguarda gli ospiti, Luciana Littizzetto, unica prima donna del Festival, ha subito sottolineato che ogni ospite farà un numero insieme a lei e Fazio. I nomi annunciati sono Laetitia Casta, Claudio Baglioni, Raffaella Carrà, Renzo Arbore, Gino Paoli, Franca Valeri, Enrico Brignano, Luca Parmitano, Rufus Wainwright, Stromae, Damien Rice, Paolo Nutini e Yusuf Cat Stevens. Non mancherà, inoltre, un doveroso omaggio al Maestro Claudio Abbado con l’Orchestra Mozart. Grandi assenti saranno, invece, Giorgia e Alicia Keys.

A presiedere la giuria di qualità sarà Paolo Virzì che sarà affiancato da Silvia Avallone, Paolo Jannacci, Piero Maranghi, Aldo Nove, Lucia Ocone, Silvio Orlando, Giorgia Surina, Rocco Tanica e Anna Tifu.

I 14 Big in gara:

  • Arisa – “Lentamente” e “Controvento”
  • Noemi – “Bagnati dal sole” e “Un uomo è un albero”
  • Raphael Gualazzi con Bloody Beetroots – “Liberi o no” e “Tanto ci sei”
  • Perturbazione – “L’unica” e “L’Italia vista dal bar”
  • Cristiano De André – “Invisibili” e “Il cielo è vuoto”
  • Renzo Rubino – “Ora” e “Per sempre e poi basta”
  • Ron – “Un abbraccio unico” e “Sing in the rain”
  • Frankie Hi-Nrg – “Pedala” e “Un uomo è vivo”
  • Giuliano Palma – “Così lontano” e “Un bacio crudele”
  • Riccardo Sinigallia – “Prima di andare via” e “Una rigenerazione” Francesco Renga – “A un isolato da te” e “Vivendo adesso”
  • Antonella Ruggiero – “Quando balliamo” e “Da lontano”
  • Giusy Ferreri – “L’amore possiede il bene” e “Ti porto a cena con me”
  • Francesco Sarcina – “Nel tuo sorriso” e “In questa città”.

I Giovani

  • Bianca - “Saprai”
  • Diodato  -“Babilonia”
  • Filippo Graziani - “Le cose belle”
  • Rocco Hunt - “Nu juorno buono”
  • The Niro  -“1969″
  • Vadim  – “La modernità”
  • Veronica De Simone - “Nuvole che passano”
  • Zibba -  “Senza di te”.

Girolamo De Simone: “La musica di frontiera è quella che ritiene erronee le gerarchie di qualità tra generi diversi”.

Girolamo De Simone © Antonio Coppola

Girolamo De Simone © Antonio Coppola

Girolamo De Simone è un musicista italiano, considerato tra i principali esponenti delle avanguardie italiane legate alla musica di frontiera. Pianista, elettro-performer e compositore,  De Simone conduce, da almeno 30 anni, importanti ricerche sui nuovi linguaggi per la riscoperta di repertori inediti o rari e, in qualità di teorico delle musiche di frontiera,  ha pubblicato libri, saggi, articoli e recensioni anticipando le tematiche della contaminazione tra generi musicali, della critica allo sperimentalismo e delle nuove estetiche mass-mediali, senza tralasciare il ruolo centrale che l’artista ha ricoperto nella direzione artistica di importanti rassegne dedicate ai plurali della musica.

“I suoni hanno sempre lo stesso significato ed i veri maestri possono agire nella variazione di senso che si può assegnare ad una certa frase. Solo raramente quella frase può viaggiare ed arricchirsi di significato. E’ l’attimo della fioritura”. A distanza di tanti anni la pensa ancora allo stesso modo? Cosa aggiungerebbe, o come commenterebbe, queste parole?

A distanza di anni comincio a comprendere sul serio il senso del “Giardino spirituale” e l’attimo della fioritura simboleggia il massimo potere di ogni azione, di ogni cibo, di ogni composizione, di ogni ricerca. Anche la musica non ha costantemente la medesima forza, va incisa al momento giusto e, quando per noi perde forza bisogna, smettere di eseguirla dal vivo ma pochi lo fanno. Tanti trovano rassicurante perfezionare senza sbagliare. Invece, il rischio d’errore ha sempre caratterizzato i più grandi interpreti che, tuttavia, sbagliavano sapendo sbagliare, riempiendo di senso ogni loro nota.

In qualità di agitatore culturale, ci spiega in cosa consiste la Sua strategia di azione?

Ho fondato la prima rivista scientifica dedicata ai plurali della musica. Contemporaneamente, scrivevo (e scrivo) sul quotidiano “Il Manifesto” per ciò che concerne le culture del contemporaneo e ho diretto per circa dieci anni una delle più importanti rassegne italiane di border music, quella di uno dei centri di produzione partenopei, il Teatro di innovazione e ricerca Galleria Toledo. Poi le risorse pubbliche ed editoriali sono finite (nel senso che sono state accumulate da altri e non più destinate alla cultura), e allora ho pensato fosse giunto il momento di pensare ai giovani e alla didattica. Così, ho ideato per l’Agenzia Nazionale ANSAS e per il Miur la parte scientifica del progetto di formazione InNovaMusica, che ha formato circa 2000 docenti italiani di musica e strumento. Ho ceduto alla piattaforma Ansas-Indire buona parte dei materiali raccolti in trent’anni di ricerca che, al momento, sono oggetto di formazione e consultabili on line

Cosa si intende per “musica di frontiera?

La musica di frontiera è quella che ritiene erronee le gerarchie di qualità tra generi diversi.

A tal proposito quali sono le attività dell’etichetta discografica no profit “Border music”?

Sia con quella etichetta, che con la più ‘vecchia’ KonSequenz e, recentemente anche con Hana Goori Music, del mio compagno di percorso, il compositore e polistrumentista Max Fuschetto, abbiamo prodotto numerosi dischi che hanno lasciato un segno nella critica italiana. Molti di quei brani sono oggi su You Tube, e raccolgono anche migliaia di accessi. Considerando il fatto che la nostra produzione è piuttosto innovativa, si tratta di un ottimo risultato.

de simone 2 megaQuali sono state le ultime scoperte in merito alle sue ricerche sui nuovi linguaggi musicali e sulle contaminazioni tra generi diversi?

La vera scoperta è che queste musiche sono “entrate’”anche nelle pubblicità, oltre che nei film e persino, recentemente, nei Contest! Uso in modo del tutto naturale musiche provenienti dai più antichi frammenti conosciuti (parlo del duecento dopo Cristo) e le mescolo con tecniche di sintesi granulare, o più semplicemente con un utilizzo liberamente agogico e improvvisativo di uno di più abusati degli strumenti, il pianoforte. Tuttavia, uso anche il Moog, la spinetta, il clavicordo… etc

Quali gli interlocutori principali delle sue iniziative?

Le mie musiche sono amate da chi fa cinema, o arte. Sono state anche piuttosto ‘imitate’ da altri musicisti, ma non me ne scandalizzo, dacché siamo nell’era delle cosiddette “estetiche del plagio”.

“Konsequenz-Listz” è un progetto editoriale, definito “presidio di analisi e ragionamento contro la violenza e l’obnubilamento mediatico”… Le va di approfondire questo discorso?

Non è semplice farlo in poche righe. Il nostro sito e la nostra rivista, almeno agli inizi, che faccio risalire al 1984, cioè al primo ‘manifesto’ pubblicato su un quotidiano, furono davvero rivoluzionarie: era l’epoca in cui musica contemporanea veniva considerata solo quella cosiddetta ‘sperimentalistica’ e i plurali della musica riguardavano solo la musica ‘leggera’. Chi si occupò di mostrare i plurali sottintendeva sempre una spocchia analitica di provenienza adorniana. Con la fondazione di una rivista scientifica (non si dimentichi che Konsequenz fu editata e pubblicata dalle prestigiose Edizioni Scientifiche Italiane), procedemmo alla ‘storicizzazione’ e al superamento teorico di alcune affermazioni adorniane, e da lì trasferimmo le teorie ai fatti: rassegne, concerti, dischi…

TRILOGIA BIANCAHa recentemente completato la “Trilogia bianca” con i lavori, rispettivamente intitolati, “Ai piedi del monte”, “Inni e antichi canti” e “Di transito e d’assenza”. In cosa consiste questo progetto, cosa ne ha ispirato la composizione e quali sono le sue aspettative in merito?

Francamente, considero oggi il nostro paese in preda ad una sorta di retrocessione culturale, una decadenza impressionante. Pertanto, non mi aspetto nulla di nulla. Semplicemente, sto inserendo un po’ alla volta le musiche in rete, e quello che raccolgo, lo raccolgo in modo ‘indiretto’. Da trent’anni quello che faccio ‘entra’ in un circuito di cose note e accettate, e non credo che i meccanismi postmoderni consentano un ritorno di notorietà se uno non la cerca o non si costruisce quale personaggio, se uno, cioè, preferisce non vendersi o cedere. Del resto, nessuno è davvero proprietario di una buona idea. Essa ‘entra’, assume una vita propria, e se è davvero buona, si afferma prescindendo dall’oscuro teorico che l’ha formulata o realizzata per la prima o seconda volta.

Come nasce “Attacco per Beppe”, azione per pianoforte ed elettronica e cosa intende comunicare?

“Attacco per Beppe” è un omaggio a uno dei grandi musicisti e teorici italiani con i quali ho avuto il privilegio di lavorare ed essere legato da amicizia profonda: Giuseppe Chiari. Ho inserito anche la sua musica tra quelle che oggi sono studiate dai docenti. Speriamo esca dall’oblio come Luciano Cilio e altri amici musicisti scomparsi prima di me, ai quali ho dedicato una parte della mia vita.

Quali sono i progetti a cui si sta dedicando oggi e quali sono quelli a cui vorrebbe dedicarsi domani?

Sto incidendo e lavorando a un brano elettronico che verrà eseguito prossimamente per le celebrazioni dedicate a Jommelli, su invito del chitarrista-compositore Enzo Amato.

 Raffaella Sbrescia

“Libri & Canzonette”: Sanremo e la cultura

freddy coltSi terrà dal 20 al 22 febbraio “Libri & Canzonette”, la rassegna culturale a cura di Freddy Colt, operatore culturale e direttore artistico del Mellophonium e del Centro Studi Musicali “Stan Kenton”. La kermesse, organizzata in collaborazione con il “Museo Virtuale del Disco e dello Spettacolo”, un’associazione di appassionati di canzone italiana d’epoca, racchiuderà una serie di incontri e presentazioni di novità librarie dedicate al mondo della canzone, proprio a ridosso della settimana in cui si svolgerà la nuova edizione del Festival di Sanremo. I numerosi eventi in programma si terranno tutti tra le 17.30 e le 19.30, saranno coordinati dalla giornalista Tiziana Pavone e avranno luogo nella nuova sala incontri di fronte all’ingresso del Teatro del Casinò, sede del neonato Circolo Creativo Sanremese. Tra le iniziative in programma ci sarà la presentazione del nuovo dizionario della canzone del critico musicale Dario Salvatori, dal titolo “Il Salvatori 2014”. “Immagini di canzone jazzata” è, invece, il titolo dell’album fotografico di Zazzarazzaz, la cui prefazione è stata realizzata da Stefano Bollani. A chiudere la manifestazione sarà l’uscita del 25° numero del “Mellophonium” e una chiusura di musica dal vivo con Le Voci di Corridoio di Torino.

Pistoia Blues festival: i grandi nomi della 35ma edizione

pistoia blues festivalSi terrà dal 10 al 17 luglio la 35ma edizione del Pistoia Blues, l’attesissimo appuntamento musicale che si tiene, ormai ogni anno, nel capoluogo toscano per sette giorni ricchi di concerti, mostre, buskers ed emozioni in un contesto ricco di storia. Toccherà a Robert Plant, storica voce dei Led Zeppelin, inaugurare i concerti festivalieri l’11 luglio. A sei anni dalla sua ultima partecipazione alla kermesse, il cantante condividerà il palco del Pistoia Blues con i Sensational Space Shifters mentre l’opening del concerto darà spazio al rock contemporaneo dei North Mississippi Allstars con i fratelli Luther e Cody Dickinson. Il 14 luglio sarà la volta del cantautore di origini hawaiane Jack Johnson che, per l’occasione, presenterà il suo ultimo album “From Here to Now to You”. Il giorno successivo sarà, invece, il trio folk, made in Colorado, dei The Lumineers a conquistare il pubblico del Pistoia Blues mentre il gran finale, previsto per il 17 luglio, sarà affidato agli Arctic Monkeys che, reduci dalla pubblicazione del loro quinto album “AM” hanno tutta l’intenzione di far parlare di sé ancora a lungo.

Video: The Lumineers - “Submarines”

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“Sangue vivo”: un musical per Napoli

locandina sangue vivo“Sangue Vivo” è il titolo del musical che andrà in scena il 21-22-23 marzo, alle 21.00, presso il Teatro Mediterraneo della Mostra d’Oltremare di Napoli. L’opera è ambientata nei giorni nostri e, attraverso la forte figura spirituale di San Gennaro, intende infondere una nuova speranza nei cuori di quanti desiderano il riscatto di una società alla deriva. A parlarci della trama, lo spirito e gli obiettivi di questo originale progetto è il direttore artistico Salvatore Sorrentino

A cosa è ispirato il titolo “Sangue vivo”?

“Sangue vivo” è un richiamo certo al martirio di San Gennaro, il cui sangue viene lasciato in “eredità” alla sua città perché lo custodisca e ne tragga forza per superare il male che la attanaglia e per resistere al velenoso intreccio tra i mali antichi e moderni che hanno tormentato e tormentano la sua storia.

Qual è il messaggio che intende trasmettere questo spettacolo?

Un profondissimo legame della città di Napoli con il suo Santo Patrono Gennaro che, dal suo sangue, ha sempre trovato la forza per superare le delusioni, non chiudere le porte alla speranza, e, come avviene al malavitoso protagonista del musical, Carlo, ritrovare la via del rinnovamento, della grazia e della salvezza.

sangue vivoQuale sarà la trama e chi saranno i personaggi?

Il protagonista è Carlo, ascendente camorrista che, proprio nel giorno della festa di San Gennaro, si macchia di un terribile omicidio. Mentre si allontana dal luogo del delitto e si incammina sicuro nella città, Carlo incontra un personaggio misterioso, Procolo, che lo porterà a fare un percorso nei luoghi più caratteristici di Napoli, gli farà tornare il desiderio della serenità perduta con la sua azione assassina. Così, l‘affetto della fidanzata Elena, le lacrime e la preghiera accorata a San Gennaro di mamma Rosa, arriveranno come una eco e scaveranno nel profondo del cuore di Carlo. Per lui ormai tutto è predisposto: mancherà solo l’ultimo intervento salvifico di San Gennaro in un luogo caratteristico di storia e di fede.

Si tratta di uno spettacolo adatto anche ai non credenti?

 Certamente! In “Sangue vivo” troviamo messaggi di universalità che coinvolgono tutti indistintamente: il bene, il male, tematiche con cui ognuno di noi si confronta per cercare di dare senso al mistero della vita.

Quali sono le vostre aspettative in merito allo spettacolo e al riscontro del pubblico?

Vorremmo che lo spettatore avvertisse lo scorrere di un nuovo sangue nelle vene: per non spegnere la voce, non chiudere le porte alla speranza e fortificarsi nella sfida educativa cui è chiamato. Lo spettacolo si rivolge anche ai nostri giovani, ai quali dovremo affidare questa città, oggi ancora martoriata, ma che solo il sangue di San Gennaro, che si ravviva, potrà lavare e purificare.

Quali sono i componenti dello staff e qual è il loro ruolo?

 I testi del musical sono di Marica Giambattista, Antonio Scherillo e Salvatore Sorrentino. Regia, musiche e scene sono tutte affidate ad importanti professionisti napoletani: Mario Aterrano alla regia, Antonio Di Ronza alle scenografie, Rosario Imparato all’allestimento, Dino Carano alle coreografie, Gerardo Bonocore, Rino Giglio, Patrizia Marotta e Ciro Trojano alle musiche e testi delle canzoni, ed altri artisti.

Raffaella Sbrescia

Mirko Signorile: Il mio suono è l’espressione della mia anima”

Mirko Signorile

Mirko Signorile

Mirko Signorile è un pianista pugliese, classe ‘74.  Tra i più interessanti della scena jazzistica italiana, l’artista ha quattro album all’attivo e uno in lavorazione. Nel corso della sua carriera Mirko ha arricchito di molteplici sfumature il suono attraverso un’appassionata ricerca musicale e numerosissime collaborazioni illustri. La sua attività abbraccia anche altre arti come il cinema, il teatro e la danza contemporanea e nel  suo ultimo album, Magnolia”, egli compie  un viaggio sonoro che trova ispirazione nello sguardo sognante di una bambina.

Mirko, il tuo percorso artistico nasce da una formazione classica che si è poi evoluta e arricchita nel tempo. Quali sono state le fasi ed i passaggi che hanno scandito la ricerca del tuo suono?

Mi sono diplomato in pianoforte classico presso il Conservatorio Niccolò Piccinni di Bari ma già dall’età di 16 anni suonavo in un gruppo jazz- fusion. Il mio suono quindi è sempre stato un mix tra ricerca consapevole e istinto. Nel jazz, per esempio, non puoi prevedere la tua espressività,  devi un po’ lanciarti nel buio, pronto a trovare strade nuove man mano che si presentano. Il mio suono si è evoluto e continua a evolversi esattamente nella misura in cui si allarga la mia idea di musica. Soprattutto è diventato sempre più espressione di una particolare vibrazione: quella della mia anima.

Nell’arco della tua carriera ti sei interfacciato con artisti internazionali, anche molto diversi tra loro. Cosa ti hanno lasciato queste collaborazioni? Con quali di questi artisti vorresti ancora suonare e quali sono, invece, le collaborazioni che vorresti realizzare in futuro?

Ho avuto la fortuna di suonare con artisti “unici” che mi hanno insegnato tantissimo. Penso all’energia e alla capacità di tenere alta la dinamica di un assolo di Dave Liebman, alla bellezza del suono e all’umanità di Paolo Fresu, all’approccio scientifico di Gaetano Partipilo oppure al senso dello swing di Fabrizio Bosso. Ognuno di loro mi ha insegnato questo e molto altro e spesso l’hanno fatto con una parola o con uno sguardo, un sorriso. Con alcuni di loro ho ancora il privilegio di condividere il palco. Intanto sono nate nuove collaborazioni come quelle con Marco Messina dei 99posse e i Vertere String Quartet con i quali stiamo lavorando ad un cd che uscirà quest’anno. Ma è nata anche una bellissima collaborazione con Raffaele Casarano. Mi piacerebbe risuonare con Renèè Aubry e fare un giro di concerti con Abdullah Ibrahim.

Potresti definire con un solo aggettivo ciascuno dei tuoi album?

“In full life” – free

“The Magic circle” – evoluzione

“Clessidra” – romantico

“Magnolia” – energico

magnoliaParlaci di “Magnolia”, il tuo ultimo lavoro discografico. Suoni, titoli dei brani e sfumature rimandano la mente ad un’idea di nuovo e di diverso. A quali suggestioni ti sei ispirato e cosa intendono comunicare queste melodie?

“Magnolia” è il nome di una bambina che, nel mio immaginario, attraversa i brani di questo cd e non è un caso che esso porti il nome di un fiore. Sul palco porto sempre con me una bambola che simboleggia proprio quella capacità di stupirsi che è tipica dei bambini e dell’essere innocenti rispetto alla vita. I brani hanno caratteri diversi: sognanti, fiabesci, duri ma sempre melodici. Amo il lirismo, lo trovo un mezzo attraverso il quale esprimere la mia gioia e la mia voglia di vivere.

Sogno, desiderio, incanto, frammentazione dei confini spazio-temporali. Quali tra queste sono le parole chiave che contraddistinguono maggiormente il tuo lavoro?

Tutte queste parole contraddistinguono la mia musica e quindi mi risulta impossibile sceglierne una. Essa parte dal sogno, dall’elemento favolistico e fiabesco; si realizza attraverso il desiderio e l’urgenza espressiva creando un mondo musicale del quale io per primo sono spettatore incantato. La frammentazione dei confini spazio-temporali sta nel fatto che la mia musica non è identificabile con un genere ben preciso. E’jazz ma va oltre il jazz.

Mirko-Signorile-quartet-presenta-MAGNOLIA-300x273Come nasce il Mirko Signorile Quartet?

Nasce dall’incontro di musicisti che si conosco da anni, si stimano tantissimo ma soprattutto si vogliono bene. Con me ci sono Giorgio Vendola al contrabbasso, Cesare Pastanella alle percussioni e Fabio Accardi alla batteria.

Che tipo di concerto proporrete al Teatro Zurzolo Live di Napoli il 15 ed il 16 febbraio?

Proporremo un concerto suonando brani tratti da Magnolia ma anche brani tratti da Clessidra  (Universal 2009). E’la fotografia del Mirko compositore e del Mirko improvvisatore.

 Raffaella Sbrescia

Video: “Come burattini”

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Greta, Dente e Scanu le new entries della classifica Fimi

gretaBruce Springsteen si conferma al comando della classifica degli album più venduti in Italia della Federazione Industria Musicale Italiana con “High Hopes” mentre Valerio Scanu debutta al secondo posto con l’album intitolato “Lasciami entrare”. Risale in terza posizione Mika con “Song Book Vol.1”mentre scivola via dal podio “Mondovisione” di Luciano Ligabue. Il secondo debutto della settimana è quello di Greta, in quinta posizione con “Ad ogni costo”, seguita da Dente, anche lui new entry della top ten, con il disco intitolato “Almanacco del giorno prima”. Passa, invece, dalla seconda alla settima posizione Alessandro Casillo con “#Ale”, alle sue spalle, all’ottavo posto, c’è “Senza paura” di Giorgia seguita da Laura Pausini, in nona posizione con “20 The Greatest Hits”. Chiude la top ten Elisa”con “L’Anima vola”.

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