Festival di Sanremo: le “24 ore terribili” tra polemiche e annunci a sorpresa

sanremoCi siamo le “24 ore terribili” pre Festival di Sanremo, così come le ha definite questa mattina Fabio Fazio in conferenza stampa, stanno per esaurirsi e, salvo imprevisti dell’ultimo minuto, tutto è pronto per la 64 ma edizione del Festival della Canzone italiana. Ad inaugurare la prima puntata sarà un filmato di Pif che, presente questa mattina in sala stampa, ha più volte ribadito di essere felice di poter accedere dovunque, per portare a compimento la sua “missione segreta”. Tantissimi i punti all’ordine del giorno: le domande dei giornalisti si sono subito focalizzate su due ipotetiche “gatte da pelare” come la presenza del cantautore Rufus Wainwright, noto per alcune canzoni considerate blasfeme, su tutte “Gay Messiah”, e l’eventuale interruzione di trasmissione da parte del leader del Movimento 5 Stelle Beppe Grillo il quale, secondo indiscrezioni, dovrebbe aver acquistato un biglietto per assistere alla serata di domani sera. Piuttosto omogenee sono state le risposte ai suddetti quesiti: per quanto riguarda l’esibizione di Rufus, è stato subito chiarito che l’artista canterà “Across the Universe” dei Beatles e “Cigarettes and Chocolate Milk”, scongiurando, dunque, eventuali boicottaggi, corsi e ricorsi di svariata natura.  Molto più spinosa è la questione relativa ad un’ipotetica incursione grillina; anche in questo caso presentatori e dirigenti si sono mostrati assolutamente fiduciosi nel non aspettarsi assolutamente alcun intervento dal Beppe furioso ma è parso in qualche modo evidente che i toni siano rimasti volutamente molto pacati per non cadere in eventuali provocazioni, in ogni caso c’è da credere che sia stato pensato un piano a-b-c eccome!

Tornando all’argomento principe del Festival, quale è la musica, la scaletta della prima serata vedrà sul palco Arisa, Frankie Hi Nrg, Antonella Ruggiero, Raphael Gualazzi, Cristiano De Andrè, i Perturbazione e Giusy Ferreri.  Tra gli ospiti ci saranno, invece, Laetitia Casta, Raffaella Carrà e Yusuf Cat Stevens ma la vera novità dell’ultimo minuto è la presenza di Luciano Ligabue, inizialmente prevista solo per la finalissima. L’artista ha chiamato Fabio Fazio, proprio durante la conferenza stampa, confermando, in diretta, che domani salirà sul palco dell’Ariston con un omaggio a Fabrizio De Andrè.

Tanti anche i cosiddetti Presenters: Tito Stagno, le tuffatrici Tania Cagnotto/Francesca Dallapè, Luigi Naldini, Amaurys Peres, Cristiana Capotondi, Massimo Gramellini e Marco Bocci. Per quanto riguarda le nuove proposte del Festival, è stato ribadito che si esibiranno tutte tra mercoledì e giovedì ma, a differenza degli altri anni, ciascuno degli 8 Giovani, avrà uno spazio di un minuto anche durante la serata finale, a prescindere dal fatto che si tratti di vincitori o vinti, per un’ulteriore chance di visibilità. Cosa aggiungere? Il saldo attivo, raggiunto grazie ai proventi delle pubblicità e ai 600 mila euro di biglietti venduti, renderanno il Festival molto meno costoso per le tasche di “mamma Rai”… per il resto non ci rimane che attendere, che si alzi il sipario del Teatro Ariston perché Sanremo è Sanremo.

Raffaella Sbrescia

Intervista ai Fluon. Andy: “Futura resistenza racchiude la forza di un’idea”

Fluon © Sergione Infuso

Fluon © Sergione Infuso

“Futura resistenza” è il disco d’esordio dei Fluon, la band nata dall’incontro del talento creativo di Andy, ex Bluvertigo, con la chitarra elettrica di Fabio Mittino, il sound electro di Faber e quello rock elettronico di Luca Urbani. Grazie al sostegno dei fan e alla piattaforma di crowdfunding Musicraiser, il gruppo ha realizzato un lavoro discografico in grado di rispecchiare il proprio stile personale e creativo. A raccontarci i segreti del disco è proprio Andy, il frontman della band, che incarna l’estetica, il suono e lo spirito dell’omonimo laboratorio d’arte, fabbrica di idee, dipinti e musica.

Come intendono i Fluon la parola resistenza e in che modo essa può racchiudere l’essenza del disco?

L’essenza del disco è racchiusa nel concetto di  “forza di un’idea”. Visto che ci troviamo in un clima sociale abbastanza estremo e che la discografia non esiste più, c’è bisogno di creare qualcosa in maniera completamente indipendente, attraverso delle idee brillanti.

Fluon © Sergione Infuso

Fluon © Sergione Infuso

La vostra musica è molto eterogenea. Quali sono i punti cardine delle vostre composizioni e come nascono gli arrangiamenti?

La produzione del disco è stata curata da Fabio Mittino, un chitarrista proveniente da una disciplina e scuola di pensiero molto particolare, secondo la quale l’obiettivo finale è mirare all’essenza delle cose. Per questo motivo, a differenza del passato, in cui tendevo a farcire le tracce di infinite possibilità sonore, lui ha preferito togliere piuttosto che mettere. A completare il lavoro sono stati Luca Urbani, con dei testi molto lontani dal sovraccarico di parole, e Faber che ha mixato il disco. Per quanto riguarda me, ho semplicemente fatto il cantante e ho scritto il pezzo di un brano.

Futura Resistenza_cover album (2)Nel vostro disco suono, spirito ed estetica vanno di pari passo? Ci sono dei progetti legati anche ad una dimensione più specificamente visiva?

Sì, Fluon è anche un luogo fisico, un capannone industriale adibito alla creatività. Al suo interno vedranno la luce servizi fotografici, album,  videoclip e tutte le altre attività che potranno venire fuori da questo progetto. Per quanto riguarda il live, che muoverà i primi passi a maggio, tutti i brani conterranno una proiezione visiva; suono e immagine saranno compresenti in quello che sarà un concerto visuale.

“Non c’è gloria ma solo partecipazione”?

Partecipare implica la consapevolezza della propria esistenza

Qual è il “nuovo che avanza”?

La forza di un’idea, per noi, sta nel creare un’operazione di crowfunding in cui il nostro pubblico ci ha dato dei soldi a scatola chiusa, investendo su di noi perché crede in quello che facciamo. Questo è il nuovo pubblico, questo è quindi un nuovo che avanza , un nuovo interlocutore partecipe delle nostre idee.

“Tutto torna”?

Si tratta di una constatazione. La sofferenza degli anni passati, le tante battaglie perse, il denaro rubato da persone disoneste, ma anche le tante soddisfazioni, mi hanno portato a pensare che tutto torna. Ho creduto nella mia essenza e, nonostante la  povertà di tasca, la ricchezza di impulso mi ha comunque regalato dei feedback positivi.

Nei vostri testi la notte gioca spesso un ruolo chiave. Come mai? Vi va di approfondire questo discorso?

La notte raccontata nel disco è quella di Luca Urbani che ha scritto i testi. In generale, comunque, la notte è un convogliatore di pensieri creativi: mentre tutti gli altri dormono, noi possiamo attingerne energia.

“Ti puoi permettere” e “Buio” sono due brani che sembrano avere una consistenza diversa rispetto agli altri brani… siete d’accordo?

Beh, sì…In ”Buio”, in particolare, tutto diventa acustico, tutto si svuota, si toglie la corrente e ci si dà la buonanotte.

Che rapporto avete con i vostri fan?

Siamo in contatto diretto e loro possono venire nel mio studio quando vogliono, per me è un piacere riceverli. Quando ne abbiamo invitati alcuni, per le riprese del videoclip de “Il nuovo che avanza”, ho cucinato tantissimo pollo al masala, ho cercato di fare cibo per tutti è stato molto divertente.

Raffaella Sbrescia

Video: “Il nuovo che avanza”

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“PineAppleMan”: 10 minuti di benessere

pineapple manDieci minuti di catartico benessere psicofisico racchiudono l’essenza di “PineAppleMan” il piccolo, soffice e leggiadro ep di Pineappleman (vocals, little guitar big sound), accompagnato da LaPAM  (viola), AlanFord (electric guitar, effects, chorus), Annanas (synth, piano, keyboards, chorus), Paul Rain (bass, drums, effects ).  Silenzi ad effetto, colorazioni sonore dal tocco vintage ed una lieve profumazione melanconica impreziosiscono il ritmo irresistibilmente folk delle trame sonore delle 3 tracce che compongono l’ep. La title track “PineAppleMan” lascia che il suono penetri, con un’equilibrata dose di vivacità, nel cuore morbido e caldo di “Love in Japan”: una dolce e accorata armonia melodica alla ricerca dell’amore. Conclude il tutto “Extraordinary world”, un’ avvolgente ballad per pianoforte e viola, in cui il sussurro della speranza  culla la vita verso un nuovo giorno.

Raffaella Sbrescia

The Zen Circus: “Canzoni contro la natura”

The-Zen-Circus-canzoni-contro-natura-cd-coverAndrea Appino, Karim Qqru e Massimiliano “Ufo” Schiavelli sono i The Zen Circus e “Canzoni contro la natura” è il loro ottavo disco, giunto dopo quasi quindici anni di carriera e più di mille concerti. “Zero pose, zero hype ma solo tanto, tanto sudore” è il manifesto dei folk punk rockers pisani che, grazie a questa naturale attitudine, sono stati in grado di conquistare il consenso di un pubblico transgenerazionale.

Le dieci canzoni che compongono il nuovo album del gruppo, realizzato dopo un periodo di pausa, sono farcite di storie e sentimenti dei nostri giorni, non ci sono facili slogan e frasi fatte, c’è, invece, una grossa percentuale di musica suonata. Brandelli di polpastrelli e gocce di sudore sono, quindi, gli ingredienti segreti di una ricetta dal sapore agro-dolce.  Ad aprire l’album è il folk-rock di “Viva”, il manifesto per eccellenza della rabbia e della frustrazione di un popolo che, fra offese gratuite ed effimere esultanze, ha smarrito la propria ragione di esistere: «Di cosa ridete? Di cosa urlate? (…) Tutti viva qualcosa, sempre viva qualcosa. Evviva l’Italia, viva la fica, viva il duce (…) evviva i tifosi (…) Tanto vivi si muore», cantano i The Zen Circus mentre sogni, incubi e perversioni generazionali invadono le trame di “Postumia”. Le travolgenti percussioni di “Canzone contro la natura” danno voce alla ribellione animale e vegetale contro l’essere umano mentre le parole del poeta Giuseppe Ungaretti non lasciano scampo all’indelebile contrasto tra essere umano e natura. La disillusione regna sovrana anche in “Vai vai, vai!” e “L’anarchico e il generale”, seguite da “Albero di tiglio”, considerato, a ragione, il pezzo chiave del disco: 7 minuti e una manciata di secondi in cui Dio è un albero: “Davvero avete creduto che potevo esservi amico, nessuno con questo potere vorrebbe mai fare il bene”, questo è il triste e veritiero verdetto prima che un potente finale strumentale ci dia il colpo di grazia. Nonsense e sarcasmo la fanno da padrone anche in “Mi son ritrovato vivo”. Parole cupe e decadenti sono quelle di “Dalì “, un dissidente destinato alla persecuzione e desideroso di vendetta. “La merda viene sempre a galla” è il monito di “No Way” prima che il sound a strelle e strisce di “Sestri Levante” ci culli, infine, verso l’oblìo.

Raffaella Sbrescia

Le date del tour:

07 Marzo – Bologna – Zona Roveri
08 Marzo – Livorno – The Cage Theatre
13 Marzo – Milano – Alcatraz
14 Marzo – Cesena – Vidia
15 Marzo – Roncade (TV) – New Age
21 Marzo – Pescara – Tipografia
22 Marzo – Perugia – Urban
28 Marzo – Torino – Hiroshima
04 Aprile – T. di Gattatico (RE) – Fuori Orario
11 Aprile – Roma – Blackout
18 Aprile – Napoli – Casa della musica
19 Aprile – Lecce – Livello 11/8
25 Aprile – Genova – Viva 25 Aprile
26 Aprile – Firenze – Flog

Video: “Viva”

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Paletti: “Non cerco una rivoluzione ma un evoluzione degli individui”

Pietro Paletti © Matteo Cervati

Pietro Paletti © Matteo Cervati

Cantautore, polistrumentista e voce irriverente della scena musicale indipendente italiana, Paletti, al secolo Pietro Paletti, classe 1980, presenta il nuovo singolo “Cambiamento”, manifesto della società 2.0, e ragiona sul senso del significato della parola evoluzione, intesa come un percorso da compiere individualmente.

Cantautore, polistrumentista, sound designer. Chi è Paletti oggi?

E’ tutto ciò perché bisogna pure pagare le bollette. Scherzo… Non so chi sono in realtà, posso solo dire una “banalità”: non riesco a stare senza la musica, in qualsiasi sua sfaccettatura.

“Il cambiamento spetta alle persone”, evoluzione del singolo per una rivoluzione globale…  è questo il messaggio del tuo nuovo singolo?

Sì, credo che si possa sperimentare un’alternativa alle rivoluzioni di massa. Siamo sempre scontenti di chi ci governa, critichiamo “la gente” ma in fin dei conti noi siamo la gente.

Raccontaci del videoclip: chi sono i protagonisti e qual è l’intento di questo girato?

I protagonisti sono amici che vivono all’estero ai quali abbiamo chiesto di inviarci delle immagini di loro che cantano il brano. Poi abbiamo preso immagini da youtube cercando di dare un effetto di “globalità”.

PIETRO PALETTI  Matteo Cervati

Pietro Paletti © Matteo Cervati

Non cerco una rivoluzione ma un evoluzione degli individui non della massa. Quest’ultima dovrebbe esserne la conseguenza.

Come descriveresti la società 2.0?

Difficile definire “la società” senza essere retorici. Sto notando che la tecnologia sta lentamente smettendo di essere al servizio dell’individuo. E’ l’individuo che sta diventando forse troppo dipendente da essa con il rischio di diventare la nuova schiavitù. Stiamo troppo attaccati a smartphone e social network. La cosa mi indispone un po’.

Cosa ti ha lasciato l’esperienza alla Fox?

Un ottimo ambiente di lavoro, internazionale e giovane.

E i tour americani?

Suonare oltre oceano è stato il sogno di una vita, poterlo fare in maniera seria e organizzata è stato esaltante.

Paletti - Cambiamento - singolo digitale_B (2)Cosa rappresenta il blog “Palettology” e quanto c’è di te in questo spazio web?

E’ per me un esperimento. Devo ammettere che sto facendo fatica ad accettarlo completamente. E’ lavoro, quindi mi ci metto per tenermi in contatto con chi mi segue dando dei contenuti extra musicali.

Sei al lavoro su un nuovo album? Se sì, in quale direzione ti stai muovendo?

Sto scrivendo cose nuove e sto già improntando un’idea di suono. Mi sto ispirando, come spesso è successo in precedenza, alle produzioni americane e inglesi più fresche e nuove. Quell’indipendente che non ha paura di osare e ricercare mi incuriosisce molto.

Dove e quando potremo ascoltarti dal vivo?

In primavera e in estate ricomincerò con mia somma gioia l’attività live. Adoro suonare dal vivo e credo che sia l’anima del progetto alla fine di tutto. Presto annunceremo le prime date del tour organizzato da DNA concerti.

 Raffaella Sbrescia

 Video : “Cambiamento”

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Impülse: la recensione di “Let Freedom Rock!”

impulse cover“Let Freedom Rock!” è il titolo del primo full length degli Impülse, il gruppo hard’n’ heavy nato a Chieti nel 2006 per volontà di Ayrton Glieca (basso) e Fabio “Cat” Magrone (chitarra) che, insieme a Luca Ienni (voce), Daniele Di Caro (chitarra) e Federico Kramer Di Santo (batteria), hanno realizzato dieci tracce, dalla corteccia spessa ed impenetrabile, in cui i richiami ai connotati tipici del metal proprio del periodo a cavallo tra fine anni settanta e inizio ottanta vengono prontamente reinterpretati con grinta, e conseguente credibilità, dal gruppo. Energia e sostanza sono le parole chiave di un suono noto, eppure sempre pregno di significato. Apre il disco “Rockrider”, un brano che ci introduce subito ad un ascolto veloce, diretto, travolgente. “Worth Fighting For, Worth Dying For” è una furiosa e fiera scarica di colpi di mitragliatrice, i quali confluiscono nello strumentalismo nudo e crudo di “Raise Up The Flags”. Atmosfere cupe e tempestose annebbiano il sound di “Let the sound begin” mentre l’inderogabile monito di “Rock Never Dies” non lascia scampo a spasmi. I ritmi ancora taglienti e ruvidi di  “Whisky ‘N’ Roll” si addolciscono in maniera struggente nella ballad “I Had A Dream” per poi scurirsi in maniera, a tratti inquietante, in “Awake” e in “Along a Nightmare”. Chiude l’album la brillante titletrack “Let freedom Rock”: 7 minuti di energia fluviale, gli impulsi delle ritmiche alternate si legano a spietati riff di chitarra che rubano il respiro.

Raffaella Sbrescia

Classifica FIMI: i Two Fingerz al comando

twoLa cassa dritta di “Two Fingerz V”, l’album dei Two Fingerz, debutta alla prima posizione della classifica FIMI/GfK Album Music Charts degli album più venduti della settimana in Italia scalzando “High Hopes” di Bruce Springsteen che retrocede, così, in seconda posizione. Ancora sul podio “Mondovisione” di Luciano Ligabue, il disco da cui è stato appena estratto il terzo singolo “Per sempre”, seguito, al quarto posto, da “Song Book vol.1” di Mika.  Debutta, in quinta posizione, “Vol.3 – Il cammino di Santiago in taxi”, il nuovo album di inediti di Brunori Sas mentre al sesto posto ritroviamo Giorgia con “Senza paura”. Risale in settima posizione Laura Pausini con “20 The Greatest Hits”, seguita da Elisa con “L’anima vola” e da “Midnight memories” degli One Direction. Chiude la top ten Greta Manuzi con l’album intitolato “Ad ogni costo”.

Greta Manuzi: ” Dedicherò alla musica il 100% delle mie energie”

Cover (2)Greta Manuzi, classe 1990, originaria di Longiano (Forlì-Cesena), è stata una delle voci più amate della scorsa edizione di “Amici” ma la musica ha da sempre fatto parte della sua vita. Dopo l’ep “Solo Rumore”, uscito il 21 maggio 2013, l’artista ha inciso “Ad ogni costo”, un album di inediti, su etichetta Carosello Records, in cui ogni brano racconta un pezzetto della sua vita. Giovane e appassionata, Greta è davvero molto determinata a percorrere la strada del canto e anche, in quest’intervista, l’artista ha lasciato trasparire tutta la sua grinta e la voglia di apprendere il più possibile.

“Ad ogni costo” è il titolo del tuo primo album di inediti, giunto dopo l’Ep “Solo Rumore”. Come nasce questo progetto, quali sono i temi cardine e a cosa s’ispira il titolo? C’è qualcosa che rimanda all’omonimo titolo della canzone di Vasco Rossi?

Il disco ha questo titolo soprattutto per il fatto che fin da piccina volevo “ad ogni costo” far la cantante ed intraprendere questa strada, è anche vero, però, che la canzone, “Ad ogni costo”, cover di “Creep” dei Radiohead, fatta da Vasco Rossi, mi ha aiutato tantissimo durante il mio percorso ad Amici e, più in generale, durante l’evoluzione della mia vita artistica. Per quanto riguarda il tema principale del disco, invece, ho scelto l’amore, seguendo l’idea di parlarne analizzandolo attraverso varie sfaccettature, sicuramente diverse da quelle che conosciamo di solito. Si tratta, inoltre, di un disco parzialmente autobiografico, la prima fase di preparazione mi ha visto, infatti, al centro di una lunga chiacchierata con gli autori, ai quali ho raccontato davvero molto di me, cosa pensavo dell’amore e come sto vivendo la mia gioventù. Tutti i professionisti con cui ho collaborato sono stati veramente molto bravi non solo a rendere questi sentimenti per iscritto, ma anche a fare in modo che potessimo scrivere insieme, facendo un lavoro da zero. Ho avuto anche la fortuna di lavorare con autori di un certo livello come Roberto Casini, storico autore ed ex batterista di Vasco, Luca Chiaravalli, Andrea Bonomo, Gianluigi Fazio per cui questo lavoro mi ha consentito di apprendere davvero molte cose e, tutt’ oggi, sto cercando di assorbire il più possibile.

Come hai vissuto l’anno post “Amici di Maria De Filippi” e quali emozioni hanno scandito quest’ultimo periodo?

Appena ho finito “Amici” mi sono lanciata subito nella promozione del disco “Solo Rumore”, ho girato tutta l’Italia e ho avuto il piacere di fare concerti in tante piazze, poi ci sono stati 3 mesi di fermo, durante i quali mi sono riposata ma ho anche iniziato il lavoro in studio. Avere a che fare con autori e produttori di un certo livello mi ha fatto sentire come se stessi ancora nella scuola di “Amici”; certo erano situazioni diverse ma ho imparato tante cose nuove. Ovviamente sono stata lontana da casa per molto tempo ma questo è quello che voglio fare nella mia vita e voglio farlo utilizzando il 100% delle mie energie, del mio cuore e di tutto l’amore che ho dentro.

In “Ti salverò da me” e in “Le nostre mani” le carezze sono in un caso “armi silenziose”, in un altro “un’arma in grado di distruggere. Come mai questa connotazione negativa?

Come dicevo, il disco è parzialmente autobiografico per cui ho raccontato un pò le esperienze che mi sono capitate come, ad esempio, quella volta in cui ho dovuto allontanare una persona da me perché non ero io la persona giusta per lei. “Le nostre mani” parla, invece, di due persone che fanno fatica ad accettare la fine di una storia d’amore.

greta 2Quanto ti rappresentano questi 10 brani?

Il mio disco deve per forza rappresentarmi in tutto e per tutto perché sennò non riuscirei neanche a cantarlo. Quando canto le cose devo averle vissute veramente altrimenti faccio fatica a trasmetterle alle persone.

Nel brano “amiamoci a metà” canti “meglio bere pioggia che la sete”…si tratta di uno dei tuoi mantra quotidiani?

Beh, direi proprio di sì. Questa canzone ha un tema particolare e ci sono molto affezionata perché si sofferma sulla scarsa importanza data al sentimento dell’amore e la protagonista del brano dichiara di essersi stancata di stare male e decide di dare ironicamente in affitto metà del proprio cuore.

E, ancora, “i giorni a rotoli sono miracoli”?

Tutto quello che ci capita nella vita ha sempre un perché. Tutte le esperienze che viviamo, dalla più negativa alla più positiva, servono sempre a qualcosa. Si tratta di piccoli miracoli che ci aiutano ad affrontare la vita giorno per giorno, per migliorarci e per renderci più forti.

Sei in giro con il tour di promozione del disco, c’è in programma un tour di concerti? Hai già delle idee su come sarà il tuo live?

Certo! Posso sicuramente dire che, partendo dal presupposto che io sono un po’ pazza di mio, si tratterà di un live molto particolare. Avrò anche la fortuna di avere al mio fianco i miei pazzeschi musicisti di sempre, che non ho abbandonato, per cui sarà spettacolare!

Raffaella Sbrescia

Video: “Due come tutti”

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=R3wmapJP3Y0]

Brunori Sas: “Vol.3 – Il Cammino di Santiago in taxi”

BRUNORI_SAS_VOL_3_DEF.indd“Mi spiace mio caro intelletto, vattene a letto e dormici su che forse il tuo mondo perfetto non è perfetto come dici tu. Scusa mio caro cervello, sei come un fratello adesso anche tu levami questo fardello che voglio provare a volare lassù”. Con la battaglia aperta fra cuore e intelletto di “Arrivederci tristezza” si apre “Vol.3 – Il cammino di Santiago in taxi”, il nuovo album di Dario Brunori, in arte Brunori Sas.

brunori tourBasterebbero, forse, soltanto queste parole per carpire subito l’idea di un lavoro intimista, un ben riuscito “selfie”, comprensivo di sfoghi e momenti di delirio, nostalgia ed euforia, malinconia e psicoanalisi. Questi e molti altri elementi saltano all’orecchio in questo disco che, sebbene abbia vissuto la propria genesi in un convento di frati Cappuccini a Belmonte Marittimo in provincia di Cosenza, profuma di luoghi e di suoni, anche grazie al contributo del sound designer Taketo Gohara. Nel bel mezzo di un saliscendi emotivo, tra le note latine di  “Mambo reazionario”, la malinconia della ballad esistenzialista “Kurt Cobain” e la corsa ad ostacoli de “Le quattro volte” emerge uno schizofrenico ritratto della vita. Esilarante è il testo citazionista de “Il Santo morto”: “la nonna non cucina più il ragù, vuole ballare e cerca il marito alla tv”. Magnetico è, invece, il lungo assolo al sax che introduce l’inaspettata jam session ne “Il manto corto”, proprio un attimo prima che 2000 terroni ai binari “sputino il destino dentro il caffè” nell’evocativa immagine di “Maddalena e Madonna”. “E’ più facile restare a galla dicendo qualche fesseria”, canta Brunori, in “Nessuno”: l’immancabile appuntamento con la malinconia. Decisamente intense sono le immagini di “Pornoromantico”: un dramma d’amore vissuto partendo da un istinto puramente sessuale. Persino la  fantasia sceglie la fuga di fronte all’avidità narrata in “Vigilia di Natale”. Alla fine, come sempre, ci si ritrova a fare i conti con sé stessi e il valzer di “Sol come sono sol” ci riporterà altrove per sfuggire alla guerra dei valori.

Raffaella Sbrescia

Video: “Kurt Cobain”

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Tintinette Swing Orchestra: la recensione di “Resistenza è amore…Amore è resistenza”

Tintinette Swing Orchestra ph.press (2)

Tintinette Swing Orchestra

Italia anni ’40: proibizionismo, censura, nebbia bassa e teste annebbiate, divise che accecano, divise che spaventano, divise che uccidono gli uomini ma non l’anima… Questa è l’Italia che i Tintinette Swing Orchestra riprendono e stravolgono, con lucida teatralità, in “Resistenza è amore…Amore è resistenza”, il disco prodotto dalla label FreakHouse records.

TINTINETTE_artcover (2)Miss Annette (voce, kazoo), Mister Djero (contrabbasso, voce) e Mister Jhonny (ukulele, box, voce), al secolo Annamaria Tammaro, Gero Pitanza e Giovanni Costagliola, spaziano, dunque, all’interno di un repertorio a metà strada tra un disimpegnato moralismo resistente ed un trascinante sperimentalismo vocale e sonoro. Il disco si apre con l’ironia di “Piccolissima serenata” e l’attualissima “Mille lire al mese”, valuta permettendo. Arrangiamenti stringati e minimal lasciano che la vocalità di Annamaria Tammaro diA libero sfogo a vibrati e “miagolìì” d’altri tempi, senza tralasciare sensuali richiami alle star d’oltreoceano. “Quel motivetto che ti piace tanto” di Michele Galdieri e Dan Caslar,  ”Summertime”, la provocatoria “Maramao” e la sensualissima “Why don’t you do right” lasciano le vesti castigate dell’ ancien régime ritrovando una nuova linfa, ricca di sfiziose assonanze musicali. I tre Tintinette, che orchestra non sono, fanno proprie le velleità più sottili di brani ormai archiviati da “Bacio piccolissimo” a “It don’t mean a thing” di Duke Ellingon e Irving Mills alla “La gelosia non è più di moda” fino al sexy brio di “Baciami piccina”, al cinismo di “Ultimissime” e al fascino senza tempo di “I put a spell on you” di Screamin’ Jay Hawkins. Chiude il godibilissimo disco la ghost track che non ti aspetti: “Sweet Dreams” degli Eurythmics, per sorridere sognando.

Raffaella Sbrescia

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