Continuano le imprese del progetto ViaggioInDuo: Mariano Bellopede, al pianoforte, e Carmine Marigliano, al flauto, aprono eccezionalmente le porte dell’ormai consolidato duo a Davide Esposito, alla batteria, e ad Alessandro Anzalone, al basso, per un concerto molto speciale, previsto per il 22 febbraio, in occasione di “Una Mostra Impossibile”, organizzata presso il convento di San Domenico Maggiore a Napoli. Il live inizierà alle 21 e si terrà nella Sala del Capitolo del medesimo complesso monumentale. Al centro di un repertorio musicale, notoriamente molto eterogeneo, ci saranno sonorità sudamericane e melodie mediterranee che, attraverso un appassionato melting pot di note, sapranno concedere ampie parentesi anche al jazz e a qualche stralcio più gaiamente pop. Per i più esigenti, ci sarà anche la possibilità di visitare la “Mostra Impossibile Leonardo Raffaello Caravaggio”, promossa dalla Rai, dal Comune di Napoli-Assessorato alla Cultura e dall’ Associazione Pietrasanta Polo culturale, che fino al 21 aprile 2014, presenterà, in riproduzioni ad altissima definizione e in dimensioni reali, l’intera opera dei tre grandi artisti: 63 dipinti di Caravaggio, 37 di Raffaello e 17 di Leonardo.
Ingresso 10 euro (compreso l’accesso alla Mostra), per informazioni 3284989718, livesultettodineapolis@gmail.com
Si è svolta ieri sera a Londra la cerimonia di consegna dei Brit Awards, i premi che valorizzano i grandi nomi della musica inglese e premiano il successo delle migliori proposte musicali sulla piazza mondiale. Protagonisti della serata sono stati Ellie Goulding, vincitrice del “British Female Solo Artist” e attualmente impegnata in un tour mondiale che la porterà, tra l’altro, in USA, Canada, Messico, Argentina, Nuova Zelanda e Singapore; i Bastille, che si sono aggiudicati il “British Breakthrough Act”, anche grazie al successo del loro album intitolato “Bad Blood”, che sta conquistando il Sud-Est Asiatico, Sam Smith, aggiudicatario nientemeno che del Critics’ Choice, e gli Arctic Monkeys, eletti migliore Band col Migliore Disco dell’anno e, per questo, vincitori di due Brit Awards. Il grande nome straniero è invece quello della giovanissima Lorde che, a soli 17 anni, dopo aver vinto ben 2 Grammy Awards nelle rispettive categorie “Song of the year” e “Best pop solo perfomance”, è stata eletta miglior artista internazionale con il premio “International Female solo Artist” subito dopo il bel duetto con i Disclosure sulle note dell’ormai celeberrima “Royals”.
Video: “Disclosure, Lorde and AlunaGeorge perform ‘Royals/White Noise’ | BRIT Awards 2014″
Onestà, intelligenza, amore, libertà, generosità: queste le parole chiave del testo di Alberto Manzi, omaggiato da Claudio Santamaria in apertura della seconda serata del 64mo Festival di Sanremo. La rivendicazione del possesso del proprio spirito critico e l’invito a cercare nel proprio cuore la voglia riprovare a credere in sé stessi e nel prossimo sono il messaggio migliore che il Festival potesse rivolgere al pubblico in un’era in cui tutto questo rappresenta un miraggio buonista ed anacronistico.
Fabio Fazio e Rufus Wainwright
Come ribadito più volte questa mattina da Fabio Fazio, in conferenza stampa, la linea orizzontale del Festival intende seguire un percorso incentrato sulla tradizione popolare, ecco dunque spiegate le presenze delle gemelle Kessler e il monologo della signora Franca Valeri. Invece di affidarsi a degli stereotipati filmati in bianco e nero, la direzione artistica del festival ha cercato di omaggiare i 60 anni della Rai lasciando che anche i più giovani potessero conoscere dal vivo un pezzetto della storia del proprio paese. Per quando riguarda la linea verticale seguita dalla super kermesse, la scelta di ospiti di un certo calibro qualitativo rappresenta un inequivocabile punto di forza: pensiamo alla magistrale perfomance di Rufus Wainwright che ha eseguito “Cigarettes And Chocolate Milk”, un brano ricco di pulsioni emotive, e “Across The Universe”, un grande classico dei Beatles.
Fabio Fazio e Claudio Baglioni
Ad unire generazioni di ieri e di oggi ci ha pensato Claudio Baglioni che, dopo 29 anni, è tornato sul palco dell’Ariston per un meraviglioso medley dei suoi più grandi successi: “Questo piccolo grande amore”, “E tu”, “Strada facendo”, “Avrai”, “Mille giorni di te e di me” e “Con voi”, il brano che dà il titolo al suo nuovo progetto, incentrato sull’idea della musica intesa come energia in grado di animare il cantiere della ricostruzione e farci ritrovare speranza nel futuro e voglia di ripartire.
Visto che sono stati in tanti a constatare il piccolissimo spazio concesso alle cosiddette nuove proposte, mi piacerebbe iniziare l’analisi delle canzoni in gara partendo proprio dai “giovani” che ieri si sono esibiti poco dopo la mezzanotte ma che, tuttavia, hanno portato a Sanremo dei brani assolutamente interessanti. A passare il turno sono stati Diodato e Zibba, rispettivamente con “Babilonia” e “Senza di te”: si tratta di due canzoni molto belle con due sound diametralmente opposti, l’uno più vicino al pop tradizionale, l’altro più sperimentale, arricchito da interessanti tonalità reggae.
Le altre due giovani proposte, che troveranno comunque spazio durante la finale di sabato sera, sono Bianca, che ha cantato il brano “Saprai”, forse un po’ troppo tradizionalista, e Filippo Graziani che, con “Le cose belle”, ha offerto un ampio saggio della propria energia vocale e carismatica.
Renzo Rubino
Per quanto riguarda i “Big”, invece, niente di particolarmente nuovo sotto il sole. Ad aprire la gara è Francesco Renga che accede alla finale con “Vivendo adesso”, il brano scritto per lui da Elisa Toffoli. Disinvolto e stiloso sul palco, il cantante si mostra sempre uguale a sé stesso. Segue Giuliano Palma: un’interpretazione energica di “Così lontano”, brano firmato da Nina Zilli, porta l’indelebile timbro dell’autrice penalizzando, così, il cantante. La prima donna della serata è Noemi: trucco, parrucco e abito meriterebbero un discorso a parte ma, in questa sede, mi limiterò a dire che sia “Un uomo e un albero” che “Bagnati dal sole”, brano finalista, sono due canzoni davvero molto belle e la consueta carica interpretativa della cantante costituisce un sicuro surplus ultra. Arriviamo, dunque, all’ipotetico vincitore del festival, ovvero Renzo Rubino: giovane, originale, geniale, emozionante. La sua perfomance ha conquistato l’intero teatro, “Ora” e “Per sempre e poi basta” sono due perle, arricchite da un bell’arrangiamento musicale; chiamasi talento. Bella anche la performance di Ron che, seppur privo di originalità, rimane pur sempre un grande cantautore italiano e non sottovaluterei il fatto che si presenterà in finale con un brano inaspettatamente folk quale è “Sing in the rain”. Troppo somigliante alla sua precedente vita con i Tiromancino è stata, invece, la prestazione canora di Riccardo Sinigallia di cui riascolteremo il brano intitolato “Prima di andare via”, già, proprio come quello di Neffa. A chiudere la carrellata dei “campioni” in gara è Francesco Sàrcina: “Nel tuo sorriso” conquista i voti necessari per passare il turno ma le chitarre di “In questa città” meritavano molto di più. Non rimane che riascoltare per bene il tutto questa sera e cogliere eventuali nuove impressioni. Per il resto non sottovaluterei l’omaggio che verrà fatto al maestro Claudio Abbado, in apertura della terza serata, e gli ospiti in programma da Renzo Arbore, volto storico della tv e della musica italiana, all’astronauta Luca Parmitano, al cantautore irlandese Damien Rice, fino all’attesissimo Paolo Nutini.
Cantautore, musicista, e fondatore della “Nuova Compagnia di Canto Popolare”, Eugenio Bennato è considerato uno degli esponenti più importanti della musica popolare e, grazie al grande consenso conquistato sia in Italia che all’estero, la sua missione di dialogo interculturale continua a trovare nuovi sbocchi artistici e musicali.
La sua ricerca artistica e musicale si concentra, da ormai svariato tempo, sull’identità dello spirito meridionale. Come si è evoluto nel tempo questo processo creativo e quali sono i caposaldi imprescindibili della sua musica?
Da sempre seguo dei percorsi che mi portano a cercare le cose che mi piacciono. Sin da ragazzo, ritrovo nel Sud del mondo un messaggio musicale davvero affascinante e, anche quando fondai la Nuova Compagnia di Canto Popolare, per creare un’alternativa alla musica di quel tempo, andai nelle campagne del Sud per riscoprire una musica che si stava per dimenticare e per perdere. Dopo tanti anni, guardando tutto questo in prospettiva, mi viene da dire che avevo ragione perché oggi in Italia la musica etnica rappresenta un punto di forza straordinariamente rivoluzionario. A questo devo aggiungere che, sia per mio interesse personale, sia per questioni legate alle opportunità che la mia attività di cantautore mi ha dato, ho scoperto di avere delle grandi affinità anche coi popoli della sponda sud del Mediterraneo a cominciare dal Marocco, Tunisia, Algeria, Egitto. In questo modo mi sono reso conto che le forme musicali, il modo di far musica, in particolare, con dei ritmi molto travolgenti, è qualcosa che appartiene, in realtà, a tutta l’area mediterranea.
Quali sono gli ideali, i valori e gli obiettivi del movimento “Taranta Power”?
Naturalmente il mio intento di partenza è sempre di natura artistica ma devo dire che oggi centinaia di migliaia di ragazzi partecipano a questo movimento, intendendolo come una vera e propria scelta. La musica etnica corrisponde ad un mezzo per opporsi alla globalizzazione musicale imposta dal business televisivo.
Sta lavorando a nuove canzoni? In che direzione intende muoversi?
Vivo sempre con l’incertezza di riuscire a fare cose di un certo livello. Il mio pubblico è molto esigente perché forse l’ho abituato a progetti che hanno sempre ricevuto un grande riscontro… Potrei citare, in particolare, “Che il Mediterraneo sia”, il brano che continua ad essere la colonna sonora di “Linea Blu”. Per questo ed altri motivi, tutte le cose che scrivo non possono essere buttate lì senza che ne sia convinto a fondo. Chiaramente adesso sto preparando delle cose nuove, a partire dal brano “Notte del Sud ribelle”, che ho scritto in occasione della Notte della Taranta, e che prende ispirazione dagli straordinari eventi in cui si radunano 150 mila persone per ballare sulle note di un tipo di musica che, solo fino a qualche anno fa, nessuno conosceva.
Eugenio Bennato
Beh, certamente si tratta un grande onore e di una grande soddisfazione dal risvolto, anche sociale, molto importante. Se si pensa alla dimensione che vivono gli extracomunitari in Italia, la mia musica mira ad aiutare tutti coloro che intendono integrarsi. Potrei definirlo una sorta di abbraccio artistico.
Cosa racconta nel libro “Ninco Nanco deve morire”?
Il libro muove i passi da un percorso parallelo: la scoperta dei tesori sommersi della musica popolare mi ha portato anche ad approfondire la conoscenza di personaggi dimenticati dalla storia. In particolare le vicende che hanno visto il Sud vittima di una vera e propria invasione, che ha portato sia ad un evento positivo, quale è stata l’Unità di Italia, sia ad processo di amalgamazione condotto in maniera irrispettosa nei confronti della nostra identità. Così come è stato appurato da numerosi studi, è fuori dubbio che nel 1860 l’esercito sia sceso al sud d’Italia ( a Napoli, in Calabria, in Sicilia) anche con l’intento di sradicare la cultura del posto. Di conseguenza il sud è andato incontro ad una decadenza che, a sua volta, ha causato altri fenomeni come l’emigrazione, il clientelismo ed il brigantaggio. Proprio la scoperta delle figure dei briganti, ed in particolare di Ninco Nanco, assume, dunque, un significato più profondo: significa acquisire la consapevolezza e i mezzi per la sopravvivenza della nostra cultura. Per queste ragioni i ragazzi di oggi, che ballano la pizzica o la tammurriata, vedono questi personaggi come eroi perché essi si sono battuti per la propria terra.
Come ha vissuto il suo ultimo tour in Sud America e cosa le ha lasciato quest’esperienza di scambio culturale così intensa?
Anche in questo caso c’è stato un grande riscontro da parte del pubblico con i teatri pieni a Buenos Aires, Santiago de Chile, San Paolo. Tra poco partiremo nuovamente proprio per il Sud America e ad aprile saremo in Uruguay e in Argentina. Naturalmente questa esperienza mi ha consentito di prendere atto del fatto che anche quel sud, apparentemente così lontano, è molto vicino al nostro.
Quali sono le sue aspettative artistiche e come pensa che i giovani di oggi possano raccogliere l’eredità lasciata dal suo repertorio musicale?
Sono molto fiero del fatto che ci siano molti ragazzi che riprendono i miei brani, su tutti “Brigante se more”. Sono molto attento a questo fenomeno perché io credo che esso possa sopravvivere solo grazie alle scintille dell’arte. Ai ragazzi che suonano e che fanno musica etnica auguro che possano avere intuizioni nuove che riescano a rispecchiare la realtà del presente. Quando io tengo un concerto, ad esempio, mi rifaccio alla musica del sud e alla storia del passato ma, allo stesso tempo, riesco a cogliere molti elementi legati al presente: primo tra tutti, il tema della coesistenza e dell’accoglienza degli extracomunitari in Italia, un problema sociale molto importante. Tanti giovani di altri sud del mondo necessitano di amore e di integrazione, le cose non si risolvono chiudendo le frontiere.
Se potesse descrivere il meridione del 2014 con una manciata di aggettivi quali userebbe?
Il meridione oggi rappresenta una valida contrapposizione all’appiattimento globalizzante ed è un luogo dove può succedere qualcosa di nuovo e di positivo. Questo pensiero nasce da quello che io vedo ogni qual volta in cui tengo un concerto e lo dico perchè parlo di gente viva.
Con la partecipazione al 64mo Festival di Sanremo e l’uscita di “Per sempre”, terzo singolo,estratto dall’album “Mondovisione”, Luciano Ligabue risale al comando della classifica Fimi/ GfK degli album più venduti della settimana in Italia. Alle sue spalle c’è Bruce Springsteen con “High Hopes”, seguito, al terzo posto, da Laura Pausini con “20 The Greatest Hits”. Stabile, in quarta posizione, è Mika con “Song Book vol.1”, seguito da Elisa con “L’anima vola” e da Giorgia con l’album “Senza Paura”. Scivolano al settimo posto i Two Fingerz con “Two Fingerz V” mentre rientrano in top ten Emma Marrone con l’album “Schiena vs Schiena”, Marco Mengoni con “#Prontoacorrereilviaggio” e i Modà con “Gioia non è mai abbastanza”.
Entra nel vivo la 64ma edizione del Festival di Sanremo: con il commento fatto conferenza stampa poche ore fa dal direttore di Rai 1 Giancarlo Leone, si scopre che gli operai, protagonisti della protesta in apertura della kermesse, sono Antonio Sollazzo, Mario Marsicano, Salvatore Ferrigno e Mariarosaria Pascale. Dipendenti del Consorzio del bacino di Napoli e Caserta, questi uomini hanno cercato, nel modo più mediatico possibile, di trovare un interlocutore della loro disperazione e di quella di tante altre famiglie…apparentemente lo hanno trovato in Fazio che, leggendo la loro lettera di protesta in diretta, ha dato voce ad una piccola rappresentanza di un paese alla deriva. In molti hanno pensato ad una farsa, ad un episodio costruito a tavolino ma non è giusto cercare sempre del marcio ovunque, il punto è capire che l’Italia è anche, e soprattutto, questo. Il monologo di Fazio sulla bellezza si rifaceva ad una bellezza che non ci appartiene più, siamo cinici, siamo opportunisti, siamo disillusi e pronti a puntare il dito. Anche sul web, dove il Festival di Sanremo sta ottenendo un grande successo, con più di 9 milioni di pagine visualizzate, il commento degli utenti non è stato quasi mai positivo.
Leggendo un po’ di rassegna stampa, questa mattina, mi ha colpito leggere che qualcuno ha definito il pubblico italiano molto simile agli spettatori degli antichi giochi romani, che avevano luogo nel Colosseo: il divertimento sta nel guardare affondare gli altri per sentirsi migliori.
Ora, partendo dal presupposto che dopo 64 anni il Festival è, e rimane, l’evento mediatico più seguito del paese un motivo ci sarà, il motivo è che ormai si tratta di un’istituzione e, in quanto tale, è soggetta a critiche ed attacchi. In base a questa constatazione, partiamo subito da quello che più o meno oggettivamente non ha funzionato durante la prima serata della kermesse: in primis la pessima esibizione di Laetitia Casta che, insieme a Fazio nei panni di un esistenzialista francese, ha annoiato veramente tutti tra stonature, coreografie insulse e sguardi melensi. In molti si sono anche lamentati dei soliti siparietti tra i conduttori Fazio e Littizzetto ma, in tutta onestà, se non fosse stato per le incursioni di Luciana, seppur a tratti molto scontate, la puntata sarebbe stata ancor meno coinvolgente.
Ma arriviamo all’argomento centrale di questa analisi: la musica. Prima di tutto è doveroso sottolineare la grande emozione di Luciano Ligabue che ha omaggiato Fabrizio De Andrè interpretando il brano “Creuza de ma”, accompagnato da Mauro Pagani: un momento davvero intenso, in grado di ripristinare gli animi scombussolati della platea fisica e virtuale. Per quanto riguarda la gara, la prima a cantare è Arisa: abbigliamento sensuale, trasparenze vedo non vedo e una voce cristallina sono le sue carte vincenti e tra i due brani proposti passa “Controvento”. Segue Frankie Hi Rng:Francesco Di Gesù è in ottima forma, secondo i più vagamente “infighito” nel vestire. “Un uomo è vitale se fa respirare”, canta in “Un uomo è vivo”, ma alla fine passa in finale il brano intitolato “Pedala”: un potenziale tormentone. Il bolero firmato da Cristina Donà, interpretato da Antonella Ruggiero, non conquista il pubblico, forse irrigidito dall’eterea classe della storica cantante dei Matia Bazar che, riesce, tuttavia, ad ammaliare i veri intenditori con i suoi inimitabili vocalizzi in “Da lontano”. Al sopraggiungere della tanto conclamata coppia formata da Raphael Gualazzi & The Bloody Bedroots la curiosità raggiunge, forse, il picco massimo: “Tanto ci sei” delude le aspettative con un arrangiamento che sa di tutto e niente mentre “Liberi o no” è un tentativo di sperimentazione musicale, il risultato è, comunque, al di sotto delle aspettative.
Raffaella Carrà
Il terzo ospite della serata è Raffaella Carrà: icona di un’epoca che non c’è più, eppure attuale nel palese richiamo alla controversa figura della contemporanea Lady Gaga. Elastica, tonica, vitale, a sett’anni la Raffa nazionale riscuote consensi come se non ci fosse un domani e, qualora non bastasse, è stata anche l’unica a lanciare un appello a favore dei due Marò italiani arrestati in India, ormai troppo tempo fa.
Tornando alla gara ci troviamo a commentare la performance di Cristiano De Andrè che, nel brano “Invisibili”, ha cercato di convogliare sentimenti, emozioni e ricordi. Il risultato è stato, per alcuni, molto toccante, per altri un malriuscito tentativo di imitazione del compianto padre. Per me: da riascoltare. La seconda canzone proposta dal cantante, che sarà poi quella a passare in finale, è “Il cielo è vuoto”, i cui archi ricordano molto qualche più famosa melodia dei Coldplay.
La vera rivelazione della serata sono i Perturbazione: freschi, orecchiabili, sfiziosi…in una parola originali. Il gruppo ha riscosso un notevole successo sia con “L’unica”, il brano che ha passato il turno, sia con “L’Italia vista dal bar”: potenziali vincitori del Festival.
Cat Stevens
Il momento poesia è affidato da Yussuf Islam (Cat Stevens): “Peace Train”, un accenno a “All you neeed is love” dei Beatles e la celeberrima “Father and Son” lanciano il pubblico dell’Ariston, e penso proprio anche quello da casa, in una spontanea e sentita standing ovation: una preziosa parentesi che ha risollevato le sorti dell’intera serata.
Chiude la carrellata dei big Giusy Ferreri che, a differenza delle aspettative, riesce a ritagliarsi una fetta di consensi con il brano intitolato “Ti porto a cena con me”.
Alla luce di quanto visto e ascoltato, la curiosità e la speranza di scoprire se qualcuno avrà davvero osato con qualcosa di inatteso crescono di ora in ora. L’appuntamento è per questa sera!
Lisa Starnini ( voce), Gianni Ilardo (chitarra), Gianni Bruno (piano), Edo Notarloberti (violino), Corrado Calignano (basso), Alessio Sica (batteria) sono i Cirque des Rêves, un gruppo nato nel 2013 grazie all’inedito incontro di diverse culture musicali: da un lato la tradizione folk nordeuropea celtica, dall’altro il verace folk/blues partenopeo. L’uso della lingua francese, inglese e italiana e di ricercate melodie hanno subito posto il gruppo al centro dell’attenzione. In quest’intervista è la carismatica leader Lisa Starnini a raccontarci i segreti del “Circo dei sogni”.
Come nasce e quali sono le attrazioni che “Il Circo dei sogni” offre al pubblico?
I Cirque des Rêves sono sei musicisti molto diversi, provenienti da generi musicali molto lontani tra loro. Questo gruppo è nato praticamente durante un caffè in uno studio di registrazione dove suonavamo un po’ tutti con progetti diversi. Un bel giorno, da buoni amici, abbiamo deciso di tentare di innalzare questo tendone dentro cui volevamo racchiudere, non solo i nostri sogni, ma anche quelli di tutti coloro che vorranno farne parte. Ovviamente date le premesse, non si trattava di un’idea di facile realizzazione ma i fatti ci hanno dimostrato che la diversità è probabilmente il nostro punto di forza.
Il vostro ep, omonimo, è nato in tempi molto brevi. Qual è stata la genesi di questo lavoro e quali sono i temi affrontati nei brani?
In effetti l’ep è nato due mesi dopo che avevamo fatto la prima prova insieme! Si è trattato di un processo davvero molto spontaneo, nessuno di noi si aspettava una tale velocità perché , tra l’altro, l’opinione comune era che ci saremmo sicuramente azzuffati, vista la grande eterogeneità dei nostri background musicali, invece nell’ep ci sono pezzi che hanno dentro di sé un pezzo di ciascuno di noi
La vostra musica si discosta da etichette di qualsiasi genere. Se potesse descriverne i tratti generali, quali parole userebbe?
Mi viene in mente il folk contemporaneo, il pop, il rock e chissà cos’altro! Il fatto è che non ci poniamo limiti…questa è la nostra particolarità: ogni pezzo nasce con un suo carattere, un suo genere e questo ci permette di dargli vita nel modo più naturale. Diciamo che è la musica a condurci per mano e non il contrario…
Ci sono delle immagini o delle suggestioni che hanno influenzato la vostra musica in qualche modo?
Sì, alcuni pezzi sono nati durante i viaggi che abbiamo fatto. La melodia del valzer francese, ad esempio, è nata proprio in Francia e, anche nel prossimo disco, ci sarà un pezzo nato in un paesino medievale francese. Posso quindi dire che è il viaggio a condizionare di più la nostra scrittura melodica.
Siete già al lavoro su nuovi brani? In che direzione vi state muovendo?
Beh, inizierei col dire che ci sarà l’aggiunta di un’altra chitarra con Gianluca Capurro e che si tratterà di un album tutto in italiano e in francese per cui abbandoneremo la lingua inglese.
A cosa è dovuta la scelta di cantare anche in francese?
La scelta è stata molto naturale perché si tratta di una lingua che appartiene alla mia famiglia: mia nonna era belga, mia madre ha vissuto 11 anni in Francia e parte della mia famiglia vive nella parte francese della Svizzera. A questo aggiungerei che ho scelto il francese anche come porta fortuna, visto che mia nonna è stata colei che mi ha insegnato a credere nei sogni.
Nel videoclip del brano “Cahier des Rêves” viene usata la tecnica del teatro delle ombre. Anche la vostra musica possiede delle sfumature teatrali?
La regista del video è Sara Tirelli, è veneziana ed ha avuto questa idea non appena ha sentito il pezzo. Io sono molto legata al teatro delle ombre perché lo andavo a a vedere da piccola quindi questa intuizione mi è piaciuta tantissimo e, tra l’altro, credo che calzi proprio a pennello con il pezzo; gli dà probabilmente un’aura che era nascosta nelle note e che noi non avevamo visto. In ogni caso non riesco ad immaginare un video diverso da quello che è stato fatto.
Dove e quando potremo ascoltarvi dal vivo?
Saremo al Duel Village di Caserta il 21 marzo, al teatro San Giustino di Roma l’11 aprile e stiamo chiudendo una data con il Blue Note di Milano. Spero, inoltre, che andremo anche un po’ all’estero perché mi piacerebbe dare spazio al riscontro estero che abbiamo avuto in questi mesi: Messico, Turchia, Grecia e Francia sono i paesi in pole position!
Continua a riscuotere consensi la piattaforma web www.piazzadellearti.it: con 800 artisti iscritti e 4000 opere caricate, l’iniziativa, che si prefigge l’obiettivo di dare visibilità e spazio alle opere di artisti emergenti, è destinata a diventare un successo di notevoli dimensioni. L’idea alla base di questo ambizioso progetto è, come detto, quella di esaltare il talento ottimizzando le risorse a disposizione di tutti coloro che vorranno mettersi in gioco in nome della cultura. Con “Piazza delle Arti” tutti possono diventare mecenati mettendo a disposizione il proprio ufficio, il proprio giornale, la propria attività commerciale e, perché no, la propria casa. Per fare tutto questo non servono soldi, servono, bensì, passione e un pizzico di spensieratezza.
Francesca Cavallin
I potenziali mecenati possono registrarsi sul sito www.piazzadellearti.it, dove potranno visionare tutte le opere caricate (fotografie, dipinti, dischi, sculture, disegni, fumetti, collezioni, e qualunque altra forma d’arte) e mettersi in contatto con gli artisti per creare, così, mostre collettive o personali. A dare il buon esempio, in qualità di mecenate, sarà l’attrice Francesca Cavallin che, forte di una laurea in Storia dell’arte contemporanea, selezionerà, il prossimo 28 febbraio, una delle opere caricate su www.piazzadellearti.it e le darà visibilità ospitandola in casa propria.
Prenderà il via, questa sera, la 64ma edizione del Festival di Sanremo. L’apertura della kermesse sarà affidata a Luciano Ligabue che, dopo l’annuncio a sorpresa di ieri mattina, sarà sul palco del Teatro Ariston per rendere omaggio al grande cantautore Fabrizio Dè Andre, di cui ricorre proprio oggi l’anniversario della nascita, a 15 anni dalla sua scomparsa. Come già detto, saranno i 7 i “big” ad esibirsi durante la prima serata del Festival. Si tratta di: Arisa, Frankie Hi Nrg, Antonella Ruggiero, Raphael Gualazzi con Bloody Bedroots, Cristiano De Andrè, Perturbazione e Giusy Ferreri. Grande attesa anche per l’omaggio che Laetitia Casta ha presentato, in conferenza stampa, presso la sala Lucio Dalla del Palafiori: si tratterà di uno sketch, che coinvolgerà anche Fabio Fazio e Luciana Littizzetto, studiato con l’intento di omaggiare non solo i 60 anni della Rai Radiotelevisione italiana, ma anche due grandi nomi del cinema italiano quali Monica Vitti e Alberto Sordi, attraverso la rivisitazione della celebre ‘Ma ‘ndo vai…’, del film “Polvere di stelle”. Grande è l’affiatamento tra l’attrice e top model Laetitia Casta e Fazio il quale ne ha, a più riprese, sottolineato la bellezza, anche interiore. L’attrice sarà, inoltre, tra gli ospiti della prossima puntata del programma tv “Che tempo che fa”, in onda eccezionalmente su Rai1, domenica 23 febbraio, per presentare il suo ultimo film, intitolato “Una donna per amica”.
Presenti in sala stampa anche le signore Latorre e Girone. Le mogli dei due Marò italiani, coinvolti nel caso diplomatico che interessa, ormai da svariato tempo, la politica estera italiana, sono state invitate dal sindaco di Sanremo Zoccarato, proprio nel giorno in cui la Corte Suprema indiana ha deciso di rinviare nuovamente l’udienza sul caso dei Maro’ a lunedì 24 febbraio alle 14 (le 9,30 in Italia), in segno di rispetto e vicinanza alle famiglie dei due militari in un momento molto delicato.
Nonostante le ripetute domande dei giornalisti riferite all’eventuale irruzione di Beppe Grillo durante la diretta televisiva, il direttore di Rai 1 Giancarlo Leone ha, inoltre, continuato a rassicurare i presenti e a dirsi assolutamente fiducioso sulla corretta condotta del leader del Movimento 5 Stelle. Per quanto riguarda gli ospiti della prima puntata questa sera ci saranno, tra gli altri, Raffaella Carrà e Yusuf Cat Stevens, il quale canterà tre brani. Secondo indiscrezioni si tratta di “Father and Son”, “Peace Train” e un inedito.
Grazie al concorso“Le Canzoni Migliori Le Aiuta La Fame seconda edizione”, organizzato, come ogni anno, dall’etichetta indipendente La Fame Dischi, i migliori brani scelti fra tutti i partecipanti al concorso, oltre 130 band appartenenti allo scenario musicale indipendente italiano, entreranno a far parte della compilation intitolata “Le Canzoni Migliori Le Aiuta La Fame VOL.2”. I brani si possono ascoltare e scaricare gratuitamente al seguente link: www.lafamedischi.bandcamp.com
Tracklist:
Il Rondine - “Morto” (vince ingresso Fame Dischi + produzione, promozione, distribuzione digitale di un disco + servizio fotografico + brano in compilation)
The Fucking Shalalalas – “Tiramisu” (vince un tour in Italia con 101booking + brano in compilation)
Zeman - “Fermo” (vince promozione per una anno di 1 album o 1 ep + brano in compilation)
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