12 anni schiavo: l’analisi di musiche, suoni e voci

12 anni schiavoCandidato a 9 premi Oscar,  “12 anni schiavo” è l’acclamato film di Steve McQueen ed è considerato, a ragione, l’evento cinematografico dell’anno. Chiwetel Ejiofor (nei panni del protagonista), Michael Fassbender, Benedict Cumberbatch, Lupita Nyong’o, Paul Dano, Paul Giamatti e Brad Pitt incarnano i personaggi della pellicola che completa e continua un discorso cominciato dal cinema americano con “Lincoln” di Spielberg e “Django Unchained”  di Tarantino. I dialoghi, i silenzi, le cruente scene di violenza e i paesaggi mozzafiato di questa drammatica e sconvolgente storia trovano il filo conduttore principale nella musica. Solomon Northup è, infatti, uno stimato musicista che un giorno si risveglia in catene per essere venduto come schiavo nei campi di cotone. Il violino è lo strumento che costituisce, al contempo, sia il mezzo che stabilisce il legame di Solomon con il suo passato da uomo libero del nord America, sia la condanna ad essere riconosciuto come diverso dagli altri  neri, “allevati come bestie” per servire i padroni. La musica è, dunque, un elemento essenziale per nutrirsi della vita senza soccombere ad un destino atroce. “Io non voglio sopravvivere, io voglio vivere”, ripete Solomon, a più riprese, senza mai perdere la fiducia nella possibilità di un rapporto di reciproca stima con l’uomo bianco. Tutt’intorno, intanto, si spengono vite e speranze. Nei cocenti campi di cotone il blues e il gospel richiamano la provvidenza divina: gruppi di schiavi esausti trovano la forza per sopravvivere nel canto che, in qualità di naturale valvola di sfogo, diventa, in questo modo, un richiamo spirituale dalla forza travolgente. A questo proposito, è importante sottolineare la bellezza della tracklist del film. Delle 16 tracce disponibili, la dirompente forza evocativa del brano “Roll Jordan Roll” di John Legend, interpretato nel film da Topsy Chapman e dal protagonista Chiwetel Ejiofor, rappresenta il momento più intenso e doloroso. Le voci a cappella degli schiavi rendono omaggio ad uno di loro, che ha perso la vita pochi attimi prima, gli occhi sono rivolti al cielo, le mani dimenticano le ferite e la fatica levandosi al cielo. Schiocchi di dita vibrano nitidi scuotendo i sensi ma la collettività di un sogno eterno si spegne col sopraggiungere della notte.”(In the evening) When the sun goes down” di Gary Clark scandisce, invece, l’altro momento clou del film: gli occhi di Solomon seguono il calar del sole: attimo dopo attimo il colore ed il movimento delle pupille  descrivono le sofferenze di un animo disperato mentre la natura continua, indifferente, il proprio corso. “Misery Chains” di Chris Cornell, “Queen of the Field (Patsey’s song)” di Alicia Keys e “Little Girl Blue” di Laura Mvula si trasformano in richiami ancestrali, inni alla vita e alla libertà. Impossibile, infine, resistere al fascino di “Washington Hans Zimmer”: sullo schermo scorrono i titoli di coda ma il cuore batte ancora all’impazzata e negli occhi, colmi di lacrime, sono impresse le immagini di una colpa eterna.

Raffaella Sbrescia

TRACKLIST:

1. “Devil’s Dream” – Tim Fain
2. “Roll Jordan Roll” – John Legend
3. “Freight Train” – Gary Clark Jr.
4. “Yarney’s Waltz” – Caitlin Sullivan
5. “Driva Man” – Alabama Shakes
6. “My Lord Sunshine (Sunrise)” – David Hughey
7. “Move” – John Legend
8. “Washington Hans Zimmer”
9. “(In the Evening) When the Sun Goes Down” – Gary Clark
10. “Queen of the Field (Patsey’s Song)” – Alicia Keys
11. “Solomon” – Hans Zimmer
12. “Little Girl Blue” – Laura Mvula
13. “Misery Chain” – Chris Cornell
14. “Roll Jordan Rol”l – Topsy Chapman
15. “Money Musk” – Tim Fain
16. “What Does Freedom Mean (To a Free Man)” – Cody Chesnutt

John Legend – “Roll Jordan Roll”

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Clementino: il 28 febbraio a Napoli con il “Mea Culpa tour”

Clementino

Clementino

Il giovane e talentuoso Clementino, al secolo Clemente Maccaro, torna a Napoli per l’unica data campana del  “Mea Culpa Tour”. Dopo i due concerti anteprima dello scorso dicembre a Milano e Roma, il rapper classe 1982, originario di Camposano (Nola),  canterà dal vivo il prossimo 28 febbraio presso la Casa della Musica di Via Barbagallo. Presente nella scena musicale italiana sin da quando aveva 14 anni, Clementino è riuscito ad affinare sempre meglio le sue tecniche nel freestyle e a farsi riconoscere come uno dei talenti più apprezzati d’Italia. Lo stile del rapper è principalmente rap, anche se nei suoi brani non mancano campionamenti di musica elettronica e funk. Nella scaletta pensata per il live ci saranno, ovviamente, le canzoni che hanno scandito l’ escalation di successi che lo hanno visto protagonista negli ultimi anni: “Amsterdam”, “Ci rimani male”, “Alto Livello”, “Rovine”, “La Luce”, “Beat Box”, “La mia musica”, “Harlem Shake”, “Il Re Lucertola, “O Vient” nonchè  “Fratello”, con la straordinaria partecipazione di Jovanotti, e l’ultimo singolo “Buenos Aires / Napoli”, prodotto da Shablo, che vede la presenza Negrita e contiene un campione del loro brano tormentone “Rotolando verso Sud”. A dividere il palco con Clementino ci sarà il beat-maker Dj Tayone, che aprirà il live con il suo dj set.

 I biglietti per il concerto di Napoli, organizzato da Veragency, sono in vendita al costo di 23 Euro attraverso i circuiti Go2 e Boxol e nelle prevendite abituali.

Video: “Buenos Aires/Napoli”

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“Secondo Rubino”: il nuovo disco di Renzo Rubino emoziona e convince

untitled“Secondo Rubino”è il titolo del nuovo album di Renzo Rubino, il cantautore, classe 1988, che ha conquistato il pubblico dell’Ariston durante la 64ma edizione del Festival di Sanremo. Edito da Atlantic/Warner Music, il disco è composto da 11 tracce, scritte interamente da Rubino, insieme al produttore del disco Andrea Rodini mentre l’arrangiamento dell’album ha visto anche la partecipazione di Andrea Libero Cito in “Piccola” e del direttore d’orchestra Marcello Faneschi in “Colazione”. “Secondo Rubino” è uno scrigno colmo di storie, ricordi e sentimenti da comunicare, lo si evince anche dalla copertina del disco in cui Renzo ha due facce: una romantica, idealista, sognante, dichiaratamente vecchio stampo, l’altra è schizofrenica, insofferente, pronta ad esplodere. Se la spina dorsale di tutto il lavoro sono degli archi delicati ed eterei, non è da sottovalutare il grande ruolo del pianoforte che, come un compagno fedele, prende il cantautore per mano lasciandogli, tuttavia, la libertà di evadere dalla realtà contingente per spingersi tra i grovigli dei pensieri. Ha tante cose da raccontare Renzo Rubino che, reduce da una lunga e tortuosa gavetta, è riuscito ad imprimere un segno tangibile nello scenario musicale italiano grazie alla sua grande energia comunicativa. Canto, suono, espressione sono tutti elementi che lo hanno aiutato a far sì che, pian piano, le sue carte artistiche venissero scoperte con piacevole stupore.

Il disco si apre con “Ora”, il brano che abbiamo imparato a conoscere e ad apprezzare proprio grazie al palco dell’Ariston: con un testo che si concentra sul comune stato di infelicità generale, Renzo canta le emozioni di un uomo che si sente oppresso, che dà il massimo e che, tuttavia, non vede i risultati dei suoi sforzi. Costretto ad indossare una maschera quotidiana per sopravvivere, alla fine il protagonista riuscirà a trovare la forza per fermarsi e ritrovare la propria identità. La seconda traccia s’intitola “Monotono” e narra una storia che, a sua volta, si dirama in due direzioni opposte: l’una narra di un uomo che butta al vento il suo amore, l’altra di un suicida che finisce con il ferire, non solo sé stesso, ma soprattutto chi resta. A seguire c’è “Sete”, il racconto di un amore vissuto nello spazio di una notte: “qui non c’è nessun domani ma soltanto le nostre mani”, sono soprattutto gli archi a mettere in risalto l’essenza di un sentimento che avrebbe potuto durate una vita intera. Davvero invitante è il mix di elettronica e archi di “Sottovuoto”: un ritmo trascinante ed un testo irriverente costituiscono un gradito stacco sonoro. “Per sempre e poi basta” è, invece, l’altra traccia sanremese, che si è aggiudicata il premio assegnato dall’Orchestra per il miglior arrangiamento. Al centro del testo, davvero intenso, c’è una nostalgica sofferenza d’ amore: “ti sto riservando un posto nei miei pensieri, reparto ricordi”, canta Rubino, conferendo alla memoria un ruolo essenziale. Giochi di parole e sonorità anni ’80 tracciano i tratti di “Mio”: “ L’unica cosa che possiamo fare è condividere momenti insieme, perché “se non sono mio, come sarò mai tuo?“, niente di più importante che lasciare a sé stessi la propria patria potestà. Ricerca sonora e tradizione classica continuano, intanto, ad intrecciarsi trovano equilibri sempre nuovi, che ben si predispongono ad un molteplice riascolto. Nel brano intitolato “La fine del mondo”, la tenerezza s’insinua tra le aride fibre di una forza distruttrice, emozione e commozione ammorbidiscono gli intenti nichilisti di una filastrocca che finisce per narrare la bellezza delle cose semplici. Il sentimento dell’amore diventa, invece, qualcosa di spaventoso in “Piccola”: un’intensa e breve ballad, la cui forza sta nella potenza evocativa delle immagini. Su tutte, quella di un uomo che, nell’accarezzare i lunghi capelli di una donna, si sente come affondare in mare. “Passeggia con me non fare domande dove poco è davvero utile e tanto una conseguenza“, canta Rubino in “Amico”, brano dedicato al fondamentale e fraterno valore dell’amicizia. Schizofrenico e spassoso è, invece, il ritmo electro di “Non mi sopporto”: le manie e le fissazioni del cantautore emergono in un flusso di coscienza veloce e travolgente. Chiude l’album la delicata poesia di “Colazione”: “La nostra storia è come la colazione perché, anche se è uguale, è essenziale: la riprova che l’amore eterno esiste.

Raffaella Sbrescia

Video: “Ora”

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Festival di Sanremo: la vincitrice è Arisa

Arisa

Arisa

Cala il sipario sulla 64 ma edizione del Festival della canzone italiana e sul trono c’è Arisa. La cantante lucana si aggiudica la vittoria, inseguita da tempo, con il brano intitolato “Controvento”, scritto dall’ex fidanzato Giuseppe Anastasi. Con un percorso lineare e senza sbavature, l’artista non si è scomposta nemmeno al momento del fatidico annuncio, d’altronde aveva ammesso, fin dall’inizio, di essere andata a Sanremo con l’obiettivo di vincere. Gli altri due finalisti sono Raphael Gualazzi & The Bloody Beedroots che, con “Liberi o no” hanno dato vita ad un progetto musicale sicuramente innovativo ed anticonvenzionale. Sull’ultimo gradino del podio c’è Renzo Rubino: la sua “Ora” ha indubbiamente beneficiato dell’istrionica interpretazione del giovane cantautore che meritava, forse, qualcosa in più.

Cristiano De Andrè

Cristiano De Andrè

Per quanto riguarda i premi della critica i Perturbazione si aggiudicano il Premio della Sala Stampa Radio-Tv-Web Lucio Dalla con il brano “L’unica” mentre Cristiano De André, con “Invisibili”, ha vinto il Premio della Critica “Mia Martini” – Sezione Campioni e il “Premio Sergio Bardotti” per il Miglior Testo del festival. Anche Luciana Littizzetto ha assegnato i suoi esilaranti premi: “Non c’è mutanda che tenga” a Renga , “Il Mercalli” ai Perturbazione, il “Brandacujun” a Fabio Fazio, “Premio Frangia” a Noemi, “Premio antifurto di casa” ad Antonella Ruggiero, “Premio attori non protagonisti” agli orecchini di Francesco Sarcina, “Premio famiglia più numerosa in platea” a Rocco Hunt ma soprattutto il “Premio palle d’acciaio” all’Orchestra del Festival.

Maurizio Crozza e Fabio Fazio

Maurizio Crozza e Fabio Fazio

Grande successo anche per il lungo e brillante intervento di Maurizio Crozza: «Abbasserò il pil ma aumenterò il pilates, passerò dalle tute blu al bluetooth, farò una riforma al mese e la prima riforma sarà far durare il prossimo mese di marzo due anni e mezzo», dice il comico imitando il neo premier Matteo Renzi, ma il top è stata la validissima prova canora sulle note di “Madamina il catalogo è questo”, tratta dal “Don Giovanni’ di Mozart”, prontamente rivisitata per l’occasione: «Anghelina il catalogo è questo, di tesori ne abbiamo un fottìo, con miliardi 240 rimontiamo Pompei a Berlino, con 300 seghiamo il Cervino, te lo montiam tra vasca e bidet, che da voi non c’è». Crozza punta il dito anche contro la “cazzata più grande dell’universo” detta, qualche giorno fa, da John Elkann sui giovani che stanno a casa: «I giovani stanno a casa soprattutto perché non hanno ereditato la Fiat da tuo nonno», dice il comico tra gli applausi. Infine, una frecciatina anche per Grillo, parlando di Napoleone, che avrebbe rischiato di nascere a Genova: «A Genova c’è già nato Beppe Grillo: ti immagini un altro pazzo mitomane. Sarebbe stato troppo».

Luciano Ligabue

Luciano Ligabue

Pubblico in visibilio con l’arrivo di Luciano Ligabue, che in veste di super ospite, ha emozionato il pubblico con “Certe notti”, una meravigliosa versione acustica de “Il giorno di dolore che uno ha” e le più recenti “Il sale della terra” e  “Per sempre”, tratte dal nuovo album “Mondovisione”, già vincitore di ben 5 dischi di platino. Davvero intensa e, per certi versi, straniante, l’interpretazione che il giovane e talentuoso cantante belga Stromae ha fatto del suo ultimo successo intitolato “Formidable”: l’artista ha interpretato un personaggio ubriaco e abbandonato a sé stesso lasciando il pubblico interdetto…ottima prova.

Pif

Pif

L’ultima considerazione va a Pif: Pierfrancesco Diliberto ha ottenuto consensi unanimi per il suo brillante lavoro di costruzione del Pre-festival, ironicamente intitolato “Sanromolo”. I suoi clip realizzati dal regista hanno offerto un nitido di ritratto del dietro le quinte con stralci di party, retroscena, collezionisti di foto e autografi, starlette in cerca di notorietà mentre, tutt’intorno, la città in fermento e l’economia locale beneficiavano del clamore generato dal carrozzone festivaliero; una questione di talento naturale.

Infine una buona notizia: il Sindaco di Sanremo Maurizio Zoccarato ha annunciato, proprio all’ultimo minuto, che lunedì saranno stanziati 150 mila Euro per salvare l’Orchestra Sinfonica di Sanremo e che  100 mila  euro  saranno devoluti a favore del Club Tenco.

La classifica finale completa:

1) Arisa
2) Raphael Gualazzi  & The Bloody Beetroots
3) Renzo Rubino
4) Francesco Renga
5)Noemi
6) Perturbazione
7) Cristiano De André
8) Frankie hi-nrg
9) Giusy Ferreri
10) Francesco Sàrcina
11) Giuliano Palma
12) Antonella Ruggiero
13) Ron

Raffaella Sbrescia

ROCK!4: A Napoli una mostra internazionale per raccontare i linguaggi del rock

rock 1Si è svolta alle 11.30 di questa mattina l’inaugurazione di “ROCK!4”, la mostra internazionale che fino al 6 aprile 2014 sarà a disposizione del pubblico presso il PAN-Palazzo delle arti di Napoli. Il percorso che Carmine Aymone e Michelangelo Iossa, ideatori, organizzatori e direttori culturali della mostra, giunta al quarto anno di vita, hanno inteso creare con questo allestimento è una sorta di viaggio temporale che parte idealmente dal 1954, con l’uscita del primo singolo di Elvis Presley “That’s all right, Mama” e di “Rock Around the Clock” di Bill Haley & his Comets, fino ai giorni nostri.

Entusiasta il saluto di rito dell’Assessore alla cultura di Napoli Nino Daniele:« Questa mostra è una festa, il rock ha sempre avuto un grande ruolo nella dimensione soggettiva dell’individuo e, proprio per questo, ha spesso avuto un effetto liberatorio, costituendo un forte stimolo al ritrovamento di una dimensione autentica e libera. Il rock è il rifiuto delle gerarchie, non è mai rassegnazione, non lo è mai stato e mai lo sarà. E allora ai giovani dico: agitatevi! Abbiamo tanto bisogno della vostra energia!». Alle sue parole hanno fatto eco quelle del console generale degli Stati Uniti d’America a Napoli, Colombia A. Barrosse:« Rock in inglese vuol dire “scuotere” ma anche “pietra”, sintetizzando i due termini il risultato che ne verrebbe fuori sarebbe un scuotimento di corpi, di schemi, di coscienze. Oggi siamo qui, non solo “just to have fun”, ma anche per dire “let’s rock’n’roll”!». Inteso in questo senso il rock rappresenta, dunque, uno stimolo a vivere la vita a 360 gradi senza sconti e senza scorciatoie, detto in un’era in cui la corruzione ed il conflitto di interessi ci attendono al varco in ogni situazione importante, pare quasi una frase buttata lì a caso ma la verità è che non ci si può arrendere, non si può cedere all’idea che le cose debbano irrimediabilmente rimanere così come sono, e questa mostra si presenta proprio come una risposta tangibile a questo monito di reazione.

Lello Arena

Lello Arena

25 appuntamenti, 12 aree tematiche, tanti incontri con i protagonisti della scena musicale internazionale, migliaia di memorabilia, gadgets, vinili, documenti audiovisivi, fotografie, manifesti d’epoca e strumenti musicali provenienti da alcune prestigiose collezioni private sono solo alcune delle attrattive offerte al pubblico. Basti pensare che, a dimostrazione della trasversalità che caratterizza il linguaggio musicale del rock,  un’intera sala del secondo piano è stata completamente dedicata a Massimo Troisi. A proposito di questo, anche l’ attore Lello Arena è brevemente intervenuto alla conferenza stampa per ribadire con forza questo concetto aggiungendo anche altro: «Mi pare ormai chiaro noi napoletani siamo destinati a regalare cose belle al mondo senza chiedere nulla in cambio… e, se questo è il nostro destino, cerchiamo di realizzarlo con allegria!».

Tra le altre aree tematiche della mostra segnaliamo, inoltre, quella dedicata ai fotografi con gli scatti di Guido Harari, Henry Ruggeri, Riccardo Piccirillo, Dino Borelli, Giuseppe D’Anna, Dario Di Silvestro e Stefania Furbatto e poi, ancora, la sezione “rock fantasy”, dedicata al rapporto tra il linguaggi del rock, il fumetto e i cartoons, suddivisa nelle due sottosezioni, rispettivamente intitolate Rock’n’comics e Rock’n’Cartoons e “Baby Rock”, l’appuntamento, realizzato in collaborazione con il British Council, che ogni sabato mattina darà ai bambini la possibilità di apprendere la lingua inglese.

Lino Vairetti riceve il premio Rock! Legend

Lino Vairetti riceve il premio Rock! Legend

Ampio spazio anche alle cosiddette “rock legends”: su tutti l’omaggio della città di Napoli a Lou Reed, l’angelo nero del rock, e i premi Rock! Legend. Il primo è stato consegnato proprio stamattina a Lino Vairetti, frontman dello storico gruppo degli Osanna che, a sua volta, ha dedicato il premio a Francesco Di Giacomo, cantante e voce solista del Banco del Mutuo Soccorso, scomparso ieri sera a causa di un incidente stradale. I premi sono realizzati da Dario Scotto, su pietra lavica e legno, e verranno consegnati anche a Mark Wilkinson, Fish (Marillion), Uli Jon Roth (Scorpions) e alla Principessa Elettra Marconi Giovannelli, figlia di Guglielmo Marconi. A chiudere l’evento di inaugurazione il trascinante blues del leggendario basso di Nathaniel Peterson.

 Raffaella Sbrescia

Album fotografico conferenza stampa e aree tematiche:

http://www.flickr.com/photos/116113666@N07/sets/72157641359323613/

Festival di Sanremo: Rocco Hunt vince la sezione giovani con “Nu juorno buono”

Francesco Di Giacomo

Francesco Di Giacomo

Il mondo della musica perde Francesco Di Giacomo. Voce solista del gruppo Banco del Mutuo Soccorso ed importante esponente del progressive rock italiano, l’artista è rimasto vittima di un incidente stradale, conseguente ad un malore cardiaco.

Rocco Hunt

Rocco Hunt

Beffarda è la vita che, nello stesso giorno in cui ci priva di un grande uomo e di un grande cantante, ci regala una giovane e promessa musicale. Si tratta del rapper campano Rocco Hunt che si è, infatti, aggiudicato la vittoria della sezione “Nuove Proposte” del 64 mo Festival di Sanremo con il brano “Nu juorno buono”. Definito da alcuni “poeta urbano”, Rocco propone un nuovo modo di rappare, forte di un testo deciso, sensato, propositivo. Non sono mancate nemmeno le polemiche riferite ad un’ipotetica strumentalizzazione del discorso legato alla terra dei fuochi, presente nel testo, ma i presupposti di chi intende sostenere questa tesi non hanno valide motivazioni per poter stare in piedi. Questo ragazzo ha del talento così come lo hanno anche Diodato, The Niro e Zibba. Mai come quest’anno i giovani della sezione nuove proposte sono degli artisti con un percorso artistico ben delineato ed una personalità stilistica e vocale da tenere in grande considerazione. Da sottolineare è, inoltre, il fatto che Zibba si è aggiudicato il Premio della critica Mia Martini, sezione nuove proposte, insieme al premio della sala stampa Lucio Dalla, a testimonianza del grande riscontro che l’artista ha ottenuto tra gli addetti ai lavori.

Renzo Rubini e Simona Molinari

Renzo Rubini e Simona Molinari

Per quanto riguarda l’andamento generale della quarta serata, interamente dedicata ai grandi cantautori della tradizione italiana, in linea con le storiche attività del Club Tenco, tutti i concorrenti della sezione “campioni” si sono cimentati in una reinterpretazione personalizzata di brani a loro scelta. Tra tutti, è il caso di focalizzarsi sul delicato ed emozionante duetto di Renzo Rubino (che si aggiudicato il premio della critica per il miglior arrangiamento con il brano “Per sempre e poi basta”) e Simona Molinari sulle note di “Non arrossire”, appartenente al repertorio dell’indimenticabile Giorgio Gaber: voci cristalline, occhi lucidi, intensità espressiva e grande affiatamento tra i due artisti hanno convinto il pubblico a casa ed in platea. Molto particolare anche la rivisitazione che Arisa ha fatto di “Cuccuruccù”, il brano di Franco Battiato, insieme a degli ispiratissimi Who Made Who. Davvero bizzarra, invece, la performance di The Bloody Bedroots e Raphael Gualazzi che hanno omaggiato l’eterna “Volare” di Domenico Modugno insieme a Tommy Lee dei Mötley Crüe.

Francesco Sinigallia

Francesco Sinigallia

Molto dolce è stata, inoltre, la spiegazione che Riccardo Sinigallia, squalificato dal festival per aver eseguito la canzone intitolata “Prima di andare via”, la scorsa estate in un club a Cremona, ha dato in diretta al pubblico dell’Ariston: “In genere canto per pochissime persone e quel pomeriggio un mio carissimo amico mi aveva chiesto di cantare questo brano e l’ho accontentato. Nel tempo il brano è cambiato tantissimo e, tra l’altro, non avrei mai pensato che sarei stato scelto per partecipare al festival. In ogni caso non presenterò ricorso anzi, grazie per la luce che mi avete dato e che non avevo mai avuto prima”. Commosso di fronte alla sincera emozione di Sinigallia, il direttore artistico del festival Fabio Fazio ha, quindi, invitato il cantautore ad esibirsi lo stesso durante la serata finale del Festival, seppur, chiaramente, fuori concorso.

Paolo Nutini

Paolo Nutini

Sul fronte ospiti, i momenti topici sono stati tre: Mengoni in apertura con Endrigo, Gino Paoli e Danilo Rea, per un ampio omaggio alla scuola cantautorale genovese, e Paolo Nutini in chiusura. “La magia della musica può farti ricordare cose che stai già dimenticando”, con queste parole Gino Paoli ha introdotto il suo medley: “Ritornerai”, “Vedrai vedrai”, “Il nostro concerto” e ‘Il cielo in un stanza’, hanno lanciato il pubblico in una lunga e sentita standing ovation. Grande sorpresa, in chiusura, per l’omaggio che Paolo Nutini ha voluto fare a Lucio Dalla cantando “Caruso”. Il cantautore italo-scozzese ha poi concluso il suo graditissimo intervento musicale con “Candy” ed il nuovo singolo “Scream” , che anticipa il terzo album intitolato “Caustic Love”, in uscita il prossimo 15 aprile.

Raffaella Sbrescia

Sanremo Club: Marco Mengoni incanta l’Ariston con Endrigo

Marco Mengoni

Marco Mengoni

Classe, eleganza e delicatezza i tratti chiave della speciale interpretazione che Marco Mengoni ha fatto di “Io che amo solo te”, l’indimenticabile brano di Sergio Endrigo, in occasione di “Sanremo Club”, la serata dedicata dal Festival di Sanremo ai grandi cantautori del passato musicale italiano. “Il poeta dell’amore” lo chiamavano, nei lontani anni ’60 targati Beatles, eppure oggi le parole pure, semplici e genuine di Endrigo hanno risuonato, illuminate da nuova luce, nell’Ariston e nei cuori di tantissimi ascoltatori appassionati. Felice ed emozionata anche la figlia del cantautore Claudia Endrigo che, attraverso i suoi canali social, ha ringraziato Marco Mengoni per aver saputo interpretare con garbo e grazia la poesia di un sentimento puro e prezioso come quello di cui parla il testo. Solo un anno fa proprio Marco Mengoni, non solo vinceva il Festival di Sanremo, ma in un venerdì come questo, cantava “Ciao amore ciao” di Luigi Tenco: per chi ha avuto la fortuna di assistere a quel momento ricorderà piuttosto facilmente e, forse ancora con un pò di emozione, il forte impatto emotivo che quella canzone ebbe sul giovane cantautore. Quello che davvero colpisce di Marco Mengoni, che ha colto l’occasione per ringraziare pubblicamente la famiglia Tenco anche stasera sul palco dell’Ariston, è la sua più che rara capacità di entrare nello spirito dei gioielli musicali del passato, facendoli propri e regalando loro una sicura eternità.

Raffaella Sbrescia

Festival di Sanremo: l’Ariston balla con Arbore e Hunt vince il premio Assomusica

Renzo Arbore

Renzo Arbore

In attesa della serata dedicata al Club Tenco e alla prestigiosa tradizione cantautorale italiana, il Festival di Sanremo fa i conti con l’auditel e, sebbene, gli ascolti non siano stati all’altezza delle aspettative, c’è da dire che l’offerta musicale ed artistica dello scorso giovedì è stata sicuramente molto buona. Partirei subito con una velocissima carrellata comprensiva dei momenti clou della serata: dall’omaggio fatto dalla Filarmonica del Teatro la Fenice di Venezia al Maestro Claudio Abbado, alla spettacolare performance del ballerino Dergin Tokmak, al monologo di Flavio Caroli, dedicato a Van Gogh, fino al riuscitissimo flashmob canoro, realizzato a sorpresa, dai trenta cantanti israeliani del gruppo denominato Shai Fishman and the a cappella all stars. Il climax della serata è stato raggiunto con l’attesa performance di Renzo Arbore e l’Orchestra Italiana: il fascino della tradizione classica napoletana ha letteralmente conquistato il teatro Ariston e, a memoria di trentenne, non ricordo di aver mai visto platea, sala stampa e galleria dimenarsi in maniera così spensierata. Non è mancata nemmeno una preziosa parentesi acustica con la delicata voce di Damien Rice che ha eseguito “Cannon ball” e “Blower’s daughter”.

Rocco Hunt, vincitore del Premio Assomusica

Rocco Hunt, vincitore del Premio Assomusica

Grande entusiasmo anche per la gara dei giovani che ieri sera ha visto sul palco il diciannovenne Rocco Hunt con “Nu juorno buono”, Veronica De Simone con “Nuvole che passano”, The Niro con “1969” e Vadim con “La modernità”. A passare il turno sono Hunt, vincitore del premio Assomusica, e The Niro. Il primo è un giovane rapper dallo stile personale e con un testo molto forte, il secondo è un artista dotato di una vocalità davvero fuori dal comune, sarà una sfida interessante! Per quanto riguarda gli artisti in gara, la classifica provvisoria vede Renga, Arisa e Rubino sul podio, seguiti dai Perturbazione, Gualazzi and The Bloody Bedroots, Cristiano De Andrè, Giusy Ferreri, Antonella Ruggiero, Noemi, Riccardo Sinigallia (a rischio squalifica, dopo la segnalazione di un’esecuzione del brano “Prima di andare via”, avvenuta lo scorso giugno), Sàrcina, Giuliano Palma, Ron e Frankie Hi Rng.  In attesa di scoprire se questi primi risultati influenzeranno o meno il verdetto finale, non rimane che capire se le esibizioni di stasera cambieranno le carte in tavola.

Raffaella Sbrescia

Claudio Abbado: un maestro eterno

Martha Argerich e Claudio Abbado

Martha Argerich e Claudio Abbado

Un mese fa la musica mondiale ha perso Claudio Abbado, uno dei più grandi maestri al mondo. Oltre l’omaggio che il  Festival di Sanremo gli ha reso, in apertura della serata di giovedì 20 febbraio con la Filarmonica della Fenice di Venezia, diretta dal giovane direttore d’orchestra venezuelano Diego Matheuz, uno degli ultimi allievi-collaboratori del Maestro Abbado, lo scorso 11 febbraio è stata pubblicata anche l’ultima registrazione di due concerti mozartiani con Martha Argerich al pianoforte e Claudio Abbado sul podio dell’Orchestra Mozart. L’opera, registrata dal vivo nel marzo 2013, durante il Festival di Lucerna, si è subito posizionata al 16° posto della classifica dei dischi più venduti, testimoniando, attraverso i fatti, che la musica sa sconfiggere anche la morte. I concerti per pianoforte n. 20 in re minore K 466  e n. 25 in do maggiore K 503 sono i gioielli che, in questo disco, completano e chiudono un cerchio artistico difficilmente eguagliabile.

Vò on the Folks: Antonella Ruggiero e Maurizio Camardi in “Universi diversi”

Universi Diversi (2)Vò on the Folks è una rassegna musicale ad alto impatto emotivo che, sotto l’attenta supervisione del direttore artistico Paolo Sgevano, è giunta alla XIX edizione senza risentire minimamente dello scorrere del tempo. Il segreto del successo di questa manifestazione, organizzata dalla Sala della Comunità di Vo’ di Brendola, in collaborazione con l’assessorato comunale alla Cultura e la Cassa Rurale e Artigiana, risiede principalmente negli obiettivi che essa si prefigge, ovvero regalare al pubblico una parentesi musicale in grado di discostarsi fortemente da qualsiasi tipo di stereotipo. Vò on the Folks è una parabola evolutiva in continuo movimento e, anche quest’anno, l’offerta musicale è davvero molto vasta. A tal proposito è opportuno annunciare il prossimo appuntamento in programma: si tratta di un concerto intitolato “Universi diversi”, proprio come il progetto live e discografico ideato dal musicologo e sassofonista padovano Maurizio Camardi e della nota cantante Antonella Ruggiero. Questi due artisti si esibiranno insieme il prossimo 1 marzo 2014 presso la Sala della Comunità di Brendola (Vicenza) per un intenso scambio di energie creative: world music, jazz, folk e musica d’autore si fonderanno tra loro, alla ricerca di un equilibrio musicale elegante e ricercato. Ad accompagnare i due artisti saranno Francesco Signorini alle tastiere, Federico Malaman al basso, Davide Devito alla batteria e il percussionista cubano Ernesttico (al secolo Ernesto Rodriguez).

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